A Brandizzo, vicino Torino, un treno uccide cinque operai al lavoro sui binari. Indagine della procura sulla dinamica dell’incidente. I sindacati di Rfi in sciopero. Il presidente della Repubblica: «Morire sul lavoro è un oltraggio alla convivenza»
Nella stazione di Brandizzo, provincia di Torino, manca poco alla mezzanotte. Un treno corre veloce sui binari mentre un gruppo di operai lavora alla manutenzione della linea. Poco dopo si sentono urla provenire dalla stazione: «Sono tutti morti». Chi accorre vede scene strazianti con brandelli di corpi disseminati ovunque, a centinaia di metri di distanza.
Il treno ha travolto i lavoratori. Sembra una scena di guerra, invece, è quella dell’ultima strage sul lavoro dove hanno perso la vita in cinque. Il più giovane aveva 22 anni, si chiamava Kevin Laganà. Le altre vittime sono Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Saverio Lombardo e Giuseppe Aversa, due i feriti ricoverati in ospedale.
Una mattanza che ha spinto, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella a intervenire con parole che sono macigni: «Morire sul lavoro è un oltraggio ai valori della convivenza». Il capo dello Stato si è subito recato sul luogo per ricordare le vittime deponendo una corona di fiori.
Nel 2022 sono stati 1090 i morti sul lavoro, tre al giorno. Le linee ferroviarie uccidono da tempo e gli incidenti si ripetono.
La rivista ‘In marcia’ ha calcolato che sono 57 gli operai morti negli ultimi sedici anni mentre lavoravano nei pressi delle stazioni, travolti dai treni mentre erano impegnati nella manutenzione dei binari, oppure folgorati. Alla lunga lista documentata dalla rivista di settore, si aggiungono i cinque morti della strage di Bardonizzo. Dietro ai numeri ci sono le storie e lo strazio di chi resta.
Lo strazio dei familiari
Di dolore in dolore, di madre in madre, la memoria corre alla Thyssen, sempre a Torino, quando in un rogo devastante in fabbrica morirono sette operai. Era il 2007. «Mi sento triste perché penso a queste povere mamme e alle vittime. Sembra di nuovo un errore umano, queste cose accadono anche se non devono accadere e spesso accadono perché non si lavora nei modi giusti», dice Rosina Platì, madre di una delle vittime di quella tragedia.
«Ma che vuol dire che erano a pezzi, sono persone non puzzle», urla una familiare di Kevin, il ventiduenne travolto dal treno.
I cinque operai morti lavoravano per una ditta esterna, la Sigifer Srl, con sede a Borgo Vercelli, sul sito dell’impresa una delle certificazioni sulla sicurezza ha la data di scadenza risalente al luglio scorso, ma sarà la procura ad accertare eventuali responsabilità.
Nell’era più tecnologica e connessa che l’umanità abbia conosciuto, non c’è un dispositivo di sicurezza che freni la corsa di un treno quando sui binari ci sono vite, operai al lavoro. Gli esperti, subito dopo la strage, hanno spiegato che la presenza di persone a terra, a differenza di un convoglio, non è rilevata dalla linea in modo automatico.
L'avviso deve partire direttamente dal gestore dell'infrastruttura. Il macchinista, secondo quanto emerso ieri pomeriggio, non era al corrente dei lavori in corso. Un errore di comunicazione che potrebbe aver causato la strage.
«Per quanto riguarda la velocità del treno investitore, le condizioni della linea gli consentivano in quel tratto di raggiungere una velocità massima di 160 chilometri orari. La questione è un’altra: i lavori – secondo procedura - sarebbero dovuti iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno», scrive in una nota la società Ferrovie dello stato.
In pratica il cantiere e le lavorazioni dovevano partire quando il responsabile della squadra operativa, in questo caso dell’impresa esterna, riceveva il nulla osta dal personale della rete ferroviaria italiana.
In attesa degli esiti delle indagini per capire chi ha sbagliato nella catena di comunicazione, il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, è intervenuto per annunciare una commissione d’inchiesta, parlando di evidente errore umano.
I sindacati contro il governo
Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, così come le opposizioni hanno espresso cordoglio e chiesto che si faccia chiarezza. Ma i sindacati attaccano l’esecutivo per i ritardi sul tema della sicurezza.
«Questi sono omicidi sul lavoro, non sono disgrazie, vogliamo parlare di patente a punti per le aziende? Aspettiamo da tempo un confronto con il governo perché in Italia manca una strategia nazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro. Sul tema della salute e della sicurezza la ministra doveva vederci ogni 15 giorni da gennaio, ci siamo visti due volte», dice Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil.
La prima iniziativa assunta unitariamente dai sindacati è l’indizione di uno sciopero di quattro ore. «L’indignazione e il cordoglio non bastano più, è il momento di agire, questa strage va bloccata immediatamente.
Si fermeranno per quattro ore, per uno sciopero nazionale, i dipendenti della società Rfi (rete ferroviaria italiana, ndr). Altri due scioperi sono previsti per lunedì a Vercelli e in Piemonte», annuncia Maurizio Landini, segretario della Cgil.
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