Fino a qualche anno fa erano considerate un passatempo da bar, ma questo dalle nostre parti, non nei paesi del Nord Europa. In Gran Bretagna i darts sono addirittura uno sport nazionale e il Mondiale di fine anno un evento culto. La mappa delle partecipazioni si allarga. Tra i 96 iscritti da 27 paesi, quest’anno tre qualificate donne e la prima volta nella storia di un francese.
Fino a qualche anno fa le freccette erano considerate un passatempo da bar, al massimo un gioco da dopolavoristi. Questo dalle nostre parti, non nei paesi del Nord Europa.
È soprattutto in Gran Bretagna che le freccette, i darts, sono uno sport nazionale, quasi un culto, ma la crescita coinvolge tutto il mondo e anche in Italia inizia ad avere un discreto seguito, soprattutto grazie alle dirette tv nelle settimane a cavallo delle vacanze natalizie, il periodo del campionato del mondo PDC (Professional Darts Corporation), l’unico rimasto dopo la scissione dalla British Darts Organisation (BDO) avvenuta nel 1994 e la sua successiva chiusura nel 2020.
Ai campionati dell’Alexandra Palace in Londra (15 dicembre-3 gennaio) partecipano 96 atleti di 27 nazioni. Dopo la prima partecipazione di un giocatore greco due anni fa e di un giocatore ucraino lo scorso anno, stavolta l’esordio assoluto tocca alla Francia, con la partecipazione di Thibault Tricole. La mappa delle freccette si allarga. Le nazioni rappresentate almeno una volta ai mondiali sono diventate così 41, con il coinvolgimento di tutti i 5 continenti, anche se in principio era un gioco per soli giocatori d’oltre Manica.
I partecipanti alla prima edizione furono appena 24, 14 erano inglesi, tra cui tutte le prime 8 teste di serie. Gli altri erano comunque britannici o provenienti da nazioni anglofone. Il dominio è durato vent’anni, a parte le irruzioni nell’albo d’oro del canadese John Part, campione nel 2003 e nel 2008, e dell’olandese Raymond van Barneveld, vincitore nel 2007. Dopo il 2013, anno dell’ultima vittoria del cannibale Phil Taylor (14 titoli in 19 anni), l’Inghilterra è riuscita a portare a casa due soli titoli.
Nel frattempo sono cresciute altre nazioni, l’Olanda tre volte campione e tre volte seconda grazie a Michael van Gerwen, il Galles di Gerwyn Price, ex rugbista, campione del mondo tre anni fa. L’anno scorso è stato il turno di Belgio e Germania, arrivate in semifinale a sorpresa, grazie a Dimitri Van den Bergh e Gabriel Clemens.
Come dire: tre dei paesi fondatori dell’Ue, dalla quale la Gran Bretagna era uscita esattamente tre anni fa. Con un solo britannico in semifinale, siamo stati allora un passo dalla Brexit delle freccette. Fu Michael Smitha a evitare una disfatta epocale.
L’ascesa delle donne
La crescita di questo sport si misura anche dalla mutazione del montepremi. Nei suoi primi anni di vita il mondiale metteva in palio tra le 55.000 e le 64.000 sterline, con 16.000 andavano al campione. Nel torneo in corso siamo arrivati a toccare due milioni e mezzo, di cui 500mila riservate vincitore, molto più di una qualunque tombola mai giocata a Natale.
Nell’immaginario collettivo, il giocatore di darts non è più un uomo di mezza età, probabilmente panciuto, con un boccale di birra in una mano e una freccetta nell’altra. I più giovani hanno il fisico asciutto e finalmente anche le donne appaiono in tabellone, in un mondo troppo a lungo dominato dai maschi.
La giocatrice più rappresentativa si chiama Fallon Sherrock. Quattro anni fa si spinse fino al terzo turno, prima donna a battere un uomo in un campionato del mondo. Diventò un’eroina della militanza di genere. Con le congratulazioni dell'attrice Sarah Jessica Parker e dall’ex tennista Billie Jean King, la protagonista della battaglia dei sessi che la definì un punto di svolta e le chiese un incontro. «Non ero pronta per sopportare tutto questo» raccontò Fallon.
Le imprese di Sherrock le valsero il soprannome di Queen of the Palace. La sera della sua vittoria fu travolta da messaggi di attrici di Hollywood, del suo comico preferito Jack Whitehall, dormì solo due ore e la mattina dopo era ospite a Good Morning Britain. Quest’anno è già uscita di scena al primo turno contro il giocatore olandese Wattimena. Ma è stata davvero di ispirazione, se ai Mondiali la partecipazione delle donne è ormai una costante. Quest’anno sono riuscite a qualificarsi addirittura in tre. L’inglese Beau Greaves ha rinunciato poco prima dell’inizio, la giapponese Mikuru Suzuki è stata sconfitta al primo turno.
Sopra le righe
I personaggi pittoreschi al Mondiale non mancano. Primo fra tutti l’arbitro Russ Bray, la cui voce fu definita dal giornale tedesco Die Welt «così ruvida e fragorosa da far sembrare un chierichetto ogni pescivendolo al mercato settimanale».
Lo chiamano The Voice per la maniera in cui proclama il punteggio. È sempre lui che lo fa pure nel videogame (sì, esiste un videogame sulle freccette). Bray è stato inoltre ingaggiato come telecronista di boxe e ha recitato in un film. Il 21 novembre ha annunciato che si ritirerà alla fine del PDC World Darts Championship 2024, ma continuerà a lavorare come ambasciatore.
I più famosi giocatori hanno tutti un soprannome ed entrano in pedana accompagnati da un brano musicale che li rappresenta. Peccato che Peter Wright sia già fuori dal torneo. È uno dei giocatori più riconoscibili. Ha un’acconciatura mohawk e a ogni torneo cambia colore. Soprannome: Snakebite. Pare che ami i serpenti. Poi c’è Michael van Gerwen, olandese, detto Mighty Mike. Al suo ingresso suonano Shine On You Crazy Diamond dei Pink Floyd e Seven Nation Army dei The White Stripes. Segue Gerwyn Price, celebre perché pianta apposta dei casini mentre gioca, pare che si trovi meglio in mezzo al rumore, una specie di Novak Djokovic.
Lo chiamano The Iceman per la sua resistenza allo stress. Quando entra in campo si fa precedere dalla canzone Ice Ice Baby di Vanilla Ice. Eppure nel torneo dell’anno scorso non fu freddissimo come al solito. Beccato di continuo dal pubblico, indossò delle cuffie antirumore per evitare di sentire i fischi. Poi, dopo un cenno quasi provocatorio come per dire «non vi sento», con i buuu diventati ancora più assordanti, finì per uscire ai quarti di finale contro il tedesco Clemens.
Altri crostini da non perdere. Gary Anderson, 53 anni, detto The Flying Scotsman, è l’ex numero 1 al mondo, due titoli vinti nel 2015 e 2016, ma afflitto ormai da troppi problemi alla schiena perché – dicono – gli piace andare a pesca. Uno dei più popolari sul circuito è Simon Whitlock, australiano, 54 anni, soprannominato The Wizard. È quello con la lunga treccia bionda rasta e la barba infinita, non quanto Albus Silente, ma se non la taglia ci arriva. Anche con lui l’appuntamento è per il 2024: è stato eliminato, proprio da Gary Anderson. Il pubblico non è da meno, festante, rumoroso, con tanti cappelli di Babbo Natale. E birra a fiumi.
Pare che i circa 90.000 appassionati che affollano la Ally Pally ne arrivino a consumare mezzo milione di pinte nei 16 giorni di gara. In pratica 284.000 litri. Qualcosa in più di tre a testa.
Ne aveva sempre un boccale nella mano destra Andy Capp, nei fumetti, mentre con la sinistra tirava a bersaglio. Probabilmente il più famoso giocatore di freccette, in un paese dove la finale mondiale del 2021 è stata seguita da 1 milione e 250mila persone.
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