La rotta del mediterraneo si conferma la più letale per chi fugge da guerre e fame. Un report dell’Agenzia europea punta il dito contro le misure del governo contro le ong e la mancanza di assetti navali per i salvataggi
La guerra politica e legislativa alle ong intrapresa dal governo Meloni negli ultimi due anni sta mettendo sempre di più in pericolo la vita dei migranti che attraversano il Mediterraneo. A dirlo è anche un rapporto di Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, non certo un’organizzazione a favore dell’accoglienza diffusa.
«Nel 2023, la rotta del Mediterraneo centrale è rimasta la più letale di tutte le aree coperte dalle operazioni congiunte Frontex via terra e via mare», si legge nel rapporto sulle attività dell’Agenzia nel 2023 redatto dal Fro, l’ufficio interno che si occupa di monitorare il rispetto dei diritti umani da parte dell’organizzazione.
Viste le morti record segnalate lo scorso anno nel Mediterraneo – 3.155 secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) – a preoccupare i funzionari di Frontex è la mancanza di assetti navali per le operazioni di ricerca e soccorso in acque aperte. Il Fro, si legge, «continua a sottolineare l’importanza di garantire l'impiego di ulteriori risorse per aumentare le capacità Sar (attività di ricerca e soccorso in mare) nell’area operativa che copre la zona Sar italiana. Ciò è particolarmente importante a seguito dell’adozione da parte del legislatore italiano nel 2023, di misure che inaspriscono la gestione dei flussi migratori (anche da parte di imbarcazioni private/ong) e potrebbe portare a una diminuzione delle risorse e delle capacità Sar nel Mediterraneo».
I funzionari dell’Agenzia europea si riferiscono all’adozione del decreto Piantedosi, che limita fortemente la presenza in mare delle navi delle ong di ricerca e soccorso. Il provvedimento introduce il fermo amministrativo per una serie di casi: se le navi non rientrano nel porto assegnato dalle autorità italiane (non importa quanto questo sia lontano dall’area di salvataggio), se queste effettuano più di un salvataggio durante la loro missione senza autorizzazione e se non rispettano i diktat della violenta guardia costiera libica.
In poche parole l’Agenzia, che segnala le imbarcazioni in difficoltà alle autorità marittime dei vari stati membri, scrive nero su bianco che i provvedimenti adottati dal governo hanno di fatto diminuito la presenza in mare delle ong. Ma specifica anche che questo vuoto deve essere colmato in altra maniera per evitare stragi nel Mediterraneo.
Ma c’è di più, i dipendenti di Frontex stanno anche di fatto contraddicendo il concetto, buono soprattutto per la propaganda, rilanciato spesso dalla premier Giorgia Meloni, secondo cui le ong che operano nel Mediterraneo agirebbero da pull-factor ovvero da fattori che favoriscono la partenze dei migranti. Ma questo è stato ampiamente smentito da studi e ricerche.
Le raccomandazioni
Quest’anno, secondo i numeri aggiornati ai primi di settembre, sono 1.405 i migranti morti o scoparsi in mare. Numeri bassi perché gli arrivi sono diminuiti di quasi il 60 per cento a causa degli accordi economici firmati dal governo e dall’Ue con i regimi del Nord Africa.
Gli ultimi due naufragi si sono verificati a largo delle coste libiche e italiane. Nel primo caso la Mezzaluna rossa ha annunciato lo scorso 4 settembre che un’imbarcazione con 32 migranti a bordo è affondata al largo di Tobruk, nella zona orientale, registrando un morto e 23 dispersi. Nel secondo caso, un barchino con 28 persone salpate sempre dalle coste del paese nord africano si è rovesciato. Solo sette i superstiti salvate dalle autorità italiane.
Sul caso, la nave della ong Sea Watch – che nel frattempo è bloccata al porto di Civitavecchia fino al 24 settembre per via di un fermo amministrativo – ha annunciato di avere già segnalato tre giorni prima del naufragio un’imbarcazione simile a quella naufragata. «Nessuno è intervenuto», dicono dall’organizzazione. In mare non c’era nessuno. E in questi giorni ci sono almeno due navi in meno, che si trovano in attesa nei porti (anche la Geo Barents di Medici senza frontiere è stata fermata dalle autorità).
Vista l’attuale situazione in mare, i funzionari del Fro chiedono una serie di raccomandazioni all’Agenzia. «Frontex dovrebbe prendere in considerazione l’aumento del numero di mezzi marittimi nel Mediterraneo nell’ambito del Jo Themis/Jo Italia», scrivono, «con il compito di pattugliare e sostenere le attività di ricerca e soccorso nell’area Sar italiana, anche quando tali attività possono essere supportate da velivoli di sorveglianza di Frontex che operano nell’ambito dei servizi di sorveglianza aerea multiuso».
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