L’annuncio che il plenipotenziario calcistico correrà alle elezioni suppletive per il collegio senatoriale di Monza, rimasto vacante causa morte dell’ex cavaliere, è l’ultimo passaggio di un legame cementato in 43 anni segnati dal calcio. Da Milan a Monza, un patto di ferro con qualche punto oscuro
«Se l’altro è convesso tu devi farti concavo». Tra le tante frasi che gli vengono attribuite, il geometra Adriano Galliani è certo particolarmente affezionato a questa.
Non è noto in quale circostanza l’abbia pronunciata, ma di sicuro è stato prima che diventasse d’uso comune l’orrendo vocabolo «resilienza». Che in fondo il geometra intendeva dire proprio quella cosa lì: adattarsi, farla andare. Fare in modo che nulla lo smuova da dove si trova. O che ci torni se ne viene estromesso.
Perchè questo signore, che domenica prossima compirà 79 anni, trova sempre il modo di ripresentarsi. Nel calcio come in politica. E sempre nel segno di colui che palesandosi sulla sua strada l’ha fatto svoltare nella vita, da antennista a "mero braccio destro”: Silvio Berlusconi.
Grazie all’ex cavaliere d’Arcore, Galliani è stato due volte nel calcio, prima nel Milan e dopo nel Monza (dove aveva pure avuto una preistorica esperienza a metà anni Ottanta). E allo stesso modo si appresta a entrare per la seconda volta in politica, grazie all’ultimo cespite dell’eredità di Silvio Berlusconi.
Cento milioni di euro a Marta Fascina, 30 milioni di euro a Marcello dell’Utri, e un seggio a Palazzo Madama per Adriano Galliani da conquistare nelle elezioni suppletive per il blindatissimo seggio di Monza.
Un lungo connubio
Monza e il Monza sono soltanto l’ultima tappa di un connubio che fra i due è durato 43 anni. E che nel segno del calcio è stato condotto fino all’ultimo momento dato che, come lo stesso Galliani ha riferito, fino al giorno prima di andarsene Berlusconi lo aveva voluto sentire telefonicamente per parlare di calcio e ricordare i momenti più gloriosi dell’epoca milanista.
L’epoca iniziata quando l’esperto di telecomunicazioni era stato nominato sul campo uomo di fiducia per le questioni calcistiche. Fino a diventare plenipotenziario dopo l’ingresso di Berlusconi in politica, cioè dal momento in cui il fondatore di Fininvest e Forza Italia si è dovuto accontentare del ruolo di “mero proprietario” del club rossonero.
Da lì in poi Galliani, mero braccio destro del capo, si è ritagliato crescenti gradi d’autonomia fino a diventare uno degli uomini più potenti del calcio europeo.
«Galliani è la sola persona a cui Florentino Pérez, presidente del Real Madrid, risponde sempre al telefono, anche se si trova nel pieno di una riunione blindata» ci riferì tempo fa una persona informata dei fatti.
E di aneddoto in aneddoto si passa alla geografia della dislocazione in assemblea della Lega di Serie A. «Vedi, quelle sono le sedie dove si piazzano da sempre Inter, Juventus e Milan. E dall’inizio della stagione 2022-23 anche il Monza». Sottinteso: mica perché è il Monza, ma perché è Galliani. Che quell’assemblea di scappati di casa l’ha governata per anni. Quando era diventato qualcosa di più che un mero braccio destro.
Quella notte a Marsiglia
C’è stata un’evoluzione nella carriera calcistica del geometra. Fino a un dato momento è stato il fedelissimo del principale, ligio a tal punto da prendersi la responsabilità di ritirare la squadra dal campo a Marsiglia, durante un quarto di finale di Coppa dei Campioni.
Figuraccia mondiale, ma fu davvero da imputare a lui? Di sicuro c’è che Berlusconi ha mantenuto lì dov’era il reo convesso.
Ma poi la politica ha portato Berlusconi altrove, compresa una tappa a Casoria. E allora Galliani ha potuto fare del Milan un feudo tutto suo.
Resistente pure all’assalto della famiglia ramo Lario, quando Barbara Berlusconi pretendeva di farlo fuori e invece fu lei a doversi fare da parte. Quale ruolo ebbe il padre in tutto ciò?
Interrogativo mai chiarito, forse il solo punto oscuro nel rapporto per il resto inossidabile fra i due. Fra l’altro, proprio nel periodo in cui la figlia del capo pretendeva di governare il Milan, l’ex mero braccio destro dimostrò che nelle scelte cruciali lui vedeva sempre giusto.
Come quando si prospettò la cessione di Pato al Paris Saint Germain nel 2012. Fu praticamente un conflitto fra ragione e sentimento. Perché il club parigino, da poco in mani qatariote, offriva una cifra spropositata per un calciatore già minato dagli infortuni.
E però l’attaccante, incidentalmente, era anche il partner di Barbara Berlusconi. Fu questo il motivo per cui l’affare non si concluse?
La verità non si è mai saputa, ma resta il fatto che Galliani era dalla parte giusta sul piano della ragione (i soldi sarebbero serviti e il rendimento milanista di Pato andò a decadere) e pure su quello del sentimento (la relazione fra l’attaccante brasiliano e Barbara Berlusconi si sarebbe conclusa l’anno successivo).
A ogni modo, nessuna crepa nel patto fra l’ex cavaliere e l’ex antennista di fiducia. Rinnovato con l’impresa di portare il Monza, vera squadra del cuore per Galliani, dalla C alla A. L’ultimo colpaccio della ditta, in attesa del seggio a Palazzo Madama.
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