Un paese in provincia di Mantova ha progettato e realizzato la rassegna Raccontiamoci le mafie, una settimana di eventi culturali su mafie, legalità, giustizia e impegno civile. L'attenzione per la memoria delle vittime e la collaborazione con Avviso Pubblico
Continua con la sua 19esima puntata la rubrica “Politica resiliente” curata da Avviso Pubblico, l’associazione nata nel 1996 per riunire gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica.
Gazoldo degli Ippoliti, provincia di Mantova. A 20 chilometri dal capoluogo, tra i fiumi Oglio e Mincio, questo paese di circa tremila abitanti, la cui economia è fortemente influenzata dalla presenza di una delle aziende leader nel settore della lavorazione siderurgica e della laminazione degli acciai, da alcuni anni, sul finire di settembre, diventa protagonista dell’antimafia istituzionale.
Merito dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Nicola Leoni, giunto al terzo mandato consecutivo, che ha ispirato, progettato e realizzato la rassegna denominata Raccontiamoci le mafie, nata nel 2015 e di cui si è appena conclusa la settima edizione.
Una settimana di eventi culturali gratuiti, aperti alla cittadinanza, alle scuole, alle associazioni – organizzati in collaborazione con Avviso Pubblico – su mafie, legalità, giustizia e impegno civile, temi sciorinati attraverso le parole di autori (magistrati, giornalisti, docenti universitari, storici, economisti, sociologi) in grado di spiegare in modo chiaro e accessibile a tutti il caledoscopico mondo della criminalità organizzata e i suoi nefasti riflessi sulla società e sull’economia del nostro paese.
Gli ospiti della rassegna
In sette anni alcune tra le più importanti personalità del nostro paese sono state protagoniste di uno o più eventi, in qualità di testimoni, esperti e docenti. Franco Roberti, Giancarlo Caselli, Federico Cafiero de Raho, Raffaele Cantone, Giuliano Turone, Nando dalla Chiesa, Enzo Ciconte, Isaia Sales, Angiolo Pellegrini, Don Luigi Ciotti, Rosy Bindi, Umberto Ambrosoli, John Dickie, Franco La Torre, sono solo alcuni dei nomi – in ordine di apparizione – che hanno avuto modo di confrontarsi con la cittadinanza, le istituzioni locali, gli insegnanti e gli studenti delle scuole secondarie.
«Raccontiamoci le mafie inizialmente è stata una scommessa, ma abbiamo sempre creduto che dovesse rappresentare un momento di formazione civile – commenta il sindaco Leoni, che è anche vicepresidente di Avviso Pubblico – Nel 2017, poco prima della terza edizione della rassegna, è stata emanata la sentenza Pesci, che ha certificato anche a livello giudiziario la presenza nella nostra provincia della criminalità organizzata: da quel momento in poi l’attenzione generale si è alzata ed è rimasta poi tale».
«Non solo. Volendo accrescere di anno in anno la qualità della rassegna, ancorandola all’attualità, dietro alla stesura del programma di Raccontiamoci le mafie vi è sempre un lungo lavoro del Comitato tecnico-scientifico, composto da esperti in grado di individuare un filo logico che unisce i vari eventi in programma».
Durante la pandemia
La rassegna non si è fermata neanche per la pandemia (l’edizione 2020 è stata trasmessa esclusivamente online), grazie anche alla scelta di dotarsi, già nel 2019, di un canale YouTube dedicato, attraverso il quale poter seguire in diretta streaming i vari eventi o avere la possibilità di rivederli. Raccontiamoci le mafie nel corso degli anni ha vissuto anche altre trasformazioni: nella durata, nella capacità di rivolgersi a diversi target, nel coinvolgimento di altri attori (istituzionali, sociali e culturali) del territorio, nell’utilizzo di diversi linguaggi artistici.
«La prima edizione è stata una tre giorni di eventi concentrati – ricorda il sindaco – che ci ha poi suggerito nelle edizioni successive di “diluire” i contenuti della rassegna all’interno di una intera settimana, cercando di consolidare la formula giornaliera di un evento al mattino, coinvolgendo il mondo della scuola, e un evento alla sera aperto a tutti».
«All’inizio siamo partiti come rassegna di libri e ci siamo poi evoluti come una rassegna culturale a 360 gradi, utilizzando tutte le forme artistiche disponibili per trattare i temi che ogni anno individuiamo come principali nell’ambito della rassegna: teatro, musica, fumetti, fotografia e poesia. Tutto nell’ottica di promuovere una sana cultura della legalità, della giustizia e della libertà».
A rendere ancora più preziosa l’esperienza di Gazoldo degli Ippoliti è una particolare attenzione al tema della memoria, nello specifico alle vittime innocenti delle mafie. Non solo è stato il primo comune italiano, nel 2017, ad aver intitolato una struttura pubblica, in questo caso il parco comunale, al 21 marzo, Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno, ma in quello stesso parco è stata collocata una particolare stele elettronica. Ogni giorno, 24 ore su 24, scorrono senza sosta i nomi e i cognomi delle oltre 1.000 vittime innocenti delle mafie, ricordate in tutta Italia il primo giorno di primavera.
La memoria delle vittime
«La stele, che abbiamo ribattezzato faro della memoria, è volutamente collocata in un punto centrale del paese, frequentato ogni giorno dai miei concittadini e punto di transito di molti genitori che accompagnano i propri figli a scuola – sottolinea Leoni – Mi piace pensare che ragazzi e ragazze, passando di lì, possano approfondire le storie di queste persone, un nome al giorno».
«Uomini e donne verso cui abbiamo un debito, non solo di memoria ma di impegno quotidiano. Credo possa essere uno stimolo per tutti, per porsi delle domande, che è anche il senso di Raccontiamoci le mafie: seminare conoscenza per stimolare le coscienze e acquisire consapevolezza».
La rassegna si chiude ogni anno con un evento domenicale in cui importanti personalità – nel 2021 è stata la volta di Giuliano Turone, magistrato che dispose la perquisizione che portò alla scoperta delle liste della P2 – consegnano agli studenti appena diventati maggiorenni una copia della nostra Costituzione. Un gesto a cui il sindaco Leoni tiene molto.
«La Costituzione non è solo un simbolo, ma qualcosa di profondamente vivo, concreto, carico di significato. Come amministratori locali, come cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche, abbiamo ben chiaro che abbiamo il dovere di adempierle con disciplina e onore, come recita la Carta. Consegnarla agli uomini e alle donne di domani, alle future generazioni, quasi come fosse un testimone, credo sia la chiusura adatta per una manifestazione come la nostra».
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