Kevin Chiappalone è il primo italiano arruolatosi con la truppa internazionale ucraina a essere indagato da una procura italiana con l’accusa di essere un mercenario
Il diciannovenne genovese, Kevin Chiappalone, nome di battaglia “Alessandro”, è il primo italiano indagato per essersi arruolato nella legione internazionale organizzata dal governo di Kiev per contrastare l’esercito russo. Kevin sarebbe anche un simpatizzante del movimento di estrema destra CasaPound.
Secondo l’accusa del procuratore della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova, Marco Zocco, il giovane sarebbe un mercenario arruolato nella Brigata internazionale ucraina. Per questo tipo di reato si rischia una condanna dai due ai sette anni di carcere.
Chiappalone non aveva scelto un profilo basso al momento della partenza. Il 23 marzo infatti era uscita una sua intervista sul settimanale “Panorama”, comunque anonima, in cui raccontava la sua decisione di arruolarsi. Così aveva motivato la scelta «Putin ha promesso di voler denazificare l’Ucraina. Diciamo che, in quel momento ci siamo sentiti chiamare in causa».
Secondo gli inquirenti Kevin si è mosso in autonomia, senza appoggiarsi a nessuna rete o gruppo radicato in Italia, ha cercato dei contatti in Ucraina sul web, comprato un biglietto aereo per la Polonia e da lì ha raggiunto il fronte ucraino in autobus.
La Polonia è uno dei paesi confinanti attraverso il quale centinaia di persone provenienti da tutto il mondo hanno deciso di arruolarsi nella legione internazionale voluta dal presidente Volodymyr Zelensky.
Sarebbero circa venti i volontari italiani
Nelle ultime analisi di marzo risultavano all’antiterrorismo italiano 17 volontari italiani arruolati tra le truppe ucraine o in quelle dei miliziani filorussi, in uno strano mix “rosso-bruno” in cui militanti di estrema destra e estrema sinistra si uniscono sotto la stessa bandiera.
Alcuni di loro secondo le indagini degli inquirenti sarebbero partiti proprio da Genova per arruolarsi come mercenari nelle truppe straniere filorusse, ma prima del conflitto attuale, già nel 2014.
Il 30 marzo era morto poi in battaglia Edy Ongaro, 46 anni ex ultrà del Venezia, colpito da una bomba a mano nel villaggio di Avdeevka, un sobborgo industriale a nord di Donetsk.
Molti anche i combattenti tra le file ucraine, come lo stesso Kevin che ora è indagato. Tra le file del famigerato battaglione Azov combatte Giuseppe Donini, 52enne di Ravenna. Per un periodo faceva parte del battaglione anche Valter Nebiolo, che ora è tornato in Italia. A fine aprile era tornato in Italia anche Ivan Luca Vavassori, l’ex calciatore di 29 anni andato a combattere anche lui nella brigata internazionale, a fianco dell’esercito di Kiev.
I numeri però non sono chiari e alcune stime ritengono che i combattenti partiti dall’Italia potrebbero essere molti di più, soprattutto ucraini di seconda generazione, residenti in Italia, in alcuni casi anche nati in Italia, che hanno mantenuto la cittadinanza ucraina. E sono potuti partire senza lasciare traccia.
Molti poi i casi di foreign fighters statunitensi o inglesi nelle file ucraine, uccisi o arrestati dalle truppe russe. Tra le fila russe invece è accertata la presenza del battaglione di mercenari internazionali Wagner e la presenza di numerosi ex combattenti siriani.
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