- Parlare di guerra, di questi tempi, sarebbe inopportuno. Ma quello che sta avvenendo a Bolzano è un terremoto politico come in tanti anni mai si era visto.
- Tutto ruota attorno al servizio pubblico di trasporto locale, un affare da quasi 900 milioni di euro da sempre assegnato in blocco dalla provincia alla società privata Sad, senza alcuna gara.
- Le intercettazioni telefoniche di un’inchiesta sono finite in un libro scritto da due giornalisti, svelando le sistematiche pressioni dopo le elezioni provinciali del 2018 sul governatore al momento della composizione della nuova giunta per “conquistare” l’assessorato alla mobilità. Scegliendo un nome favorevole a Sad.
Parlare di guerra, di questi tempi, sarebbe inopportuno. Ma quello che sta avvenendo a Bolzano è un terremoto politico come in tanti anni mai si era visto. Gli ingredienti ci sono tutti: assessori, imprenditori, appalti pubblici, intercettazioni telefoniche, finanziamenti privati alla politica, il tutto frullato assieme e versato nel classico ventilatore, che da giorni spruzza un po’ in tutte le direzioni. E poi soprattutto un libro, appena uscito, che in neppure due settimane ha venduto lo sproposito di 10mila copie.
Gli autori sono i giornalisti Christoph Franceschini e Artur Oberhofer, il primo del giornale online Salto.bz e il secondo del quotidiano Neue Südtiroler Tageszeitung: si intitola Freunde im Edelweiss, cioè “Amici nella Stella alpina”, dove il fiore è il simbolo della Svp, il partito di raccolta dei sudtirolesi ininterrottamente al governo della provincia autonoma dalla fine della Seconda guerra mondiale. Un partito-stato che fino a pochi anni fa conservava la maggioranza assoluta ma che mai come oggi è a rischio di spaccarsi.
L’inchiesta
Tutto ruota attorno al servizio pubblico di trasporto locale, un affare da quasi 900 milioni di euro da sempre assegnato in blocco dalla provincia alla società privata Sad, senza alcuna gara. E già questa è una circostanza singolare, a cui il presidente della giunta Arno Kompatscher nel 2018 aveva deciso di dare un taglio, dividendo il servizio in quattro diversi appalti su base territoriale. Tra alterne vicende di bandi contestati e poi ritirati, la Procura ha aperto un’inchiesta, intercettando in particolare l’ad della Sad Ingemar Gatterer. L’inchiesta si è conclusa con il rinvio a giudizio per turbativa d’asta di un funzionario provinciale e di un imprenditore, ma anche con il proscioglimento di Kompatscher.
Quelle intercettazioni sono però finite tutte nel libro di Franceschini e Oberhofer, svelando le sistematiche pressioni dopo le elezioni provinciali del 2018 sul rieletto governatore, al momento della composizione della nuova giunta, per “conquistare” l’assessorato alla mobilità. E dunque riportare in capo alla Sad le ricche concessioni. Kompatscher aveva però tirato dritto, affidando la competenza a un uomo di sua fiducia (l’ex deputato Daniel Alfreider) e lasciando così a bocca asciutta l’assessore di lungo corso Thomas Widmann. E con lui la Sad, che si era mossa attraverso il proprio presidente Christoph Perathoner, presidente anche della Svp cittadina. Non solo: l’operazione era stata condotta anche avvalendosi dell’ex presidente della Provincia Luis Durnwalder e di suo nipote Meinhard, senatore. Ma anche di molti altri nomi di spicco.
Il sistema di potere
Le intercettazioni, recapitate anonimamente ai due giornalisti nell’agile formato di una chiavetta usb, svelano oggi un sistema di potere che, tirando in ballo anche il senatore Roberto Calderoli, riguarda pure la Lega, partner della Svp nel governo provinciale: quelle telefonate spiegano infatti perché, inaspettatamente, alla vicepresidenza della giunta non è andato il candidato leghista più votato, bensì il secondo, ritenuto più “malleabile” se gli fosse stata affidata la delega alla mobilità.
Ultimo elemento, che di per sé con le intercettazioni non c’entra, è l’esito delle quattro gare d’appalto: la Sad le ha perse tutte e la provincia, in dieci anni, risparmierà un centinaio di milioni di euro rispetto al passato. Tutto bene dunque? Non per qualcuno. Il che spiega perché, da alcune settimane (con una clamorosa storia di copertina del settimanale Ff, pochi giorni prima dell’uscita del libro), lo stesso Kompatscher sia oggetto di accuse per il finanziamento della sua campagna elettorale del 2018. E poi ci arriviamo. Fatto sta che nell’ultima settimana gli eventi sono precipitati.
Le epurazioni
Lunedì scorso l’Obmann (cioè il presidente) del partito, Philipp Achammer, che è anche super assessore provinciale (scuola e cultura di lingua tedesca, lavoro, industria, commercio e altro ancora), convoca una conferenza stampa per annunciare la “caduta” delle prime teste.
La prima è quella del già citato Widmann, assessore alla sanità, ma a fianco di Achammer all’incontro con la stampa a sorpresa c’è anche Kompatscher, non annunciato: si “autoinvita” all’ultimo momento subodorando che Achammer intendesse auto rappresentarsi come motore di un’operazione di pulizia all’interno del partito senza però, di fatto, prendere posizione. E così Kompatscher può chiarire che, intanto, a Widmann sarà lui a ritirare tutte le deleghe, probabilmente immaginando che le dimissioni non arriveranno affatto (e infatti il giorno dopo, in una surreale riunione di giunta, Widmann si presenterà eccome).
La seconda testa è quella del già citato Perathoner, l’Obmann cittadino e presidente Sad; la terza testa che Achammer vuole far saltare è pesantissima: è quella di Karl Zeller, cioè il suo vice alla guida del partito, a lungo parlamentare ma soprattutto avvocato di Kompatscher (e quindi primo sospettato per la diffusione delle intercettazioni); infine Gert Lanz, capogruppo Svp in consiglio provinciale, avversato dalla maggioranza dei consiglieri della Stella alpina perché troppo vicino a Kompatscher. Un 2-2 tra le parti insomma, con Achammer spericolato equilibrista in sospeso su un esilissimo filo. E tutto questo senza minimamente coinvolgere i tanti organismi (direzione, presidenza, esecutivo) di un partito novecentesco come la Svp.
L’altro scandalo
All’indomani, martedì 29, ecco un’altra conferenza stampa, burrascosa: la tiene Heinz Peter Hager, potente commercialista bolzanino braccio destro del magnate austriaco René Benko, quest’ultimo al centro di importanti partite urbanistiche a Bolzano (compreso il progetto avveniristico del nuovo Museo archeologico di Ötzi sul monte Virgolo, terrazza sulla città, sostenuto anche da Reinhold Messner).
E a proposito della questione delle “donazioni” elettorali, Hager sostiene che si tratta di uno scandalo per nulla tale, ma gonfiato ad arte per distogliere l’attenzione da uno scandalo effettivo e molto peggiore (quello della Sad). Non solo: dice che Achammer avrebbe cercato di ricattarlo. E il riferimento è a una visita nel suo ufficio lo scorso luglio da parte appunto dell’Obmann della Svp, che gli avrebbe detto di essere a conoscenza di un progetto di libro sullo scandalo Sad che sarebbe stato molto dannoso per il partito e che quindi andava fermato.
Achammer avrebbe aggiunto che nel frattempo le donazioni per la campagna elettorale sarebbero venute alla luce, il che avrebbe danneggiato non solo la Svp, ma anche altre persone. Appunto Hager.
Problemi personali
Siamo a mercoledì 30, è il turno di Widmann. E la sua è la conferenza stampa più incredibile. Si tiene in uno stretto corridoio degli uffici del consiglio provinciale, visto che proprio da quel giorno non è più titolare delle deleghe assessorili. Non sono ammesse domande dei giornalisti, che possono solo ascoltare la lettura da parte di Widmann di un comunicato, recitato prima in tedesco e poi in italiano.
Ma alla fine nessuno capisce se si tratti di dimissioni o meno, a chiarirlo sono i collaboratori dell’assessore, che nel frattempo se n’è già andato. E no, Widmann non si dimette: anzi rilancia, affermando che è Kompatscher ad avere un problema personale con lui (problema peraltro fondato, visto che nelle intercettazioni Widmann lo definiva «il peggior presidente della storia»), e sfidandolo a presentare in consiglio una mozione di sfiducia nei suoi confronti.
Sfiducia e dimissioni
Il giorno dopo la mozione di sfiducia arriva. Ma non riguarda Widmann. È contro il capogruppo provinciale Lanz, firmata da dieci dei quindici consiglieri della Stella alpina. E il documento non è su carta intestata del gruppo consiliare, bensì su quella del partito: un segnale inequivocabile, per dare l’abbrivio allo showdown dell’altro ieri in una riunione d'urgenza congiunta della direzione Svp e del gruppo consiliare provinciale.
Nel frattempo a dimettersi davvero è stata invece Angelika Widmer, altra vice di Achammer alla guida del partito: nel libro di Franceschini e Oberhofer (che ha querelato) si è appreso infatti di un finanziamento di 30mila euro a suo favore da parte di Gatterer della Sad. A quel punto tutto sarebbe potuto accadere, elezioni anticipate comprese: tanto che alla vigilia, in extremis, Achammer e Kompatscher hanno fatto appello all’unità. Alla fine è stato partorito il classico topolino: la riunione di direzione, infatti, ha sì ribadito la richiesta delle quattro dimissioni, ma senza indicarne i tempi.
I giornali
Una tempesta del genere non poteva non coinvolgere i giornali, a partire da quello storico di lingua tedesca, la Dolomiten. E infatti ecco la nota di cui Athesia, che della Dolomiten è editore, ha ottenuto la pubblicazione da parte del Corriere dell’Alto Adige, nota in cui si nega che Athesia sia nemica di Kompatscher (come scritto appunto dal Corriere): «Questo non corrisponde a verità ed è offensivo», scrive Elmar Pichler Rolle, responsabile della comunicazione Athesia, quattro volte ex (cronista della Dolomiten, vicesindaco Svp di Bolzano, Obmann della Svp, capogruppo Svp in consiglio provinciale) e nel 2013 surclassato da Kompatscher alle primarie per la candidatura a governatore.
Comunque non mettete via i pop corn: qui lo spettacolo promette di proseguire a lungo.
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