Perquisizioni anche nelle abitazioni di tre persone identificate tra gli aggressori. Due di questi avevano precedenti legati alla loro attività politica. La reazione del movimento di estrema destra: «Non ci faremo intimidire da azioni repressive e continueremo a difendere con fermezza le nostre idee e la nostra libertà di espressione»
Dalle prime ore dell’alba, a Torino la polizia sta eseguendo una serie di perquisizioni nelle abitazioni di tre militanti di estrema destra e nel circolo l’Asso di Bastoni, sede di Casapound. Le forze dell’ordine starebbero cercando, tra le altre cose, gli abiti indossati dai membri del movimento neofascista accusati di aver aggredito nella serata del 20 luglio il giornalista de La Stampa, Andrea Joly, mentre stava girando alcuni video con il suo cellulare in occasione della festa per i sedici anni del circolo.
Al momento sarebbero tre le persone identificate come presunti autori dell'aggressione a Joly. Due di queste erano state già identificate dalla Digos nel fine settimana. Si tratta di un 45enne e un 53enne, con precedenti legati alla loro attività politica. Le accuse sono di violenza privata, lesioni personali con l'aggravante del reato commesso «per agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi», che abbiano tra i loro scopi la «discriminazione o l'odio etnico, nazionale, razziale o religioso».
Sul caso si era espressa anche la premier Giorgia Meloni condannando l’aggressione nei confronti del giornalista.
Il commento di Casapound
«Le perquisizioni di questa mattina nei confronti dei nostri militanti e della sede torinese dell'Asso di Bastoni, con esito negativo, sono semplicemente uno spreco di soldi pubblici. Siamo al fianco degli indagati e siamo pronti a difenderci in tutte le sedi dove dimostreremo la nostra versione dei fatti» commenta in una nota Casapound. «Non sappiamo nemmeno se esista un referto e di quanti giorni di prognosi stiamo parlando, ma considerato che già il giorno dopo la vicenda il giornalista ha ripreso a lavorare e a rilasciare interviste in ogni dove, è piuttosto evidente che un litigio nato da una provocazione sia stato ingigantito e strumentalizzato» aggiungono dal movimento politico.
«Se Andrea Joly non è solo in cerca di visibilità ma voleva davvero documentare l'evento di Casapound a Torino, perché non risponde al nostro invito alla festa nazionale che si terrà a Grosseto a settembre? Da parte nostra c’è tutta la volontà e la maturità di gettare acqua sul fuoco e di evitare un clima di tensione e odio che evidentemente a una parte politica invece fa comodo - aggiungono - non ci faremo intimidire da azioni repressive e continueremo a difendere con fermezza le nostre idee e la nostra libertà di espressione».
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