Il capo di gabinetto di Giorgia Meloni ha accumulato incarichi pubblici. Senza lasciare il business privato. Affidate a un fiduciario alcune ricche attività dello stretto collaboratore della presidente del Consiglio. Fino a gennaio 2023 è stato socio di una srl insieme a Roberto Alesse, nuovo direttore dell’Agenzia dei Monopoli
Affari e incarichi. Incarichi e affari. Gaetano Caputi e Roberto Alesse, nomi rampanti della destra di governo, si muovono in coppia e in coppia hanno conquistato posizioni di vertice nelle istituzioni: ministeri, enti, grandi agenzie. Domani ha ricostruito la loro storia, alzando il velo su potenziali conflitti d’interesse tra le loro attività private e i ruoli pubblici che hanno ricoperto nel corso degli anni. Si scopre, così, che i due amici hanno creato insieme un’azienda, mentre Caputi ha mosso milioni di euro per finanziare società e operazioni immobiliari.
Una lunga serie di affari che corrono paralleli alla loro ascesa nelle gerarchie del potere. Di recente, entrambi hanno fatto un salto di qualità. Con l’arrivo a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni, nell’ottobre del 2022, il magistrato Caputi, 59 anni, pugliese, una carriera da grand commis con passaggi al ministero dell’Economia con Giulio Tremonti e alla direzione generale della Consob, è stato nominato capo di gabinetto della presidenza del Consiglio dei ministri, posizione chiave della burocrazia governativa.
Alesse, coetaneo di Caputi, è stato lo storico collaboratore di Gianfranco Fini e a gennaio del 2023 ha preso il posto di Marcello Minenna al vertice dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, a cui è tra l’altro affidato il controllo sul delicato settore dei giochi e delle scommesse.
Il palazzo di Caputi
Per raccontare questa storia, si può partire da un indirizzo nel cuore di Roma, a pochi passi dai Fori imperiali. Siamo in Salita del Grillo, a Palazzo Venier, dove hanno sede un gran numero di società, alcune delle quali collegate tra loro. Nel 2016 Caputi e la moglie hanno investito 2,1 milioni in questo immobile di gran pregio per comprare 800 metri quadri di spazi, a uso in parte residenziale e in parte commerciale. A vendere fu la regione Lazio, mentre come compratore troviamo una società, la Servizi professionali evoluti (Spe) all’epoca controllata da Caputi insieme alla moglie. Messo all’asta dalla regione nel 2015 al prezzo di 2,5 milioni, la Spe l’ha comprato a 2,1 un anno più tardi.
Torneremo più avanti a raccontare della Spe. Intanto, ora, va detto che in Salita del Grillo, nelle stanze di palazzo Venier, gli affari del capo di gabinetto di Giorgia Meloni si sono incrociati con quelli di Alesse. Dal maggio 2022 al gennaio del 2023 i due alti burocrati sono stati azionisti della News Data Analysis, in sigla Nda, una società che si occupa di software e consulenza finanziaria. Software generici, per analisi di mercato e attività simili.
Quando l’azienda è stata costituita, nella primavera del 2022, entrambi i soci ricoprivano già ruoli istituzionali di rilievo. Caputi era capo di gabinetto del leghista Massimo Garavaglia, ministro del Turismo nel governo Draghi, mentre Alesse lavorava alla presidenza del Consiglio nella struttura che gestisce i fondi per la Coesione sociale. Nell’autunno successivo, con Meloni a Palazzo Chigi, il socio di Caputi è poi passato al ministero per la Protezione civile e del Mare affidato a Nello Musumeci.
Soci nei guai
La nuova iniziativa di Caputi e Alesse coinvolge anche un terzo partner. Una quota del 36 per cento viene sottoscritta da Proiezioni di Borsa, piccola società con sede ad Agropoli, in provincia di Salerno, che si occupa di finanza con un sito di informazioni e consigli di investimento. Chi c’è dietro Proiezioni di Borsa? A libro soci risultano due nomi: Gerardo Marciano e Pasquale Migliozzi. Dal web si scopre che a dicembre del 2021 Alesse è stato premiato in occasione di un evento promosso da Proiezioni di Borsa. «Una sfilata di celebrità sia del mondo della finanza che della moda» si legge nell’articolo celebrativo sul sito della società organizzatrice. Tempo qualche mese e Alesse si è messo in società con chi lo ha premiato.
Il sodalizio però ha fatto poca strada. A gennaio del 2023, quando Caputi è già capo di gabinetto della premier e Alesse è appena sbarcato all’Agenzia delle dogane, Proiezioni di Borsa compra le azioni dei due soci, proprietari ciascuno di una quota del 32 per cento. Non è chiaro il motivo della separazione. Domani lo ha chiesto a Caputi, che però non ha risposto al quesito su Nda così come alle altre domande che gli sono state rivolte da questo giornale.
Di sicuro, in quei giorni di un anno fa, Proiezioni di Borsa navigava in acque non proprio tranquille. Colpa di un siluro della Consob, l’authority di vigilanza sui mercati finanziari, che il 13 febbraio 2023 ha pubblicato sul suo bollettino un provvedimento sanzionatorio nei confronti della società campana e di Marciano, azionista e amministratore unico.
L’accusa è quella di aver consigliato l’acquisto di titoli senza spiegare su quali basi questi suggerimenti venivano formulati. Secondo la legge, infatti, chi raccomanda strategie di investimento deve presentarle in “maniera corretta” segnalando “eventuali conflitti d’interesse”. La violazione di questa norma è costata una multa di 100 mila euro a Proiezioni di Borsa. Marciano è stato condannato a pagare 40 mila euro di sanzione amministrativa a cui si è aggiunta l’interdizione tre mesi dalle funzioni dirigenziali in società d’investimento, mentre Migliozzi se l’è cavata con 20 mila euro e due mesi di interdizione.
La stangata non è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Il procedimento concluso a febbraio del 2023 era in corso da almeno un anno e i dirigenti di Proiezioni di Borsa erano stati puntualmente informati. Alesse e Caputi, che tra l’altro è stato direttore generale della Consob dal 2011 al 2015, erano conoscenza delle irregolarità contestate ai loro soci? Come detto, il capo di gabinetto della premier ha preferito non rispondere alle domande di Domani.
Alesse e conflitti
Dunque, il 17 gennaio 2023 Alesse vende le quote di Data Analysis, così come Caputi. Cinque giorni prima il consiglio dei ministri presieduto da Meloni pubblica il decreto di nomina dello stesso Alesse a direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. La firma sul documento è di Alfredo Mantovano, il potente sottosegretario con la delega ai servizi segreti, il mediatore della presidente in molti dossier sulle nomine e sulla giustizia. A Palazzo Chigi Mantovano lavora fianco a fianco con Caputi, il socio fino a poco tempo fa proprio di Alesse.
Tuttavia, la questione più spinosa che riguarda il nuovo ruolo di Alesse è un’altra. E ha a che fare con i dossier più caldi sul tavolo dell’Agenzia che guida da gennaio.
Una storia che ci riporta all’anno in cui il suo riferimento politico, Fini, è stato travolto dall’inchiesta giudiziaria per riciclaggio iniziata quando la guardia di finanza mette nel mirino il re delle slot Francesco Corallo, abile nel far entrare la sua società tra i dieci concessionari del gioco d’azzardo legale per conto dello stato.
Fini è sotto processo ancora oggi insieme al cognato Giancarlo Tulliani: l’accusa è aver riciclato il denaro di Corallo tramite l’acquisto della casa di Montecarlo che fu della fondazione Alleanza nazionale, poi venduta a Tulliani, il quale - sostiene l’accusa - l’avrebbe acquistata tramite fondi provenienti da società offshore collegate a Corallo e di provenienza illecita in quanto frutto di evasione delle tasse sul gioco che avrebbe dovuto versare allo stato italiano per l’attività di concessionario. La casa fu acquistata dai Tulliani a 300 mila euro, poi rivenduta a oltre 1 milione.
Quel che interessa qui, però, è il destino della società di Corallo. Global Starnet è finita in amministrazione giudiziaria e lo è tuttora. Deve allo Stato, sulla base di sentenze della Corte dei conti, 335 milioni di euro per tasse non pagate. Per questo nel 2017 è stata revocata la concessione, ma grazie alle proroghe ad hoc che si sono succedute negli anni Global Starnet risulta ancora titolare della concessione.
Il fatto è che i pronunciamenti dei giudici imponevano la decadenza definitiva il 31 dicembre 2023, perché hanno perso tutti i ricorsi. E di questo si stava discutendo negli uffici di Alesse anche quando lui si è insediato.
Ebbene, da quanto risulta a Domani, la decisione alla fine è arrivata ed è stata tenuta riservata: concessione prorogata fino al 31 dicembre 2024. Nonostante il tribunale amministrativo a novembre avesse dato torto alla Global Starnet che fu di Corallo, e ora è in mano agli amministratori giudiziari, che hanno il compito di mantenere in salute la società. Anche perché in caso di assoluzione o di una prescrizione (ipotesi non fantasiosa visto che il processo è in corso e i fatti contestati risalgono a molti anni fa) potrebbe tornare nelle mani dell’imprenditore che ha messo nei guai Fini, il riferimento politico di Alesse, cioè l’attuale capo dell’Agenzia che ha deciso di concedere la proroga.
Il presidente dell’Agenzia, Alesse, ha preferito non rispondere alle domande inviata da Domani. Avrebbe potuto chiarire il motivo delle proroga e spiegarci anche di una trattativa con Global Starnet. Dai documenti letti da Domani, infatti, risulta anche un negoziato, durato diverso tempo, tra Global Starnet e l’Agenzia con l’obiettivo di trovare un accordo per saldare il debito: la proposta prevedeva uno sconto per Global Starnet di almeno 150 milioni rispetto ai 335 dovuti. Una soluzione molto vantaggiosa. È andata in porto? Nessuna risposta dal capo dei Monopoli.
Se il presente di Alesse è legato ai giochi, ambito sul quale è in corso la discussione sul riordino del settore molto caro al governo Meloni, il recente passato ci riporta nel cuore di Roma, in via Salita del Grillo. Nel palazzo dell’ex socio e amico Caputi, il capo di gabinetto di Meloni.
Il trust
Attorno a Palazzo Venier va inscena nel corso degli anni un valzer di quote societarie. Per raccontarlo conviene partire dalla fine, dal settembre 2022, quando la già citata Spe, fondata nel 2016 da Caputi con la moglie, viene intestata a un trust denominato MLG che vede come beneficiari i tre figli della coppia. Poche settimane dopo questo passaggio societario, Caputi prenderà servizio come capo di gabinetto della premier.
Il trust entra in scena al termine di una girandola di operazioni finanziarie che parte dal giugno del 2018. Per effetto di queste compravendite, che qui sarebbe troppo lungo raccontare nel dettaglio, i coniugi Caputi girano dapprima le loro azioni al commercialista Salvatore De Bellis per poi riacquistarle nell’estate del 2022, poco prima dell’intestazione al trust. Tutte le compravendite avvengono al valore nominale, questione di poche migliaia di euro, quindi, visto che Spe ha un capitale di 10 mila euro, di cui solo 2.500 versati.
De Bellis, per alcuni anni azionista della società fondata da Caputi, è un commercialista con numerosi e importanti incarichi, anche in aziende pubbliche. Da luglio dell’anno scorso, per esempio, fa parte dell’organismo di vigilanza dell’Enel, il gruppo dove poche settimane prima su impulso del governo Meloni era andato in scena un cambio al vertice, con l’arrivo di Paolo Scaroni alla presidenza e Flavio Cattaneo come amministratore delegato.
Non è chiaro per quale motivo Caputi e la moglie abbiano comprato e rivenduto nell’arco di pochi anni la proprietà della Spe.
Dai documenti che Domani ha potuto consultare emerge però che il patrimonio immobiliare della società è stato rilevato grazie ai finanziamenti della coppia, che ha prestato a Spe 1,6 milioni ottenuti grazie a un mutuo bancario. A garanzia del prestito ci sono le proprietà della società beneficiaria. Cioè appartamenti e uffici dentro Palazzo Venier comprati nel 2016.
Oltre agli immobili, Spe controlla anche la società Quadrifoglio 2011, rilevata ad aprile del 2021. In veste di venditore troviamo un altro burocrate di stato come Alfonso Celotto, una carriera da capo di gabinetto o capo dell’ufficio legislativo di svariati ministri, da ultimo nel 2018 al ministero della Salute di Giulia Grillo nel governo gialloverde.
Tramite Spe, i coniugi Caputi si sono messi in società anche con Gennaro Terracciano, professionista che si è fatto strada nel mondo delle aziende pubbliche. Di recente è stato nominato dal governo Meloni al vertice di 3-I, la società che si occuperà dei servizi informatici di Istat, Inps e Inail. Terracciano, secondo quanto emerge dai documenti ufficiali, possiede il 20 per cento di Spin Consulting, una quota analoga a quella della intestata alla Spe dei Caputi.
Le due società condividono anche la sede all’interno di Palazzo Venier. Un palazzo nobiliare, crocevia di interessi dei burocrati rampanti alla corte di Meloni. E che assomiglia sempre più a una succursale di Palazzo Chigi.
© Riproduzione riservata