- Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, durante la campagna elettorale, è stato ritratto in compagnia di Roberto De Santis, da qualcuno soprannominato enfaticamente “il capo dei capi“ di Ostia e da qualcun altro in versione più pecoreccia "Er Nasca”.
- È evidente che il sindaco non si sia mai messo in posa con quel soggetto, è chiaro che ne ignorava l'identità tanto da postare candidamente sul suo profilo Facebook una foto con lui.
- La questione va oltre quella foto, molto oltre. Non si può andare a fare campagna elettorale ad Ostia come se fosse un luogo qualsiasi, come se lì non ci fossero interessi criminali radicati, commistioni accertate fra clan e imprenditori, come se non ci fossero tensioni permanenti alla viglia di ogni voto.
Uno scatto può raccontare tutto o niente. Il rapporto della fotografia con la verità è quanto meno discutibile. Per capire certe immagini c’è bisogno bisogno di una “lettura”, di un’interpretazione. Un po’ come le notizie. Ci sono notizie vere che però, se avulse dal contesto, possono rivelarsi fuorvianti se non addirittura ingannevoli.
La vicenda del sindaco di Roma ritratto in compagnia di Roberto De Santis, da qualcuno soprannominato enfaticamente “il capo dei capi“ di Ostia e da qualcun altro in versione più pecoreccia "Er Nasca”, è molto interessante perché ci descrive molto bene quella parte della capitale italiana che sta sul mare.
Le prove schiaccianti
È evidente che il sindaco Roberto Gualtieri non si sia mai messo in posa con quel soggetto, è chiaro che ne ignorava l’identità tanto da postare candidamente sul suo profilo Facebook una foto con lui. Eppure il casuale incontro dopo un comizio, avvenuto in un giorno di campagna elettorale dell’agosto 2021, ha scatenato polemiche violente e innescato minacce di conseguenze giudiziarie.
Innanzitutto voglio chiarire subito un punto: i cronisti di Repubblica che hanno riportato la storia e pubblicato la foto di Gualtieri e De Santis insieme, non solo hanno fatto il loro mestiere ma l’hanno fatto pure con garbo e usando tutte le prudenze che il caso richiedeva. Il sindaco di Roma farebbe bene a distogliere l’attenzione da loro e indirizzare il suo malumore altrove. Perché, in quella foto, ci sono almeno due prove schiaccianti.
Una è in primo piano e di spalle, in pantaloncini e maglietta rossa. È il consigliere comunale Giovanni Zannola, uno nato e cresciuto a Ostia che di Ostia dimostra di conoscere ben poco se non ha evitato al suo sindaco quell’incontro ravvicinato con "Er Nasca“. Ma è davvero di Ostia questo Zannola? Dove vive? Lo sa che nella sua “città” ci sono cosche mafiose che regnano sul territorio, che commerciano in voti, che controllano il lungomare e il lungomuro?
Il municipio sciolto per mafia
Dovrebbe saperlo, dovrebbe anche ricordare che nel 2015 il X Municipio – quello di Ostia e dove lui era consigliere e presidente della commissione Servizi sociali e sport – è stato sciolto per mafia nel bel mezzo dell’inchiesta nota come Mafia capitale. Tutto dimenticato? Tutto è finito consigliere Zannola?
La seconda prova schiacciante della foto è in sella a una bicicletta. Ed è proprio De Santis, quello che di sé stesso pare abbia detto: «Io sono la leggenda». Basterebbe questa frase sbandierata ai quattro venti per non prendere per oro colato i profili che in questi giorni ho letto sul personaggio, uno che non avrebbe nulla da spartire con gente come gli Spada e come i Fasciani, uno che avrebbe fatto l’“apprendistato“ alla corte di Matteo Messina Denaro (ma quando? dove?) uno che si è svelato tanto riservato da presentarsi personalmente al candidato sindaco di Roma.
Un’esibizione di potere per accreditarsi davanti agli occhi dei suoi complici, una millanteria che mi fa capire che questo “capo dei capi” non è poi così diverso dai malacarne che a Ostia danno testate ai giornalisti o rumoreggiano spavaldi per i vicoli. Non prevedo un luminoso futuro criminale per "Er Nasca” dopo la sua boriosa vanteria.
Senza un ragionamento dietro, la foto di per sé è innocua. Non è certo quella che ritrae un paio di assessori regionali siciliani intorno a una tavola imbandita con al centro il boss catanese Nitto Santapaola, e non è nemmeno la ripresa televisiva del sorridente ministro dell’Interno Angelino Alfano che si accompagna a Calogero Antonio Montante appena indagato per concorso esterno mafioso.
Non è neanche paragonabile a quell’altra dell’ex sindaco Gianni Alemanno (anche lui ignaro) abbracciato con Luciano Casamonica, incensurato e cugino del boss durante un pranzo organizzato dal re delle cooperative Salvatore Buzzi e dove c’erano il ministro del Lavoro del tempo Giuliano Poletti e l’allora garante dei detenuti Angiolo Marroni.
La questione va oltre quella foto, molto oltre. Non si può andare a fare campagna elettorale a Ostia come se fosse un luogo qualsiasi, come se lì non ci fossero interessi criminali radicati, commistioni accertate fra clan e imprenditori, come se non ci fossero tensioni permanenti alla viglia di ogni voto.
A sette anni dall'esplosione di Mafia capitale gli amministratori di Roma hanno qualche consapevolezza in più sulle infiltrazioni delle mafie, da Ostia ai quartieri intorno al Colosseo? A questo dovrebbe pensare il sindaco di Roma. E chiederne conto anche ai suoi consiglieri. Lasci stare i giornalisti.
© Riproduzione riservata