Uno degli agenti potrebbe aver picchiato Hasib Omerovic. E il ragazzo, sordomuto, terrorizzato dall’incursione e dalle botte per fuggire dall’aggressione si è lanciato dalla finestra del suo appartamento. Potrebbe essere una prima ricostruzione di quanto accaduto il 25 luglio 2022, nel complesso di case popolari a Primavalle, quartiere della periferia ovest di Roma.

La pista della procura

Le botte, dunque, potrebbero aver scatenato in Hasib panico e terrore. A tal punto che l’uomo ha visto nella finestra l’unica via di fuga, in quel momento di confusione. Questa almeno è una delle piste seguite dalla procura di Roma nell’indagine aperta con l’ipotesi di tentato omicidio nei confronti dei quattro poliziotti del commissariato di Primavalle intervenuti il 25 luglio.

Il pm Stefano Luciani, con il coordinamento del procuratore aggiunto Michele Prestipino, si è affidato alla squadra Mobile guidata da Francesco Rattà per risolvere il caso Hasib, l’uomo di origini rom precipitato nel cortile interno della palazzina da otto metri, dopo un blitz di quattro poliziotti. Blitz informale, a tratti inspiegabile, nell’abitazione dove l’uomo viveva con i genitori e la sorella. Certamente non autorizzato dalla magistratura. Primo punto fermo di questa storia che potrebbe celare una catena di omissioni. 

Il 12 agosto il pubblico ministero Luciani ha ordinato il sequestro del bastone della scopa e del lenzuolo macchiato di sangue ritrovati nella stanza da cui è si è lanciato l’uomo.

Nel frattempo la questura ha trasferito i vertici del commissariato del quartiere della capitale, che sono stati anche sentiti da chi indaga. Al contrario devono ancora essere chiamati per l’interrogatorio gli agenti indagati.

Fonti giudiziarie confermano a Domani che i dirigenti sono stati trasferiti anche perché sono state individuate «criticità gestionali» nel commissariato. Uno degli interrogativi cui gli investigatori stanno cercando di rispondere è perché gli agenti si trovassero nell’appartamento senza un mandato firmato dall’autorità giudiziaria, alcuni di loro peraltro addirittura in borghese.

L’irruzione

Chi ha condotto l’irruzione a casa di Hasib dovrà pure spiegare perché si sono recati da un ragazzo disabile, sordomuto, quindi un soggetto assai fragile, senza farsi accompagnare da una figura di sostegno, per esempio i servizi sociali. Non potevano accedere, avrebbe dovuto fermarsi all’ingresso o identificarlo, più opportunamente, in strada. 

Alcuni testimoni sono stati sentiti da chi indaga. In particolare la vicina di casa, che si trovava sul balcone e ha sentito il tonfo provocato della caduta di Hasib dalla finestra: «Ha sentito la necessità di urlare ad alta voce avvisando tutti che l'uomo a terra era sordomuto e che non poteva comprendere le rassicurazioni che tutti cercavano di dargli», si legge nella denuncia presentata dai legali della famiglia.

Gli investigatori hanno anche ascoltato il titolare del bar “Er barone”. Secondo la sorella di Hasib, infatti, era stato lui ad avvertirla delle voci sul fratello che circolavano nel quartiere e sui social: lo descrivevano come un molestatore delle donne del rione.

Voci che potrebbero aver innescato il cortocircuito, con i poliziotti del commissariato di zona che potrebbero aver fatto visita ad Hasib per dirgli di smetterla perché rischiava che qualcuno gli facesse del male. Per ora solo un’altra ipotesi.

Una conoscente di Hasib a Domani aveva detto: «Lo incontravo in strada, girava sempre con un carrello, facevamo fatica a comunicare, ma si faceva capire. Lui ogni tanto si lamentava dei poliziotti che lo fermavano vicino ai cassonetti. In quartiere girava la storia delle presunte molestie, con me non è mai successo niente, ma sono cose che mettono paura».

Il deputato di + Europa, Riccardo Magi, ha attaccato duramente la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, durante l’ultima conferenza stampa. Colpevole, secondo Magi, di non rispondere all’interrogazione parlamentare depositata sul caso. «Si tratta di una grave mancanza di rispetto istituzionale, non solo nei miei confronti, ma anche nei confronti della famiglia e della vittima.Chiediamo che l’amministrazione risponda e spieghi la dinamica dei fatti. Questo atteggiamento della ministra Lamorgese sconcerta perché abbiamo il diritto di ottenere una risposta e il Parlamento è legittimato fino alla proclamazione e all’inizio della nuova legislatura», dice Magi che preannuncia una nuova interrogazione e che, in assenza di risposte, ne presenterà una uguale al nuovo ministro.

La ministra silente

Nel corso della conferenza stampa, l’avvocato Arturo Salerni e Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 luglio, hanno mostrato alcune fotografie dalle quali emerge in maniera inconfutabile che i vestiti restituiti dall’ospedale Gemelli ai familiari, due giorni dopo i fatti accaduti il 25 luglio, non appartengono ad Hasib: sono diversi di lunghezza e colore rispetto a quelli che indossava l’uomo quando era riverso a terra in una pozza di sangue.

Un fatto che è stato già posto all’attenzione degli inquirenti. La famiglia, in questo momento, ha un nuovo alloggio, ma Stasolla sottolinea la freddezza, quasi indifferenza, della giunta guidata da Roberto Gualtieri che non ha espresso alcuna vicinanza pubblica alla famiglia.

Resta un'altra domanda, chi ha scattato la foto che ritrae Hasib a terra dopo il volo dalla finestra? Un video in mano alla famiglia di Hasib potrebbe rispondere a questa domanda. Uno dei poliziotti, emerge da questi audio, il giorno dopo i fatti, avrebbe mostrato alla sorella di Hasib le foto scattate dagli agenti in casa. Solo una foto non viene fatta vedere alla ragazza, «perché troppo macabra», così l’ha definita uno degli agenti. Potrebbe essere la foto del corpo di Hasib in una pozza di sangue.  

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