In quattro sono stati arrestati dalla Polizia di stato, ma il giudice ha disposto i domiciliari. Brutalità gratuita, rivali pestati a sangue e quel calcio ‘circolare’ ad un passante inerme.
- Ai trapper nemici viene riservato un trattamento raggelante. E' il 7 marzo 2020 quando in sei entrano in una sala registrazione e riempiono di calci e pugni tre ragazzi.
- Ai domiciliari sono finiti Manuel Parrini, Tiziano Barilotti, Alex Refice, Ilunga Omar Nguale. Pugili e trapper che sui social esibiscono aggressioni, orrori come trofei.
- Parrini e Refice si macchiano di un altro episodio macabro. Picchiano un cittadino straniero, non ancora identificato, Refice lo colpisce con un violentissimo calcio e postano l'agguato sui social con il titolo «Questo è un uomo? Wasted (sprecato)»
Ai trapper nemici viene riservato un trattamento raggelante. E' il 7 marzo 2020 quando in sei entrano in una sala registrazione e riempiono di calci e pugni tre ragazzi. Per questo episodio e un altro, anche questo, di gratuita brutalità, commesso con l'aggravante razziale, quattro trapper sono stati arrestati dalla squadra mobile di Roma. Ai domiciliari sono finiti Manuel Parrini, Tiziano Barilotti, Alex Refice, Ilunga Omar Nguale.
Pugili e trapper che sui social esibiscono aggressioni, orrori come trofei. Le violenze vengono commesse nei confronti di tre 'rivali', Gabriele Magi ( in passato anche lui condannato per rapina e lesioni, ndr), Vittorio Polazzo e Andrea Mazzanti. Sono costretti ad interrompere le prove musicali, vengono picchiati e i carnefici gli riversano addosso liquidi e detergenti. Ma non è finita.
Parrini e Refice si macchiano di un altro episodio macabro. Picchiano un cittadino straniero, non ancora identificato, Refice lo colpisce con un violentissimo calcio, definito circolare, e, come per la prima aggressione, postano l'agguato sui social con il titolo «Questo è un uomo? Wasted (sprecato)», si sente il commento del Parrini che dice: «No frà (fratello, ndr), perché fai questa cosa». L'inchiesta della Digos inizia dopo la pubblicazione dei video sui social. I soggetti vengono, facilmente, identificati perché noti alle forze dell'ordine.
Il primo è Alex Refice, conosciuto con lo pseudonomo di Sayanbull, carico di precedenti ed esperto di kickboxing. Con lui ci sono Barilotti, Parrini e Ilunga. Durante il pestaggio si accaniscono su Gabriele Magi, detto Gallagher. Il titolare del locale racconta «hanno suonato alla porta e sono andato ad aprire pensando fossero dei miei amici...ha fatto irruzione un gruppo di 6 persone, tutti molto grossi, muscolosi con fare molto aggressivo e minaccioso...hanno immediamente chiuso la porta probabilmente per non far vedere da fuori cosa stesse succedendo (…) due o tre di loro hanno comininciato ad aggredire violentemente e principalmente Gallagher e poi se la sono presa anche con Wok (…) Non so dire quanto sia durata l'aggressione perché ero troppo spaventato».
Solo Vittorio Polazzo si è salvato perché minorenne e ha raccontato: «Scorreva tantissimo del suo sangue ( di Magi, ndr) a terra». La ragione della spedizione punitiva è solo una questione di fama. «In questo momento sono il trapper più hype (più influencer e più ricercato)», racconta Magi agli inquirenti.
Gli aggressori non hanno alcun problema a pubblicare video e selfie della loro azione, è il sigillo social della loro superiorità fisica e che, ora, gli inquirenti usano come prova indagandoli per sequestro di persona e violenza privata. Il motivo, del tutto inconsistente e falso, era la sottrazione ad altri soggetti di alcuni vestiti, circostanza poi smentita in fase di indagine, era solo un pretesto per giustificare l’azione punitiva.
Anche l'altro episodio di violenza connota l'identità di questi giovanissimi. Se non è finita in tragedia è solo un caso. In strada sferrano un calcio ad un cittadino straniero. Il video pubblicato sui social ha questo titolo:«Sayanbull dà un calcio in faccia ad un bangladino senza motivo».
Il pubblico ministero scrive:«La pubblicità di tale gesto violento e discriminatorio, ed il grande numero di visualizzazioni ottenute, costituiscono un grave e palese tentativo di incitamento all'odio etnico e razziale che potrebbe innescare in alcuni degli utenti l'emulazione del gesto, specialmente negli ambienti più radicalizzati dove già cova la rabbia verso lo straniero».
Non è la prima volta. Parrini e Refice, hanno un precedente per lesioni gravissime con deformazione permanente del viso della vittima. Entrambi, lo scorso dicembre, sono stati protagonisti anche di un altro episodio di violenza ai danni di un barista. Un agguato, raccontato dal Messaggero, che ha pubblicato anche i video degli episodi violenti, che ha sfregiato il volto della vittima che ha raccontato la rabbia per l’immediata liberazione dei due dopo la violenza.
«Quando il mio collega Andrea e io abbiamo invitato quei due a uscire, dirigendoci verso l'uscita mi hanno colpito alle spalle, a sangue freddo. Sto qua in ospedale su una barella di pronto soccorso aspettando che si liberi un posto, sono sconvolto. Un amico mi ha fatto vedere quei video strafottenti, inopportuni.
E al dolore fisico si è aggiunta tanta indignazione», ha raccontato il barista. Il giorno dopo sui social gli aggressori raccontavano la storia a modo loro dicendosi ubriachi e insultando i giornalisti. Ora, per altri due episodi di violenza, sono ai domiciliari.
© Riproduzione riservata