Come si diventa re del narcotraffico? Come si resta boss per oltre tre decenni? Michele Senese, detto 'o pazzo, a Roma, è re dagli anni ottanta, graziato dalla finta follia e da complici coperti
- «Assolve Senese Michele dalle imputazioni a lui in rubrica ascritte perché trattasi di persona non imputabile in quanto al momento del fatto era, per infermità, in tale 'stato di mente da escludere la capacità di intendere e di volere'», si legge in una sentenza risalente al 1996, quasi 25 anni fa.
- «Ma quale pazzo, è un professore del crimine, spietato che si è comprato la sua pazzia con i soldi», dice a Domani un ex affiliato al clan Moccia, oggi collaboratore di giustizia.
- Le poche indagini avviate sui presunti complici non sono mai arrivate a sentenze di condanna, Senese è stato re per oltre un quarto di secolo grazie al tedesco e alle pratiche ascetiche.
«Assolve Senese Michele dalle imputazioni a lui in rubrica ascritte perché trattasi di persona non imputabile in quanto al momento del fatto era, per infermità, in tale 'stato di mente da escludere la capacità di intendere e di volere'», si legge in una sentenza risalente al 1996, quasi 25 anni fa. Poche righe per spiegare oltre tre decenni di potere criminale, per spiegare come si può fare il re per oltre un terzo di secolo entrando e uscendo dal carcere, collezionando assoluzioni, finendo ricoverato in ospedali psichiatrici dove il dominio criminale non tramonta. «Ma quale pazzo, è un professore del crimine che si è comprato la sua pazzia con i soldi. Michelino, a Roma, lo rispettavano tutti. L'ho incontrato due volte, per la famiglia era un senatore», dice a Domani un ex affiliato al clan Moccia, oggi collaboratore di giustizia. L'ultima volta che si è parlato di Senese è stato pochi giorni fa quando 'o pazzo è stato raggiunto da una nuova ordinanza di arresto in carcere, dove è detenuto dal 2013 per l'omicidio del criminale Giuseppe Carlino. I Senese comandavano ancora a Roma grazie ai luogotenenti del boss.
Ma come è riuscito a restare re da metà degli anni ottanta quando si è trasferito a Roma? Abilità, certo, come quando asseriva di parlare tedesco, come quando praticava yoga, come quando 'conquistava' il cuore degli assistenti sociali. L'abilità non basta, servono anche diffusi stadi di connivenze che hanno trasformato Michele Senese, da Afragola, storico affiliato al clan Moccia, in uno dei satrapi criminali di Roma, con base operativa nella zona sud della capitale, meglio conosciuto come 'o pazzo, di mestiere, narcotrafficante di droga. Pazzo e padre della camorra romana, allo stato di follia che l'ha aiutato nella sistematica fuga dalle maglie della giustizia ha contribuito il suo trasferimento nella capitale dove, per prefetti e giudici, per decenni, la mafia non è esistita e Senese ha vissuto tranquillo da re pazzo e mai mafioso. I due fattori che hanno trasformato Senese in un caso di studio quasi unico nel panorama criminale sono: la sua follia e la romanità.
La camorra romana
«C'era una squadretta della morte, composta da Carlucciello, Mauro Franzese, Tore 'a carogna, Michele Senese. Quest'ultimo attualmente sta a Roma e gestisce il danaro dei Moccia, lo presta, oltre a ciò, traffica droga», racconta Salvatore Scafuto pentito del clan nel lontano 2008. Senese diventa re presto. Partecipa alla guerra di camorra tra nuova famiglia e Nco, nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Si consuma negli anni ottanta e lascia a terra 1.600 morti ammazzati. Senese appartiene al clan Moccia, federato con la nuova famiglia. Del clan Moccia ‘o pazzo diventa il luogotenente a Roma.
La guerra di camorra consumatasi negli anni ottanta viene ricostruita in una sentenza della Corte di assise di Napoli, nel 2001, processo dal quale Senese viene assolto «per vizio totale di mente e sottoposto alla misura di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario». «Ma Michele dove sta?» si chiede un affiliato nel 2012 e Gennaro Tuccillo, membro apicale del clan, risponde: «Sta in clinica, libero però». Così per chiarire come dal gruppo criminale venivano vissute le 'detenzioni' morbide da finto pazzo di Senese che si trasferisce nella capitale a metà anni ottanta e diventa il referente del clan. A Roma si sta bene, la mafia, a detta di prefetti è fenomeno marginale e non radicato e così si può fare carriera.
Una carriera costellata da assoluzioni per la malattia mentale e archiviazioni. Senese è stato amico di Enrico Nicoletti, cassiere della Banda della Magliana e morto in questi giorni, degli 'ndranghetisti come Parrello Candeloro, dei boss della mafia siciliana, dei Casalesi, di Massimo Carminati. Suo allievo è stato Fabrizio Piscitelli, detto diabolik, e tutto il suo gruppo di fascisti narcotrafficanti. Nella capitale tesseva relazioni, favoriva accordi di pace e faceva la bella vita.
Per capire come funziona la malavita a Roma bisogna rileggere una intercettazione che riporta la conversazione tra un altro vecchio amico di 'o pazzo, Luigi Esposito, detto Gigino 'a nacchella, legato al clan camorristico Licciardi, e il figlio Luigi. «I romani sai perché non fanno mai (le associazioni a delinquere di stampo mafioso, ndr) loro sono a gruppo, però fanno tutto, poi stoppano (….) invece noi teniamo la mentalità che noi dobbiamo fare il malavitoso (…) se voi state là, no? Dovete fare il romano», dice il boss al figlio. Senese a Roma ha fatto il romano. Michelino 'o pazzo è sportivo, veste bene, «è smargiasso come tutti quelli afragolesi», racconta un collaboratore di giustizia. Dopo 40 anni Senese è ancora re come emerge dall'ultima indagine dei carabinieri del Comando provinciale di Roma che hanno portato all'arresto di 28 persone, 84 sono gli indagati, in una inchiesta della Procura di Roma. Gli affiliati lo definiscono «Capo indiscusso della malavita romana», «il capo di Roma!», «il boss della Camorra romana! Comanda tutto lui!».
La follia tra tedesco e yoga
Ha passato una vita da impunito fingendosi pazzo a causa di un vecchio incidente giovanile che, ogni volta, il narcos Senese usava evitando condanne e detenzione. Già sette anni fa mi occupai di Senese, allora libero, ripercorrendo le sue fantasiose conversazioni con gli assistenti sociali. «Io quando esco me ne vorrei andare in Germania… Cosa farei? Beh, io ho la pensione, potrei vivere tranquillo, fare le passeggiate… No, il tedesco non l’ho studiato però una volta mi sono svegliato la mattina e parlavo tedesco». La frase sussurrata ad un perito, a fine anni novanta durante la detenzione a Rebibbia, è firmata proprio da Michele Senese durante un colloquio. Senese, nel 1992, si è visto riconoscere l’invalidità civile per “schizofrenia paranoide”, girando diversi ospedali psichiatrici. Si è affidato a noti professionisti del ramo, in un lontano passato anche a Peppino Lavitola, padre di Valter.
Dalle perizie emergeva la follia di Senese e, allora, niente processo oppure detenzione in clinica. A fine anni novanta è a Rebibbia dove frequenta, perfino, un corso di yoga. Bisogna immaginarselo un narcotrafficante, rapinatore, omicida che alza le braccia e avvia la pratica ascetica. Fa amicizia con un'assistente sociale e dal suo cellulare partiranno le telefonate al gruppo di fuoco che ha vendicato la morte del fratello Gennaro Senese, sgozzato nel 1997, da Francesco Carlino per una questione di droga e corna. Gennaro Senese aveva una storia con la moglie di Francesco Carlino e questo arma, insieme a un debito per una partita di stupefacenti, la mano dei Carlino. I Senese e i Carlino erano soci in affari prima del delitto di passione. ‘
O pazzo dopo l’uccisione di Gennaro Senese vuole la vendetta, racconta il pentito Sebastiano Cassia, e chiede a Giuseppe Carlino che l’unica soluzione per lavare il sangue è uccidere la donna causa di ogni male. Finisce diversamente. Francesco Carlino scappa in Spagna e Michele 'o pazzo pianifica l'omicidio di Giuseppe Carlino, avvenuto nel 2001, mentre si trova nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo fiorentino. Un'inchiesta quella sull'omicidio di Carlino a carico di Senese che si arena continuamente, viene archiviata una prima volta nel 2003, poi altre tre volte nonostante la presenza di un collaboratore di giustizia e riscontri telefonici.
Ne servirà un altro di pentito per evitare la stessa sorte all'indagine. Per quell'omicidio, grazie a questa sequela di archiviazioni, Senese viene arrestato solo nel 2013. In quel periodo 'o pazzo veniva da mesi di libertà, era riuscito a evitare il peggio anche in un’altra inchiesta. Nel 2009 era stato arrestato nell'operazione Orchidea per mafia e traffico internazionale di droga, prima viene assolto per mafia e poi in secondo grado viene ridotta la pena a 8 anni. Dal carcere, grazie a una decisione della Corte di appello di Roma, viene trasferito in una clinica nella capitale. Una vita fortunata. Le poche indagini avviate sui presunti complici non sono mai arrivate a sentenze di condanna. Alla fine Senese, a Roma, è stato re per oltre un terzo di secolo grazie al tedesco e alle pratiche ascetiche.
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