Il 31 maggio scorso con un decreto firmato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, dal ministro dello sport, Andrea Abodi, e alla coesione territoriale e al Sud, Raffaele Fitto, è stata istituita la figura del Commissario straordinario per i Giochi del Mediterraneo che si terranno in Puglia nell’estate del 2026. Il prescelto è Massimo Ferrarese. Già presidente di Confindustria Brindisi, poi in politica come presidente della stessa provincia, è il “patron” dal 1980 della Prefabbricati Pugliesi Srl, azienda leader nel commercio di calcestruzzo, di manufatti cementizi e di tutti i prodotti necessari all’edilizia, ma anche nella costruzione di strade, ponti, con centinaia di dipendenti e milioni di euro di fatturato all’anno.

Ma per questa attività di imprenditore Ferrarese, ha scoperto Domani, è imputato in un processo che si sta svolgendo al tribunale di Brindisi. Accusato di omicidio colposo per la morte di un lavoratore.

Motivi di opportunità 

Ferrarese è accusato da imprenditore di «non aver accertato l’idoneità delle opere eseguite dal Committente o da terzi sottostanti, procedendo nonostante tutto al montaggio dei propri manufatti orizzontali (travi e tegoli) con l’esecuzione dell’opera richiesta», come si legge nel capo di imputazione contestato a Ferrarese per la morte di Francesco Mastrovito. Sarà lui a dover sovraintendere, in qualche modo, ai lavori per le numerose infrastrutture e opere pubbliche previste da un maxi evento come lo sono i Giochi del Mediterraneo, che comprenderanno la costruzione di nuovi impianti sportivi, piscine e campi da calcio. 

A questi motivi di opportunità, si allungano, poi, le ombre di conflitto di interesse, date dal fatto che la Prefabbricati Pugliesi Srl è una quasi monopolista nel settore edilizio, in quel territorio lungo il confine tra le province di Brindisi e Taranto dove si terranno la maggior parte delle gare e in cui saranno affidate la maggior parte dei lavori e delle opere con le procedure di emergenza previste dalla normativa commissariale.

Ferrarese, attraverso il suo avvocato, Luca Perrone, ha scelto di non replicare a Domani, In tutti i casi, stando ai documenti della Camera di Commercio di Brindisi, oggi Massimo Ferrarese non detiene quote nella società Prefabbricati Pugliesi Srl, che è di proprietà per il 51 per cento da Giuliana D’Antona, la moglie del commissario, e per il restante 49 per cento da Marinella d’Antona. E sono forse motivi di opportunità che hanno suggerito questa intestazione, date le cariche politiche rivestite in passato e in qualche modo anche oggi, dall’imprenditore. Motivi che il governo non ha preso neppure in considerazione, vista la nomina ormai ufficiale con tanto di decreto. 

Omicidio colposo

Tornando ai fatti per cui Ferrarese è imputato. È il 26 gennaio 2021, all’interno di un cantiere di un capannone ancora in costruzione che ospiterà un autosalone. A San Michele Salentino, seimila abitanti in provincia di Brindisi.

Quel giorno, Matrovito, 50 anni, aveva iniziato la sua attività lavorativa nella struttura prefabbricata come titolare della ditta individuale che aveva il compito di fornire il calcestruzzo; e l’aveva cominciata azionando l’autopompa (con braccio a cinque sezioni e proboscide in gomma finale) per il getto del calcestruzzo. D’improvviso, però, i tre metri cubi di calcestruzzo posati qualche ora prima si erano staccati dal lastrico solare di copertura adiacente al capannone e quasi l’intero prefabbricato era crollato, con i detriti che avevano riempito un’area pari a 200 metri quadri ed erano arrivati fino al luogo in cui si trovavano Mastrovito e gli operai dell’impresa Padula che stavano effettuando i lavori. Travolti da quella valanga di detriti. 

L’incidente avviene alle ore 12.35, mezz’ora dopo Mastrovito muore a causa di un politrauma che ne ha schiacciato il capo e l’addome. I suoi colleghi di sventura, invece, Claudio Garganese, Pietro Faggiano, Luciano Leone, lo stesso titolare della ditta, Domenico Padula, riporteranno gravi lesioni e fratture, agli arti, in particolare. Ora, dopo due anni di indagini condotte dai carabinieri dello Spesal di Brindisi e le perizie richieste dal sostituto procuratore della città pugliese, Alfredo Manca, lo stesso giudice ha chiesto il rinvio a giudizio in aula per quattro persone, tutte accusate di omicidio colposo e lesioni colpose gravi. Siamo ancora nelle fasi iniziali del giudizio, comunque, e il prossimo 19 ottobre si terrà un’altra udienza davanti al giudice per le udienze preliminari, Stefania De Angelis.

Imputati

Insieme a Ferrarese, sul banco degli imputati si trova Domenico Padula, il titolare dell’impresa, che è anche parte offesa nel giudizio, avendo riportato ferite gravi anche lui, ed è accusato di «negligenza, imperizia e imprudenza». Perché, si legge ancora nel capo di imputazione: «Non completava le opere oggetto di appalto in quanto non realizzava il “collarino” di collegamento tra il pilastro posto in angolo sul prospetto est, e il plinto sottostante, rendendo di fatto il pilastro scollegato rispetto alla fondazione e poggiato solo per gravità sulla stessa e quindi “ballerino”».

Gli esiti della relazione tecnica commissionata dai magistrati ai periti, Rodolfo Burattini e Francesco Pierpaolo Clary, hanno «confermato l’assenza del collarino in calcestruzzo armato di collegamento della base del pilastro con il plinto di fondazione». Si legge ancora nella relazione: «E con la sola presenza dei ferri di armatura che si presentano ossidati e deformati, oltre alla “sbeccatura” degli spigoli in calcestruzzo di base dello stesso pilastro».

Abbastanza per definire le accuse nei confronti anche degli altri imputati, quelle di mancata vigilanza, cioè, oltre che di negligenza, imperizia ed imprudenza. Accuse addebitate a Giuseppe Mazzotta, l’ingegnere direttore dei lavori.  E, accusato, di aver omesso il piano di coordinamento e sicurezza, anche l’ingegner Stefano Barletta. Oltre, appunto all’imputato che potremmo definire eccellente, Massimo Ferrarese, il nuovo Commissario voluto dal Governo Meloni per “gestire” i Giochi del Mediterraneo 2026. 

Il gran ballo dei Giochi

A Taranto, intanto, dove il sindaco democratico della Città, Rinaldo Melucci, è anche presidente del Comitato organizzatore, Taranto-2026, ha manifestato qualche giorno fa in una lettera pubblicata sul sito ufficiale del Comune ed indirizzata al Commissario governativo, «una forte preoccupazione per il tempo che scorre, nella mancanza di evidenza delle coperture finanziarie stabilite per la grande manifestazione internazionale in parola, che tutti riteniamo ormai essere di grande valore geopolitico per gli interessi ultimi del nostro sistema Paese», ha scritto Melucci. 

Parole di fuoco, quello del sindaco, pronunciate in risposta alle critiche piovute negli ultimi mesi da esponenti del Governo centrale, e dallo stesso Commissario, agli enti locali coinvolti, che, in tutti casi, si trovano tuttora in attesa di ricevere le risorse, 150 milioni di euro. Le somme in questione sono state già impegnate dal Parlamento agli inizi del 2022 e non sono stati ancora assegnati ai comuni beneficiari.  Così, molti enti hanno già anticipato i soldi, in tempo, per adeguare ai Giochi i loro palazzetti dello sport. 

Ora, quindi, come prima cosa il neo commissario dovrà farsi sbloccare attraverso un Dpcm del Governo le risorse da assegnare. Intanto, sullo sfondo del gran ballo delle risorse dei Giochi del Mediterraneo, ci sono le elezioni regionali che in Puglia si terranno nella primavera del 2025 e con i colonnelli pugliesi di Fratelli d’Italia (gli stessi che hanno sponsorizzato la nomina die Ferrarese) che hanno già lanciato la sfida agli amministratori locali del partito democratico, con il presidente della regione Michele Emiliano che vuole il terzo mandato come De Luca, in testa tra gli obiettivi. 

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