- Patrick Zaki è arrivato in Italia. È atterrato intorno alle cinque del pomeriggio all’aeroporto di Malpensa.
- «È il giorno più bello della mia vita» dice, mentre con un abito e la cravatta rossa, cammina scortato dalla polizia per oltrepassare l’agguerrito capannello di giornalisti.
- Zaki si è subito diretto a Bologna, dove, alla sala del rettorato, l’ateneo che tanto ha lottato per la sua liberazione ha preparato una festosa accoglienza.
Quando Patrick Zaki esce dalle porte automatiche degli arrivi di Malpensa, non sembra quasi vero.
«È il giorno più bello della mia vita» dice, mentre con un abito e la cravatta rossa, cammina scortato dalla polizia per oltrepassare l’agguerrito capannello di giornalisti. Ci vediamo a Bologna», dice. Sono da poco passate le cinque del pomeriggio e Zaki si infila nel van nero con la sorella Marize e la fidanzata Reny, con cui ha preso il volo dall’aeroporto del Cairo.
Ad accompagnarlo a Bologna, dopo aver aspettato per più di un’ora allo scalo milanese, sono il rettore dell’Alma Mater, Giovanni Molari, e la docente Rita Monticelli, la tutor del ricercatore al master GEMMA (che Patrick ha terminato il 5 luglio laureandosi in videoconferenza).
«Sono stati tre anni molto duri e ora ci godiamo un po’ di questa gioia», dice la professoressa Monticelli prima di partire per la città emiliana. «Abbiamo un sacco di cose da raccontarci ma finalmente avremo il tempo di parlare di persona. Spero che Patrick, nel suo futuro, possa fare tutto quello che desidera».
A Bologna dopo 1.262 giorni
Zaki è finalmente sul suolo italiano. In carne e ossa dopo 1262 giorni di assenza.
Le foto e le illustrazioni del suo volto hanno fatto il giro d’Italia. Sono rimaste appese sui palazzi dei municipi, sui monumenti, in una delle campagne della società civile più importante degli ultimi decenni.
La sua sagoma disegnata è stata usata in tutti i modi possibili, persino come distanziatore per i posti nelle sale studio dell’Università di Bologna.
La forza di questo movimento civico è testimoniato dalla signora Manuela. È arrivata da Carugate con il marito e ha aspettato il giovane ricercatore all’aeroporto.
«Ho seguito e sostenuto la campagna per la sua liberazione sin dall’inizio», dice trattenendo le lacrime. «Era importante essere qui, d’altronde Patrick potrebbe essere mio figlio».
L’ateneo di Bologna ha gestito l’arrivo del ricercatore con molta sobrietà. Nessun punto stampa a Milano.
Si fa tutto a Bologna alla sala del rettorato. Qui Zaki ha potuto finalmente ricevere la pergamena della sua laurea. Nel suo intervento, ha chiesto verità per Giulio Regeni e ha battezzato Bologna come città della libertà. Ha anche parlato delle responsabilità dlel’Ue e dell’Italia sull’immigrazione, e ha ricordato gli altri detenuti politici come Alaa Abdel Fattah.
Patrick, dopo la conferenza al rettorato, è atteso per un breve giro a Piazza Maggiore dove è allestito il palco del consueto Cinema sotto le stelle. Ci sarà poi una festa il 30 luglio prossimo in piazza Maggiore.
La fine di un calvario
Si chiude così, in una domenica di luglio, un calvario durato più di tre anni. E si chiude anche la settimana che ha segnato la svolta improvvisa, e definitiva, del caso. Martedì la condanna a tre anni di carcere per «diffusione di notizie false», dopo che il processo si era protratto per 11 udienze, e poi - il giorno dopo - la grazia presidenziale.
Giovedì il rilascio del ricercatore e poi l’organizzazione del viaggio verso l’Italia con tanto di polemiche per la scelta di aver rifiutato il volo di stato offerto dal governo italiano.
Infine, i giorni di attesa. Patrick doveva arrivare sabato mattina a Bologna ma poi ha dovuto attendere sino alle 12 del giorno dopo per sbrigare le ultime pratiche e risolvere, con le autorità egiziane, il divieto di viaggio che aveva dall’inizio del suo caso giudiziario.
Solo questa mattina, quindi, ha potuto ripassare il Terminal 3 dell’aeroporto della capitale; lo stesso dove era stato fermato e fatto sparire dalle autorità egiziane, il 7 febbraio del 2020.
Ha preso l’aereo Egyptair delle 12.40, quaranta minuti dopo la scadenza del travel ban. Il saluto alla mamma Hala commossa all’esterno e poi la partenza, per la prima volta in tre anni da cittadino libero.
«Sono felice di essere sulla via verso l’Italia. Un grazie a Bologna, un grazie a tutti, un grazie agli italiani che hanno lavorato in questi tre anni per giungere a questo momento», ha detto prima dell’imbarco. Zaki ha rivolto parole di ringraziamento anche all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni: «Un grazie al governo italiano per quello che ha fatto negli ultimi giorni, ho veramente apprezzato tutto quello che hanno fatto» e alla «diplomazia italiana in Egitto».
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