Campagna di prevenzione al palo. Non è possibile, però, sapere quanto è costato in totale questo spreco: la spesa per l’acquisto dei vaccini è stata secretata
L’ultima campagna vaccinale anti-Covid non è praticamente mai partita. I centri sono chiusi, le persone hanno difficoltà a reperire informazioni. I contagi vanno su e giù, senza far scattare un vero allarme.
Nel frattempo gli anziani e più fragili restano fortemente a rischio, ma il governo Meloni non si interessa della prevenzione.
Così, qualcosa come 80 tonnellate di farmaci, vaccini e anticorpi monoclonali sono destinati al macero per un costo di 79mila euro per lo smaltimento delle dosi che non sono state utilizzate.
Non è possibile, però, sapere quanto è costato in totale questo spreco: la spesa per l’acquisto dei vaccini è stata secretata. Sembra uno scherzo di cattivo gusto, visto quello che abbiamo vissuto fino a non molti mesi fa a causa di una pandemia che ha messo in ginocchio tutto il mondo.
Campagna flop
Invece no, è tutto nero su bianco in una determina del ministero della Salute, che Domani ha potuto visionare. L’atto in questione è stato firmato dal direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia, volto mediatico dell’era pandemica nelle vesti di direttore dello Spallanzani.
Lo smaltimento si è reso necessario, a quanto pare, a causa, si legge nel documento ministeriale, della «flessione negativa della precedente campagna vaccinale e della conseguente scadenza di un consistente numero di dosi di vaccini (formulazione originale, omicron BA.1 e omicron BA.4/5)». Senza dimenticare, ancora, «i livelli di stoccaggio raggiunti presso i magazzini all’uopo dedicati».
Ecco perché, come detto, il ministero ha deciso di stipulare «un contratto per l’affidamento del servizio di raccolta, trasporto e conferimento ad impianti di smaltimento autorizzati, di farmaci, anticorpi monoclonali e vaccini anti Covid-19 scaduti e in scadenza, presso i magazzini di scorta nazionale». Per un totale, come detto, di 80mila kg di prodotti che adesso dovranno andare al macero. Un numero che certifica il naufragio della campagna vaccinale.
La lettera del ministero
Certo, che qualcosa sia andato storto nella gestione è stato lo stesso ministero, però, ad ammetterlo il 3 novembre scorso in una lettera, firmata peraltro dallo stesso Vaia, inviata a tutti gli assessorati regionali alla Sanità in cui si legge di un «andamento dell’attuale campagna vaccinale anti Covd-19» che «vede ancora un ridotto numero di vaccinazioni». Questo flop non sembra imputabile ai cittadini. Tanto è vero che lo stesso direttore generale ammette che proprio a lui «sin dall’inizio della campagna 2023-24, giungono giornalmente segnalazioni da parte dei cittadini in merito a difficoltà di accesso alla vaccinazione».
Ecco perché, scrive Vaia, «si raccomanda di implementare le più opportune misure organizzative, con particolare riferimento alla collaborazione operativa dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e delle farmacie, atte a garantire una maggiore offerta attiva della vaccinazione alle persone a rischio di sviluppare forme gravi della malattia. Si raccomanda, inoltre, di rafforzare le attività di comunicazione e informazione e di rendere possibile ai cittadini la prenotazione della vaccinazione anti Covid-19 tramite piattaforma regionale online».
Il contratto
Nulla di tutto questo, però, è stato fatto a cura delle singole Regioni. La campagna vaccinale, da un capo all’altro del paese, ha visto una partecipazione molto ridotto da parte dei cittadini, in gra n parte ben poco sensibili ai rischi del virus. Tanto che ora il ministero ha deciso di buttare via, nel vero senso della parola, gli 80mila kg di vaccini, farmaci e anticorpi monoclonali, che sono stati inviati per lo smaltimento nei depositi autorizzati. A occuparsene, per un importo massimo di 79mila euro, sarà la Tellus Ecology, una società che opera nel settore del trattamento dei rifiuti speciali. Toccherà quindi a Ecology comunicare il costo per smaltimento al chilogrammo e il costo per ritiro e trasporto.
Domani ha chiesto conto di tale decisione. E il dicastero guidato da Orazio Schillaci ha fatto sapere che «la scorta di vaccini e farmaci è elemento essenziale della preparedness. Il ministero, anche sulla base delle nuove evidenze epidemiologiche, sta definendo le scorte in base a quanto effettivamente necessario». In ogni caso – è la risposta – gli stessi vaccini «verranno smaltiti solo a seguito della scadenza».
Non è peraltro la prima volta che una gran quantità di vaccini anti Covid inutilizzati devono essere mandati al macero.
Soldi e segreti
Lo stesso ministero riconosce che «nella gestione della fase post emergenziale a cura della cessata “Unità per il completamento della campagna vaccinale”, quest’ultima aveva provveduto allo smaltimento di circa 60.000 kg di vaccini/farmaci scaduti».
Al di là di come sia andata e della legittimità della decisione, resta però una domanda a cui dover rispondere: quanto sono costati i vaccini e gli anticorpi finiti negli impianti di smaltimento. Parliamo a questo punto, in totale, di 140 tonnellate. Purtroppo, però, ricorda lo stesso ministero, «i dati relativi ai contratti di acquisto di vaccini e farmaci anti Covid-19 risultano secretati dalla Commissione europea». Tutto sotto chiave. Impossibile fornire anche solo una stima.
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