Un mare senza confini, attraversato da rotte commerciali e da migrazioni di popoli. La vite ha accompagnato per secoli gli spostamenti degli uomini e ha trovato nei paesi affacciati sul Mare Nostrum nuove terre d’adozione
Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani e in edicola
Solcare il Mediterraneo lungo le antiche rotte è un affascinante viaggio nel tempo. Un’immersione nella storia, in miti e leggende millenarie. Se non ci si smarrisce nella superficie dell’ammaliante bellezza del paesaggio, il Mare Nostrum apre le porte a un’esperienza ricca di testimonianze delle civiltà che hanno abitato le sue sponde.
Popoli che ci hanno lasciato in eredità manufatti e opere d’arte di inestimabile valore, insieme a un patrimonio di cultura e conoscenza. Un mare che ha favorito scambi e contaminazioni, tessendo le indissolubili trame di un’identità comune. La vite, l’olivo e i cereali, ancora oggi caratterizzano il paesaggio dei paesi costieri e costituiscono il segno d’appartenenza alla cultura di quest’area del mondo. Una tradizione antica, che per quanto riguarda la vite, è iniziata circa 11mila anni fa nella regione caucasica e nelle vicine terre di Siria, Libano e Palestina. Proprio da questi primi centri di domesticazione, la vite si è poi diffusa negli altri paesi del Mediterraneo, soprattutto grazie alla coraggiosa intraprendenza degli antichi navigatori.
Un mare senza confini, attraversato da rotte commerciali e da migrazioni di popoli. La vite ha accompagnato per secoli gli spostamenti degli uomini e ha trovato nei paesi affacciati sul Mare Nostrum nuove terre d’adozione. Navigare in Mediterraneo regala il piacere di gettare l’àncora in prossimità di antichi vigneti, testimonianza dei secoli passati. Isole e baie costiere offrono, non solo magnifici approdi, ma anche grandi vini legati alla storia dei luoghi.
La Grecia
È il caso di Santorini, l’isola mitica dell’Egeo. L’aspetto attuale della più remota delle Cicladi è il risultato di un immenso cataclisma. Attorno al 1600 a.C., una violenta eruzione ha fatto collassare la grande caldera, lasciando solo i bordi del cratere dell’antico vulcano. Sulle scure sabbie vulcaniche battute dal Meltemi, la vite viene coltivata a terra, con tralci piegati a formare una sorta di canestro. Santorini è la patria dell’Assyrtiko, una varietà a bacca bianca che dona vini straordinari, freschi, vibranti, agrumati e salini. Se dal cuore dell’Egeo navighiamo verso la costa turca in direzione di Smirne, incontriamo l’isola di Samos, da sempre famosa per i suoi vini dolci a base di Moscato, una delle uve più antiche e diffuse in tutto il Mediterraneo.
Morbidi e vellutati, i vini di Samos conquistano con profumi suadenti e i ricchi aromi fruttati. Con la prua rivolta a sudovest, attraversiamo tutto l’Egeo per approdare sulle coste orientali del Peloponneso, fino alla piccola penisola che ospita l’antico borgo di Monembasìa. Un porto così importante nella storia enologica da aver dato il nome a un vino: la Malvasia. Da qui partivano per i principali scali del Mediterraneo i vini dolci genericamente conosciuti come Malvasie, secondo l’antica consuetudine che legava il nome di un vino al luogo di provenienza.
La sua diffusione l’ha portata dalla Grecia a Lipari, in Calabria, in Sardegna, in Croazia, in Catalogna, alle isole Baleari, alle Canarie e a Madeira. Un vero vitigno nomade, che ha colonizzato il Mediterraneo, per spingersi anche oltre le colonne d’Ercole. Seguendo la rotta da est a ovest, percorsa dalle migrazioni delle popolazioni dei Fenici e dei Greci, risaliamo fino alle magnifiche vigne dell’isola di Ischia, coltivate sulle terre vulcaniche di ripidi pendii e terrazzamenti. Nel corso dell’VIII secolo a. C., i Greci fondarono Pithekoussai, sviluppando la coltivazione della vite che oggi dona splendidi bianchi a base degli antichi vitigni locali Biancolella e Forastera. Se dall’arcipelago flegreo salpiamo alla volta della punta occidentale della Sicilia, arriviamo a Mozia, dove i Fenici crearono un importante insediamento nel corso dell’VIII secolo a.C.
La piccola isola ospita alcuni magnifici vigneti affacciati sul mare. Proprio in questo luogo leggendario è nato il recente progetto Officina del Vento, creato dai tre Master of Wine italiani Gabriele Gorelli, Andrea Lonardi e Pietro Russo, che hanno recuperato un vecchio vigneto di Grillo presso lo Stagnone di Marsala per far rivivere e valorizzare le antiche tradizioni del territorio. Nel cuore del mar Tirreno, le due grandi isole, Sardegna e Corsica, custodiscono un’antica tradizione vitivinicola. A Sa Osa, in provincia di Oristano, una decina di anni fa sono stati rinvenuti vinaccioli che hanno più di 3.200 anni, testimonianza della millenaria presenza della vite in questa terra. Oggi le vigne di Vermentino che respirano il maestrale salmastro delle Bocche di Bonifacio e i vigneti di Carignano, coltivati lungo il litorale sabbioso del Sulcis, sono solo due esempi di una viticoltura fortemente legata alla storia del territorio. Risalendo tra le insenature rocciose della Corsica, da Figari ad Ajaccio, fino a Calvi, Patrimonio e Capo Corso, ritroviamo vigne incastonate in paesaggi ancora selvaggi.
La costa spagnola, dalle vigne andaluse dell’area di Cadice e Malaga, da Alicante fino alla Catalogna, regala splendidi paesaggi e vini ricchi di storia. Da qui è sufficiente attraversare il Golfo del Leone per arrivare in uno dei luoghi più antichi della viticoltura francese. A pochi chilometri da Marsiglia, fondata dai Focesi attorno al 600 a.C., troviamo il meraviglioso vigneto di Cassis, coltivato su un’alta falesia calcarea protesa nel blu del mare. Qui nascono bianchi fragranti, freschi e salini, figli del sole, del Mistral e del mare, che rispecchiano perfettamente il volto autentico del Mediterraneo.
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