Silvestro è diventato presidente della commissione bicamerale sulle questioni regionali e fa parte di quella contro le mafie. Per i carabinieri sapeva dell’allaccio abusivo, ma il senatore nega e non ha avuto conseguenze penali. Ha pagato solo il fratello
Nel passato del senatore forzista Francesco Silvestro, da poco nominato presidente della bicamerale sulle questioni regionali, non c’è solo la macchia delle frequentazioni con un boss, ma anche una vicenda che ha coinvolto l’azienda di famiglia e che ha portato alla condanna del fratello più piccolo, ma la condotta del futuro senatore è stata definita dai carabinieri come «improntata all’illegalità».
Una considerazione che non ha avuto alcuna conseguenza giudiziaria. La vicenda riguarda il furto dell’elettricità all’Enel, un episodio che risale al 2014. Lui si difende dicendo che di quella storia non sapeva niente.
Domani ha già svelato i passaggi della relazione di scioglimento per condizionamento camorristico del comune di Arzano, in provincia di Napoli, dove Silvestro veniva più volte citato. L’anno di azzeramento è il 2015 e i carabinieri avevano monitorato le frequentazioni, con tanto di foto di un incontro risalente al 2010, tra il pregiudicato Girolamo Scafuro e l’allora consigliere comunale.
Nella relazione si legge: «Nel corso delle verifiche espletate emersero significativi rapporti intercorrenti tra Scafuro e il consigliere di maggioranza (Pdl) Francesco Silvestro». L’attuale senatore replica così: «Ma quali frequentazioni? Non sono mai stato citato nei processi nei quali è stato condannato».
Nella versione di Silvestro, l’incontro non fu volontario. «C’era un bar dove stavamo parlando con il titolare, Scafuro è uscito dall’agenzia di pompe funebri, ha salutato il sindaco e io gli ho stretto la mano. Non ho niente da spartire con quel mondo».
Furto all’Enel
Silvestro tre anni fa si è candidato alle regionali in Campania ed è finito nella lista dei cosiddetti impresentabili perché imputato per tentata concussione, il processo è ancora in corso e rischia la prescrizione, secondo la difesa del senatore, nel dibattimento le intercettazioni sono state ritenute inutilizzabili.
Dopo due anni Silvestro, imprenditore nel settore dei materassi, si è preso la sua rivincita candidandosi al Senato con Forza Italia e, una volta eletto, diventando componente proprio della bicamerale d’inchiesta sulle mafie.
Ai trascorsi contenuti nella relazione riservata di scioglimento si aggiunge altro. In un’informativa dei carabinieri della locale tenenza, consegnata alla procura di Napoli nel 2015, emergeva il furto della corrente elettrica da parte dell’azienda di materassi della famiglia Silvestro, scoperto un anno prima.
«Sul medesimo Silvestro e sulla sua condotta improntata alla illegalità, va riportato il contenuto delle telefonate nel corso delle quali discutendo con tale Enzo di un possibile sopralluogo Enel presso la propria azienda per la fabbricazione di materassi gli consiglia di staccare un contatore altrimenti l’Enel si sarebbe accorta che le luci sarebbero rimaste accese», scrivevano i carabinieri.
Silvestro replica di non aver avuto alcun ruolo operativo nell’azienda, «non sapevo niente di quell’allaccio abusivo, quelle intercettazioni riguardavano un’altra cosa, una verifica di una nota attività commerciale d’Arzano».
Secondo gli inquirenti, invece, aveva avvisato un sodale del prossimo arrivo dei tecnici Enel che avrebbero scoperto l’allaccio abusivo. Il sopralluogo non veniva effettuato in quelle ore, ma il 13 ottobre 2014 con esito positivo. I tecnici scrivevano: «Avendo contezza (...) che vi fosse un allaccio abusivo si procedeva ad effettuare un controllo al cavo di alimentazione del contatore principale, di proprietà dell’Enel spa, e si accertava che il cavo era stato tagliato (...)», si legge nella relazione dei tecnici Enel in un passaggio dell’informativa.
«Tale manomissione si accertava aver provocato una mancata fatturazione di circa 340.000 Kwh che ammontano ad un valore di circa 85 mila euro (...) Da ulteriori accertamenti telematici tramite i nostri uffici di Pozzuoli si è potuto accertare che la manomissione è iniziata circa due anni fa», continua la relazione, riportata dall’informativa dei carabinieri della tenenza di Arzano.
Paga il fratello
Per il pacco all’Enel ha pagato una sola persona. Nell’informativa datata 2015 si legge: «Del furto si attribuiva la responsabilità il solo Silvestro Gianluca, fratello di Silvestro Francesco ed amministratore unico della società.
Lo stesso veniva arrestato e condannato in sede di direttissima dal tribunale di Napoli nord. Ciò non solleva il Franco Silvestro dalle sue responsabilità e dal suo pactum sceleris con il germano, personaggio rispetto a lui di prossimo profilo e apparso quasi vittima sacrificale»,
Silvestro non è mai stato indagato e non ha avuto alcuna conseguenza penale per quei fatti, di quell’azienda è rimasto comproprietario fino al 2014, ma resta la sua creatura, l’orgoglio di famiglia come racconta nelle interviste.
«Quel capannone - dice - è stato comprato all’asta ed era un disastro, dopo abbiamo subito anche un incendio per questi fili dell’Enel, un macello. È venuto fuori un gioiellino dando lavoro e recuperando quell’area, anche il generale della finanza è venuto a visitarlo».
Il senatore, dopo la nostra conversazione, ci risponde anche con una email nella quale aggiunge: «Quanto alle intercettazioni telefoniche, cui fa riferimento nella sua mail, rilevo che, fino ad oggi, non ne avevo alcuna conoscenza. Potrebbe ipotizzarsi, però, che le circostanze da Lei segnalate siano rimaste un mero elemento investigativo, privo d’ogni significato. Gli stessi commenti riportati dagli investigatori devono essere ritenuti privi di qualsivoglia valenza».
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