Silvestro è diventato presidente della commissione per le questioni regionali. In un dossier della prefettura di Napoli emergono le sue frequentazioni pericolose
L’anno è il 2010, all’epoca Francesco Silvestro era un semisconosciuto consigliere comunale del comune di Arzano, in provincia di Napoli, e un fortunato imprenditore nel settore della vendita dei materassi. In quell’anno incontrava Girolamo Scafuro, boss del clan Moccia, i camorristi che controllano il parco Verde di Caivano oltre ad avere le mani negli appalti di stato. Domani ha letto la relazione di scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Arzano e può rivelare l’incontro e i passaggi nei quali il dossier prefettizio citava il nuovo volto di Forza Italia.
Silvestro, otto anni dopo lo scioglimento per camorra dell’ente locale, è diventato il plenipotenziario del partito in Campania, ha incassato la candidatura e l’elezione al Senato e, di recente, la presidenza della commissione per gli affari regionali. Un incarico, arrivato nei giorni scorsi, che ha raccolto il plauso della maggioranza e sul quale è caduto il silenzio delle opposizioni.
L’ascesa di Silvestro è inarrestabile nonostante guai giudiziari e conflitti con la lingua italiana, non solo la presidenza della bicamerale, ma il senatore forzista è anche componente della commissione sull’industria, di quella d’inchiesta sulle morti sul lavoro, ma anche di quella che si occupa di contrasto alle mafie, presieduta dalla meloniana Chiara Colosimo. Alla bicamerale d’inchiesta sulle organizzazioni criminali basterebbe acquisire l’atto di scioglimento per scoprire le frequentazioni spericolate di un suo membro. Ma cosa c’è scritto in quel dossier prefettizio? Domani aveva già raccontato in campagna elettorale gli inciampi giudiziari di Silvestro, ma la lettura della relazione di scioglimento del comune di Arzano, datata 2015, emerge un quadro ancora più inquietante.
Il comune sciolto per camorra
La relazione di scioglimento inizia raccontando Arzano, diventata negli anni settanta «la Brianza del sud, qui trovano, tra gli altri, stabilimenti di gruppi industriali di grosse dimensioni nel settore cartiero, delle telecomunicazioni, metalmeccanico, tessile e calzaturiero». Le crisi industriali hanno colpito quel territorio già lacerato da abusivismo edilizio e dallo strapotere della camorra, in particolare dei Moccia, signori del crimine che sono diventati imprenditori in rapporto con politica e mondo economico nazionale con investimenti nel settore petrolifero e nei grandi appalti pubblici come l’alta velocità.
Non era così quel posto, alcuni studiosi fanno risalire il nome Arzano da Aer sano, aria sana, terra felix. Ha ispirato, 30 anni fa, il libro di Marcello D’Orta Io speriamo che me la cavo, dal quale è stato tratto l’omonimo film. Il comune è stato sciolto per camorra tre volte, il penultimo scioglimento è arrivato nel 2015, la relazione inizia raccontando chi si divide il territorio, i Moccia e gli scissionisti di Secondigliano, padroni del traffico di droga. Un capitolo è dedicato ai rapporti con la politica dei boss. E qui spunta anche il nome di Francesco Silvestro, il presidente della bicamerale e componente della commissione parlamentare antimafia.
L’incontro con il boss
Dopo che si consuma un duplice omicidio ad Arzano, nel 2007, emergono due figure apicali del clan Moccia «i pregiudicati Sabato Felli e Girolamo Scafuro (nato a Napoli il 2 febbraio 1978, titolare di fatto dell’omonima agenzia di pompe funebri)», si legge nella relazione che denuncia un clima di condizionamento e degrado dell’ente locale dove l’agenzia di Scafuro faceva quello che voleva anche senza le necessarie autorizzazioni.
«Chi fosse Scafuro lo sapevano tutti, il padre fu ucciso in un agguato anni prima (nel 2004) e lui ferito alla mano», racconta a Domani un ex affiliato ai Moccia. Francesco Silvestro viene citato per gli inciampi giudiziari, ma anche per altro nel capitolo titolato: «Approfondimento sulla gestione politico-amministrativa e sull’azione operata da esponenti della criminalità organizzata». In particolare si legge: «Il titolare della citata società si identifica proprio nel già citato Scafuro Girolamo, gestore di fatto dell’attività, gravato da precedenti penali per estorsione, associazione di tipo mafioso e indagato per estorsione aggravata. Nel corso delle verifiche espletate emersero significativi rapporti intercorrenti tra Scafuro e il consigliere di maggioranza (Pdl) Francesco Silvestro».
Nella relazione si parla di un marcato condizionamento operato da Scafuro su alcuni amministratori ed uffici comunali tra cui il sindaco, il quale il 29 maggio 2010 «venne notato e fotografato dagli inquirenti dell’Arma, durante un incontro avuto con lo Scafuro nei pressi dell’agenzia di pompe funebri ‘Ferone-Scafuro’, alla presenza del consigliere Silvestro». Il senatore sta affrontando anche alcuni guai giudiziari, procedimenti che si avviano verso la prescrizione e che avevano portato proprio la commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie a inserirlo nella lista dei cosiddetti impresentabili, per le regionali del 2020 in Campania . Il senatore, molto amico del parlamentare europeo di Forza Italia, Fulvio Martusciello, è sotto processo per tentata concussione, in corso davanti al tribunale di Napoli e fa riferimento proprio a fatti accaduti quando era presidente del Consiglio comunale di Arzano prima dello scioglimento per camorra.
L’accusa riguarda i rapporti con l’impresa affidataria della raccolta dei rifiuti. «Sono serenissimo, in aula dimostreremo con testimonianze e atti che nulla di indebito è stato fatto», diceva il senatore a Domani durante la campagna elettorale precisando che avrebbe chiesto all’avvocato se rinunciare o no alla prescrizione. Rinuncerà alla prescrizione? E cosa dice sui rapporti con Scafuro? Le domande inviate al senatore sono rimaste per ora senza risposta.
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