L’unico a occuparsi di carcere nel governo è il sottosegretario imputato, Andrea Delmastro Delle Vedove, e lo fa a modo suo consolidando il suo rapporto politico, anzi fisico, con il corpo della polizia penitenziaria
Nelle carceri italiane il 2024 è iniziato come l’anno appena trascorso. Gli istituti di pena restano il luogo migliore per capire il livello di disuguaglianze crescente nel nostro paese dove le morti ormai sono annunciate come quella di Matteo Concetti che si è tolto la vita avviando il contatore dell’orrore: i suicidi in cella. Il governo ignora l’inferno quotidiano dietro le sbarre, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva promesso riforme radicali, depenalizzazioni, ma dal decreto rave in poi ha solo contribuito a trasformare ulteriormente la giustizia in una questione di appartenenza sociale e di censo.
L’unico a occuparsi della questione è il sottosegretario imputato, Andrea Delmastro Delle Vedove, e lo fa a modo suo consolidando il suo rapporto politico, anzi fisico, con il corpo della polizia penitenziaria. Lo dice bene, un suo amico di sempre, Raffaele Tuttolomondo: «Noi lo amiamo e lo seguiamo. Io lo definisco più un collega che un politico perché conosce i nostri problemi più di un appartenente al corpo, amico da quando eravamo ragazzini». Un idillio che trova in provincia di Biella il suggello tra braciate, cene di sostegno, aperitivi e agenti indagati. Tuttolomondo è uno e trino, agente penitenziario, segretario di un sindacato con 5 mila iscritti, chef e organizzatore di eventi culinari per risollevare il morale delle truppe. Per Delmastro c’è sempre.
Sempre con te
Ha fatto stampare le magliette con la scritta “Io sono Delmastro”, indossate con orgoglio dagli agenti della penitenziaria, iscritti al suo sindacato, il Sinappe. Era un periodo difficile per il sottosegretario, a inizio dicembre scorso, quando è arrivato il rinvio a giudizio per il caso Cospito e le rilevazioni sui colloqui in carcere consegnati all’amico di stanza, Giovanni Donzelli.
Vicinanza che si è rinnovata, nei giorni scorsi, con il sottosegretario coinvolto nella storiaccia del capodanno più esplosivo e chiacchierato d’Italia a causa del deputato amico, Emanuele Pozzolo, e del suo colpo in canna esploso per sbaglio. A quella serata c’era anche Pablito Morello, caposcorta del sottosegretario, amico di Tuttolomondo. Delmastro non si lascia mai solo perché il sottosegretario non lascia mai solo gli agenti, si tratta di mutuo sostegno. Resta lì, nonostante l’imputazione per rivelazione di segreto, perché rappresenta per Giorgia Meloni il ponte di collegamento con la polizia penitenziaria che altrimenti sceglierebbe come riferimento politico Matteo Salvini.
Quando c’erano stati i primi avvisi di garanzia per gli agenti sospettati del pestaggio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, i due politici, all’epoca all’opposizione, si erano sfidati per ottenere il consenso degli agenti. Salvini aveva indossato la maglietta e si era precipitato davanti all’istituto per esprimere vicinanza, Delmastro lo aveva battuto proponendo, come rivelato da Domani, addirittura l’encomio solenne per gli agenti indagati. Il segretario della Lega si è arreso al momento della costituzione del governo con Delmastro che è finito proprio al ministero della Giustizia con la delega al carcere e al personale.
Aperitivo per gli indagati
In provincia di Biella c’è il regno dei Delmastro, il sottosegretario, la sorella sindaca di Rosazza, e il papà, Sandro Delmastro, avvocato ed ex senatore di An, teorico del saluto romano come gesto di ricordo e di commemorazione. «Da lui nasce l’attenzione alle nostre istanze, ci sono stati sempre vicini. Prima il papà e ora il sottosegretario che è riuscito a sbloccare un accordo fermo da 19 anni e a firmare un protocollo necessario», dice Tuttolomondo che dimentica i tagli alle indennità previsti nella scorsa finanziaria.
Il carcere di Biella è stato anche al centro delle cronache per il coinvolgimento di 23 agenti penitenziari, in una indagine, prima era stato contestato il reato di tortura, per presunti abusi su alcuni detenuti. «Molti degli indagati sono iscritti al nostro sindacato, e noi non abbiamo mai fatto mancare la vicinanza a loro e alle loro famiglie. Qualcuno non è tornato in servizio perché ha avuto un danno psicologico, a loro ho dedicato anche un brindisi a casa mia, ma non in occasione della braciata tanto chiacchierata», dice Tuttolomondo.
La braciata è la festa organizzata nel luglio scorso, dove Delmastro non ha fatto mancare il suo saluto, nel perimetro del carcere per gli agenti e le famiglie alla presenza anche di un cantante locale per allietare i presenti alla modica cifra di 15 euro. «Bisognava risollevare il morale, dare sostegno e vicinanza ai tanti agenti impegnati in turni massacranti, un modo per creare gruppo, una bella serata che ho organizzato come gestore dello spaccio del carcere», dice Tuttolomondo.
Sindacato amico di Fdi
Un sindacato vicino a Fratelli d’Italia grazie al ruolo di ponte del sottosegretario. «Come sempre il Sinappe nella giornata di ieri ha fatto la differenza coinvolgendo la polizia penitenziaria a partecipare alla cena di fratelli d’Italia sostenendo con convinzione il nostro sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Grazie a tutti per il continuo sostegno», scriveva il sindacalista sui social nel luglio scorso. Quando gli chiediamo se è iscritto al partito meloniano diventa pilatesco: «Sono sostenitore, non faccio campagna elettorale». Se lei non è iscritto Delmastro le toglie il saluto, lo sa? A questo punto Tuttolomondo non si trattiene e ride. Ora resta da abbattere il reato di tortura. «Delmastro ci ha dato garanzie che sarà modificato», dice l’amico chef, agente e sindacalista. È la prossima promessa da mantenere tra una brace e l’altra.
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