- Riportiamo un estratto delle motivazioni della sentenza di condanna a 13 anni e due mesi per l’ex sindaco di Riace Domenico Lucano: viene raccontato anche il progetto di accoglienza dei migranti a Riace.
- «Per il triennio di cui di diceva, il Comune di Riace. limitatamente al solo progetto SPRAR, avrebbe avuto diritto a fruire della somma complessiva pari ad € 831.462,00 per il sostengo e la formazione dei richiedenti asilo e rifugiati».
- «Il forte incremento di stranieri sul piccolo territorio di Riace ha naturalmente comportato una maggiorazione di risorse assegnate al predetto progetto».
Riportiamo un estratto delle motivazioni della sentenza di condanna a 13 anni e due mesi per l’ex sindaco di Riace Domenico Lucano: viene raccontato anche il progetto di accoglienza dei migranti a Riace.
Quanto al primo di quei tre progetti di cui di diceva, precisava il suddetto verbalizzante che l’attività dello SPRAR venne finanziata a livello nazionale per il triennio 2014-2016 con il decreto prima menzionato e che delle suddette sovvenzioni fruì anche il Comune di Riace, in quanto il suo Sindaco dell’epoca, LUCANO Domenico- che gestiva l’accoglienza già da anni su quel medesimo territorio- presentò “domanda di contributo relativa alla ripartizione delle risorse iscritte nel fondo nazionale per le politiche e i servizi di asilo, di cui all’art. 1 sexies e 1 septies del DL 30.12.1989, n. 416( convertito con modificazioni con la L. 28.02.1990, n. S9)' 3.
Il suddetto primo cittadino indicava sé medesimo quale responsabile del progetto, in quanto al vertice dell’Amministrazione Comunale riacese ed individuava l’ente attuatore del progetto medesimo nel1’Associazione Città Futura “G. Puglisi”- di cui risultava formale rappresentante CAPONE Antonio-, indicando Cosimina IERINO’ quale responsabile operativo nonchè addetta alla gestione della banca dati.
Il costo totale di quel progetto per ogni annualità (che prevedeva anche una forma di cofinanziamento da parte del Comune, beneficiario di quelle risorse) era pari ad:
- C 230.154,00 per l’anno 2014
- C 230.154,00 per l’anno 2015
- C 230.154,00 per l’anno 2016
Per un complessivo di C 690.462,00.
A dette somme si aggiungeva un cofinanziamento da parte del Comune, pari ad €47.000,00 per ciascuno dei tre anni, per un totale di €141.000,00.
In buona sostanza, per il triennio di cui di diceva, il Comune di Riace. limitatamente al solo progetto SPRAR, avrebbe avuto diritto a fruire della somma complessiva pari ad € 831.462,00 per il sostengo e la formazione dei richiedenti asilo e rifugiati.
Spiegava, ancora, il Ten.Col. SPORTELLI che il sistema dello SPRAR prevedeva l’attuazione di un progetto di “accoglienza integrata”, la cui finalità non si traduceva in una forma di mera assistenza dei migranti, con concessione a loro favore del solo vitto e alloggio, ma si estendeva a prevedere nei loro confronti l’erogazione di una serie di “servizi minimi garantiti”, che avevano lo scopo di consentire una più rapida possibilità di loro integrazione nel tessuto del Paese.
Detti servizi- che il Comune si impegnava ad assicurare già con la presentazione della domanda di ammissione ai finanziamenti, di cui si è prima detto- comportavano a favore dei suddetti beneficiari:
la mediazione linguistico-culturale;
l’accoglienza materiale;
l’orientamento e accesso ai servizi del territorio;
l’orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo;
l’orientamento e accompagnamento all’inserimento sociale;
la tutela legale;
la tutela psico-socio-sanitaria.
La banca dati
Altro elemento importante- che si traduceva in un impegno specifico da parte dell’Ente pubblico ammesso al progetto- era costituito dal costante aggiornamento della banca dati, collegata con quella del Sistema Centrale della Capitale, che consentiva di conoscere la specifica sistemazione dei migranti nei diversi alloggi autorizzati (al fine di gestire in modo più efficace le ulteriori allocazioni di altri extracomunitari Oa i diversi enti pubblici, allorché ce ne fosse stata la necessità) e che aveva anche lo scopo di annotare e comunicare le spese sostenute, mediante apposite rendicontazioni, di cui si dirà a tempo debito.
Ulteriore impegno dell’Ente responsabile del progetto era quello di avvalersi di un’équipe multidisciplinare - che doveva essere costituita da persone con competenza pluriennale nel settore dell’accoglienza - al fine di realizzare i cosiddetti “ servizi minimi” prima elencati.
Spiegava ancora il Ten. Colonnello SPORTELLI che con riferimento al progetto di cui si discute vennero assegnati al Comune di Riace, per l’anno 2014, 15 posti ordinari di migranti, cui seguirono poco dopo 15 posti aggiuntivi e dal mese di ottobre dello stesso anno ulteriori 120 posti (denominati ultra aggiuntivi), per un totale di 150 extracomunitari.
Nell’anno 2015 vennero confermati i posti dell’anno precedente, con l’aggiunta di una quota supplementare di 15 posti aggiuntivi (per un totale di 165 persone).
Ulteriori 15 posti aggiuntivi vennero, infine, implementati nell’anno 2016 (per un totale di 180 persone).
Questo forte incremento di stranieri sul piccolo territorio di Riace ha naturalmente comportato una maggiorazione di risorse assegnate al predetto progetto, per cui dall’iniziale somma, pari ad € 230.154,00, stanziata per ciascun anno, si arrivò ad aggiungere l’ulteriore importo pari ad € 489.510 per l’anno 2014, € 1.603.350 per l’anno 2015 ed € 1.921.550 per l’anno 2016, con conseguente fruizione per l’ente beneficiario di importi complessivi di circa 2 milioni di euro per ciascun anno, tranne che per il 2014.
Per ció che concerne la natura del progetto SPRAR spiegava il medesimo teste che si trattava di un sistema di accoglienza ben strutturato, che era rivolto a fornire protezione ai richiedenti asilo e rifugiati, rientrando nella prima categoria tutti coloro che, giunti clandestinamente sul territorio nazionale, richiedevano asilo secondo le norme di diritto internazionale ed avevano diritto a permanere nei suddetti centri di accoglienza fino all’espletamento di tutta la procedura prevista per il riconoscimento della protezione invocata.
Tali soggetti, nel caso avessero ricevuto un diniego alla concessione della protezione da parte della Commissione territoriale (quale organo di prima istanza), potevano rimanere in accoglienza fino a che fossero state espletate tutte le procedure di ricorso e successivo appello all’Autorità giurisdizionale e ciò fino al 2017, perché successivamente a tale anno, gli istanti potevano presentare una sola domanda alla citata Commissione territoriale, contro la cui decisione di diniego potevano solo interporre appello, così perdendo un grado di giudizio, con conseguente limitazione dei tempi della loro accoglienza.
Ed, infatti, espletata tutta la procedura prevista, in caso di appello rigettato, i richiedenti asilo potevano permanere solo ulteriori 6 mesi in accoglienza, salvo proroghe che dovevano essere autorizzate e che di norma venivano concesse per tutelare soggetti vulnerabili o fragili ( quali i gruppi familiari composti da minorenni o i soggetti che avevano subìto forti traumi e violenze).
Differente era invece la categoria dei rifugiati, rientrando in essa coloro che avevano già ottenuto protezione internazionale. In questo caso, tali persone potevano permanere nei centri SPRAR per soli 6 mesi, salvo le proroghe di cui si diceva.
La rendicontazione
A detto sistema venne affiancato a partire dal 2014 anche quello dei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), di cui si dirà più oltre, che erano gestiti dalla Prefettura e che vennero istituiti per fronteggiare la forte pressione migratorio che ebbe a riversarsi sul nostro Paese da quell’anno.
In conseguenza di ciò, i CAS svolsero funzione di luoghi di prima accoglienza per i migranti, fin tanto che gli stessi non riuscivano ad ottenere protezione internazionale. Una volta ottenutala, gli stessi venivano successivamente smistati nei vari progetti SPRAR (diventati, di riflesso, quali luoghi di seconda accoglienza), a condizione, però, che in essi vi fossero dei posti disponibili, perché altrimenti il migrante perdeva ogni forma di assistenza.
Di estrema importanza è stata l’illustrazione del sistema di rendicontazione che riguardava il progetto SPRAR.
Spiegava sul punto il Ten. Col SPORTELLI che gli enti pubblici, responsabili dei vari progetti, impegnandosi a somministrare ai migranti i servizi minimi di cui si è prima detto, ricevevano delle somme- già fissate in partenza al momento di presentazione della domanda- le quali erano parametrate, per ciascun anno, al numero massimo di stranieri che potevano essere accolti e che comunque venivano corrisposte prevedendosi l’erogazione di 35 euro pro capite pro die per ciascun extracomunitario accolto.
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