Il corpo trans è un campo di battaglie ideologiche, politiche, e ci interpella. Il corpo e l’identità trans sono ancora, sempre, di continuo, oggetto di strumentalizzazioni e aggressioni, e queste ultime ore non hanno mancato di ricordarcelo. L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha stabilito che la terapia ormonale sostitutiva (Tos) per le persone trans diventerà gratuita in tutta Italia. Una tappa essenziale nel processo di emancipazione della componente più fragile e discriminata della comunità Lgbt. La destra ha colto la palla al balzo per alimentare la propria propaganda in cui ignoranza e livore vanno a braccetto. “Farmaci gratis ai trans: paghiamo noi”, urla la prima pagina de La Verità, ignorando o fingendo di ignorare che per le persone trans si tratta di farmaci salvavita, indispensabili all’equilibrio psicofisico e spesso alla stessa sopravvivenza. E’ ormai appurato che la terapia ormonale riduce drasticamente i tassi di suicidio in soggetti che sperimentano stati di segregazione e vessazione spesso insopportabili.

Il prezzo della transizione

La fumettista Josephine Yole Signorelli (Fumettibrutti) appena uscita la notizia ha commentato il provvedimento nelle sue storie di Instagram ricordando che “negli ultimi mesi la terapia ormonale sostitutiva era stata esclusa dall’elenco dei farmaci convenzionati, ogni confezione costava 10 euro, a differenza dei 3 euro che costavano prima. Usando tre scatole al mese, per essere me stessa io spendevo 30 euro. Se penso a quando ero adolescente, io non credo che P. (protagonista del suo romanzo a fumetti autobiografico P. La mia adolescenza trans) avrebbe mai potuto sostenere una spesa del genere”. Questo è un tema fondamentale: la terapia ormonale per le persone transgender e transessuali (ma anche per le persone non binarie o genderqueer che fanno microdosing, ovvero iniezioni solo parziali, perché non vogliono una transizione completa) non è qualcosa di accessorio, di cui si può fare a meno: è una risorsa indispensabile alla propria salute mentale e fisica, e che deve quindi essere garantito dallo Stato, a prescindere dalle condizioni economiche.

Il provvedimento di ieri pone quindi un punto importante, di riconoscimento e diritti, dal significato ampio, anche se ancora molto resta da fare, come stanno sottolineando in queste ore molt* attivist* e molte associazioni. Innanzitutto perché le spese che una persona in transizione deve affrontare sono molteplici e cospiscue – Antonia Caruso, editrice indipendente di Bologna, sul suo profilo Facebook, ha scritto: “Ok i farmaci per la TOS gratuiti, ora fate in modo di non fare pagare anche le perizie psicologiche ed endocrinologiche (500/1000 euro), il laser per la barba (costo medio: 2000 euro), avvocat* (senza gratuito patrocinio: dai 2000 euro in su)” – e poi perché  all’interno di questo provvedimento si continua a patologizzare le persone trans (la definizione di “disforia di genere” usata nella pubblicazione dell’Aifa è in realtà oggetto di forti critiche e per molti deve essere superata), costringendole a complessi iter medici, legali e burocratici, per il riconoscimento di quella che è semplicemente – checché se ne dica – la loro identità. Nel provvedimento si pone l’obbligo di visite nei centri specializzati (e in Italia, su tutto il territorio nazionale, ce ne sono solo una decina) e il ritiro dei farmaci nelle sole farmacie ospedaliere, e questo è sicuramente un problema parlando di inclusività e miglioramento nell’accesso alla TOS.

Le critiche tra gli attivisti

I dubbi (e le polemiche) insomma non sono pochi, anche all’interno della stessa comunità trans, con associazioni più giovani e intersezionali (come il Gruppo Trans di Bologna, guidato da Christian Leonardo Signorelli) che si contrappongo a quelle storiche (come il Mit, Movimento di identità Trans, che ha trattato con l’Aifa), facendo notare i problemi anche di linguaggio del documento dell’Aifa. Nella nota diffusa si parla, ad esempio, di “virilizzazione di uomini” e di “femminilizzazione di donne”, dimenticando che il binarismo è una prospettiva in cui molt* oggi non si ritrovano e tentanto di superare.

Insomma, non è chiaro se il provvedimento diffuso ieri segnerà davvero, nel concreto, e per tutt*, un miglioramento della vita delle persone in transizione, molto dipenderà dalla forme pratiche e dalle varianti territoriali di applicazione, ma è evidente che qui si gioca una sfida essenziale per il nostro futuro, futuro che si sporge sempre di più, per fortuna, verso l’autodeterminazione, nonostante le fortissime resistenze culturali del nostro Paese.

Non è questioni di minoranze, non è qualcosa di marginale. La proliferazione di nuove istanze tenta sempre più, e sempre meglio, di dissolvere i linguaggi normativi e le categorie dominanti, come chiarisce Paul P. Preciado, il filosofo spagnolo di cui nelle scorse settimane Fandango Libri ha pubblicato l’ultimo libro, Un appartamento su Urano – Cronache del transito. “È urgente”, scrive Preciado, “inventare una nuova grammatica che ci permetta di immaginare una diversa organizzazione sociale e delle forme di vita”. “Essere trans” – aggiunge – “è accettare che una persona diventa sé stessa soltanto attraverso il cambiamento, l’ibridazione, la mescolatura. La voce potenziata dal testosterone nella mia gola non è una voce d’uomo, è la voce del transito. La voce che trema dentro di me è la voce della frontiera”. Insomma, ciò che ci chiede di essere pensato è una nuova epistemologia, una nuova visione di cosa significhi essere persone, di cosa sia e possa essere l’identità personale.

“In questo sistema di conoscenza” – scrive Preciado parlando della prospettiva tradizionale che ancora permea la visione dei più – “tutto ha un diritto e un rovescio. Siamo l’umano o l’animale. L’uomo o la donna. (…) Siamo stati divisi per norma. Tagliati in due. E poi costretti a scegliere una delle nostre parti. Quello che denominiamo soggettività non è altro che la cicatrice lasciata dal taglio della molteplicità che saremmo potuti essere. Su questa cicatrice si assesta la proprietà, si fonda la famiglia. Su questa cicatrice si scrive il nome e si afferma l’identità sessuale”.

Alla polarizzazione del binarismo Preciado oppone l’immagine della vibrazione, o del tremore: “Comprendiamo meglio il mondo” – scrive, citando il poeta francese Glissant – “quando tremiamo insieme a lui, perché il mondo sta tremando, in ogni direzione’”.

È questo tremore che molti rifiutano e tentano di sopprimere, soffocare, e l’augurio non può che essere che sia sempre meno facile farlo, per censori e cultori del vero pensiero unico, mettere in atto questa soppressione. Che sempre più tremori si riconoscano e si uniscano, rendendosi visibili e procedendo uno accanto all’altro verso la rivendicazione di uno spazio che resta ancora tutto da immaginare.

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