Un nome entra, un nome esce. La scelta del commissario alla sanità è diventata una partita che stava lacerando il governo e condannando la Calabria. Alla fine è stato nominato Guido Longo
Alla fine il nome è arrivato, il nuovo commissario alla sanità calabrese è Guido Longo, già prefetto di Vibo Valentia, in passato questore e poi al servizio centrale dove ha seguito la cattura di latitanti e combattuto le mafie. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso la nomina stoppando ogni tensione nella maggioranza e azzerando il caso dopo figuracce e polemiche.
Venerdì, a metà giornata, è saltato l'ultimo dei tanti nomi proposti, Agostino Miozzo, attuale coordinatore del Cts, comitato tecnico scientifico. La nomina del commissario alla sanità rischiava di rappresentare la Caporetto della credibilità del governo perché, oltre i giochetti di palazzo, questa vicenda riguarda qualcosa di più profondo e serio.
Se si cerca un commissario è perché in Calabria a inizio mese si è dimesso il generale Saverio Cotticelli, che ha ammesso di non aver elaborato il piano contro il Covid prima di smentirsi qualche giorno dopo. Da allora si aspetta un commissario che controlli l’esecuzione del piano e assuma la funzione di coordinamento.
Ora è finalmente arrivato, Guido Longo è nome gradito anche a Nicola Gratteri, attuale procuratore capo di Catanzaro. La sfida è enorme. La Calabria è zona rossa perché la pandemia ha trovato una sanità al collasso, impreparata ad affrontare l'emergenza Covid-19. Una sanità sfasciata da anni di conflitti di interesse con i piedi di alcuni politici in consiglio regionale e, contemporaneamente, nelle cliniche private, con le mani della 'ndrangheta nella distribuzione della giostra degli appalti.
La scelta del commissario, per un mese, è stata affrontata come una nomina di sottogoverno, chi mandare in Calabria se il candidato vicino a quel partito o all’altro, mentre, invece, è una figura chiave per salvare vite e risollevare i conti.
Una nomina che, però, smarrendo questo obiettivo primario, si è trasformata in una guerra intestina tra le anime del governo, quella oltranzista dei grillini e quella più morbida del Pd e di Conte. Non ci sono casi analoghi nella storia recente di una regione con i conti della sanità in rosso, che da un mese è senza commissario con nomi che saltano all'ultimo minuto.
Agostino Miozzo, attuale coordinatore del Cts, comitato tecnico scientifico, fino a ieri sera era dato per sicuro, ma è saltata anche questa candidatura. Si stavano limando gli ultimi dettagli e proprio sui dettagli è fallita la nomina. In particolare sull’esigenza di un team di funzionari, 25, che avrebbero dovuto affiancare il commissario.
Funzionari che sceglie il commissario o arrivano dalla struttura regionale? Che poteri ha il commissario di autonomia rispetto all'ente locale? Il governo non ha ceduto alle richieste e Miozzo resta a Roma.
Una storia che è stata una guerra di potere tra le richieste dei vertici della regione Calabria, a guida centrodestra, i nomi suggeriti dal Pd che venivano puntualmente bocciati dal M5S perché ritenuti inadeguati.
Conte ha deciso azzerando ogni discussione. Il caos è iniziato un mese fa con l’addio del generale Saverio Cotticelli che non aveva capito che, in quanto commissario, spettasse a lui il compito di elaborare il piano anti Covid. Poi è arrivato Giuseppe Zuccatelli costretto a fare un passo indietro dopo la diffusione di un video in cui parlava di mascherine che non «servono a un cazzo» e «virologi che sono la coda della coda dei medici».
Infine Eugenio Gaudio, il commissario durato una notte, indagato (in via di archiviazione) come rivelato da Domani in una inchiesta sui concorsi truccati, e che ha declinato l’invito con la originale scusa della moglie che non voleva trasferirsi a Catanzaro. Un altro nome bruciato è quello di Narciso Mostarda, attuale direttore generale dell’Asl Roma 6. Nomi che vanno, nomi che vengono. Il caos dove trovare una ricomposizione. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha convocato un consiglio dei Ministri serale solo per la nomina del commissario. La scelta è stata quella del superpoliziotto, in nome della legalità e per recuperare la credibilità perduta.
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