L’inchiesta riguarda una maxi provvigione per l’acquisto di 801 milioni di mascherine da alcune società cinesi. Tra gli indagati il giornalista Mario Benotti, l’imprenditore Andrea Tommasi e Francesca Immacolata Chaoqui
- Una commessa di mascherine, ordinata dal commissario all'emergenza Covid Domenico Arcuri e i suoi uomini, avrebbe consentito guadagni per decine di milioni di euro a due imprenditori.
- L’affare viene descritto nei dettagli da alcune relazioni della Unità di informazione finanziaria di Bankitalia anticipate dal quotidiano La Verità, e dal decreto di perquisizione firmato dai magistrati romani che Domani ha letto.
- Tommasi – patron della Sunsky srl - avrebbe fatto ottenere a Benotti una consulenza da 12 milioni di euro, grazie ai rapporti che quest’ultimo vantava con Arcuri, di fatto soggetto passivo di reato, “trafficato” a sua insaputa e dunque non indagato
Una commessa di mascherine, ordinata dal commissario all'emergenza Covid Domenico Arcuri e i suoi uomini, avrebbe consentito guadagni per decine di milioni di euro a due imprenditori. Si tratta di Mario Benotti e del manager Andrea Vincenzo Tommasi, ora indagati dalla procura di Roma per traffico di influenze illecite, e perquisiti dalla Guardia di Finanza.
L’affare viene descritto nei dettagli da alcune relazioni della Unità di informazione finanziaria di Bankitalia anticipate dal quotidiano La Verità, e dal decreto di perquisizione firmato dai magistrati romani che Domani ha letto. Secondo l’accusa, l’imprenditore Tommasi – patron della Sunsky srl - avrebbe fatto ottenere a Benotti (un uomo, scrivono i pm, «con notevoli entrature nel mondo della politica e dell'alta dirigenza bancaria») una consulenza da 12 milioni di euro, grazie ai rapporti che quest’ultimo vantava con Arcuri, di fatto soggetto passivo di reato, “trafficato” a sua insaputa e dunque non indagato.
Dalle carte degli inquirenti, emerge che Tommasi e la sua srl (che nel 2019 ha ricavi per 1,7 milioni di euro) gonfia il bilancio proprio in concomitanza con l’arrivo del coronavirus: la sua società e quella di Benotti incassano da tre società cinesi (quelle che vendono 801 milioni di dispositivi sanitari all'Italia) cifre a sei zeri.
«Le forniture ordinate dal commissario straordinario» si legge nel decreto di perquisizione «sono state intermediate illecitamente da Mario Benotti, che ha concretamente sfruttato la personale conoscenza con il predetto pubblico ufficiale (Arcuri, ndr) facendosene retribuire, in modo occulto e non giustificato da esercizio di attività di mediazione professionale-istituzionale».
In pratica, Tommasi e Benotti, grazie alle buone entrature di quest'ultimo dentro la Protezione civile (anch’essa come organismo statale del tutto estranea all'indagine) ottengono su sei grandi ordini del governo italiano fatti ad alcune società cinesi specializzate (la Whenzou e la Loukai, che incassano circa un miliardo di euro) provvigioni eccezionali.
Gli investigatori riescono a ricostruire la cifra finale incassata dai due soci in affari grazie alle relazioni dell’ufficio di via Nazionale, e a «uno schema» delle rimesse di soldi segnalati dallo stesso Tommasi, depositata ai fini della procedura antiriciclaggio. «Da esso si comprende che per ogni ordine del nostro governo una quota di provvigione è versata o in predicato di essere versata alla Sunsky (di Tommasi, ndr) e alla Microproject, sino al complessivo importo di 59,7 milioni di euro».
Il mistero Benotti
Ma di chi è la seconda società? Tommasi in realtà nel suo schema, scrivono gli investigatori, cita la Microproducts IT, una srl che opera nei servizi di ricerca e sviluppo «nel campo delle scienze naturali e dell'ingegneria». Benotti ne è socio di maggioranza insieme alla moglie: giornalista in aspettativa, ex direttore generale di Rai Word, eccellenti entrature in Vaticano, per l’accusa è «persona politicamente esposta, per essere stato già consulente alla presidenza del Consiglio» quando era a capo della segreteria, nel 2015, del sottosegretario Sandro Gozi.
«Benotti intrattiene uno stretto rapporto con Antonella Appulo (indagata, ndr) anch’ella con un passato politico», aggiungono i pm. Pure la donna ricaverebbe dall’affare una somma: Tommasi, su disposizione di Benotti, «versa alla Appulo 53 mila euro, giustificando il movimento finanziario con false fatturazioni». Benotti dice che nell’operazione non c’è nulla ci oscuro, tanto che le commissioni per il lavoro svolto vengono bonificate in Italia, nella vicenda spunta una quarta indagata: si tratta di Francesca Immacolata Chaouqui, la “papessa” già coinvolta in Vatileaks 2, a cui i magistrati contestano il reato di ricettazione. La sua società di comunicazione avrebbe ricevuto 230 mila euro, «compendio del reato di traffico illecito di influenze commesso da Benotti, conoscendone la provenienza delittuosa». L'imprenditrice dice invece di non aver mai saputo di alcun illecito commesso dal cliente, né di aver mai ipotizzato una provenienza illegale dei denari che ha fatturato. «Ho curato l'ufficio stampa di Benotti, le edizione del suo libro appena uscito, il canale Youtube Democristiano in borghese, il sito cattolico il Faro di Roma. Chiarirò al più presto, sono estranea ai fatti, spero che i magistrati archivieranno presto la mia posizione».
L'inchiesta del pool coordinato da Paolo Ielo per ora esclude responsabilità non solo di Arcuri, ma anche della struttura commissariale e della protezione civile. L'indagine sembra invece puntare su presunti illeciti di soggetti privati (Tommasi) che, per ottenere un corridoio privilegiato con la pubblica amministrazione, investono somme da capogiro (i milioni ottenuti da Benotti) su mediatori, capaci di trafficare influenze illecite con pubblici ufficiali che conoscono bene. Vedremo, se l'inchiesta andrà avanti, se il commissario straordinario si costituirà o meno parte civile.
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