Forte caldo e siccità degli ultimi mesi sono un mix esplosivo che in estate, certe volte con l’aiuto dei piromani, possono trasformare una città in un inferno. In tutta l’Europa meridionale le fiamme hanno colpito città e boschi. Non ci sono state vittime, ma la situazione comincia a diventare insostenibile
Caronte è appena arrivato e ha già messo a ferro e fuoco l’Europa meridionale. Dalla Spagna alla Grecia sono tantissimi gli incendi scoppiati nella regione. Nella notte tra venerdì e sabato sull’isola de La Palma, che fa parte dell’arcipelago spagnolo delle Canarie si è sviluppato un vasto incendio boschivo. Ma la Grecia vive momenti peggiori con 87 località che superano i 40 gradi e vigili del fuoco e residenti che lottano da lunedì contro micidiali incendi boschivi.
La Palma
Nell’isola il fuoco ha bruciato oltre 45mila chilometri quadrati di terreno costringendo all’evacuazione più di 4mila residenti. Le fiamme sono partite dalla zona rurale di Puntagorda, situata a nord-ovest, per poi scendere a sud verso la città di Tijarafe.
Per tre giorni i vigili del fuoco si sono adoperati per domare gli incendi che avevano inghiottito l’isola. Le fiamme erano così alte che dalle riprese satellitari della Nasa era possibile vedere i pennacchi di fumo che avanzavano verso le montagne dell’isola.
L’agenzia metereologica spagnola ha avvertito che la combinazione di alte temperature e siccità sono una miscela esplosiva per lo scoppio di incendi e il sindaco di Puntagorda, Vicente Rodríguez, ha dichiarato all’emittente pubblica spagnola Rtve che negli ultimi anni l’area ha effettivamente registrato precipitazioni inferiori alla media.
Gli esperti però sono allarmati dal fatto che gli incendi si verifichino sempre più presto, basti pensare che nel 2023 le prime fiamme in Spagna a causa del caldo si sono verificate già a marzo, seguite dalla primavera più calda che il paese avesse mai sperimentato.
Grecia
Quattro giorni di caldo molto intenso la scorsa settimana hanno creato le condizioni ideali per i numerosi incendi che dall’inizio della settimana colpiscono le città greche.
Lunedì un grosso incendio boschivo nei pressi di Atene si era esteso enormemente a causa dei forti venti fino a 50-60 chilometri orari. L’incendio sembra essere stato di natura dolosa e un uomo è stato arrestato come presunto responsabile, ma sono le forti temperature unite alla prolungata siccità che trasformano piccoli fuochi in vasti incendi. Per proteggere la capitale la strada che portava dalla città all’origine dell’incendio è stata bloccata.
Nel pomeriggio poi anche una piccola cittadina nei pressi di Corinto è stata teatro di un grave incendio e 1.200 bambini che si trovavano nei campi estivi lì intorno sono stati evacuati.
Non si segnalano danni a persone ma numerose case vacanze e abitazioni vicino alle località balneari di Lagonissi, Anavyssos e Saronida, sono state danneggiate dalle fiamme. Anche a Kouvaras alcune case sono state danneggiate dal fuoco. Inoltre in tutto il paese tratti autostradali e trasporto ferroviario sono stati interrotti in alcuni tratti.
I vigili del fuoco hanno tentato di spegnere gli incendi per due giorni consecutivi. A questi si sono aggiunte le forze armate come testimoniato dal ministro della Difesa, Nikos Dendias.
Martedì il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, ha lasciato anzitempo il vertice che si stava svolgendo a Bruxelles tra l’Unione europea e la Comunità di stati latinoamericani e caraibi (Celac) per recarsi al centro di coordinamento della protezione civile nazionale.
Prima di abbandonare il summit, Mitsotakis ha espresso le sue preoccupazioni sul clima. «Abbiamo sempre avuto incendi in estate» ha detto, «ma per gli effetti del cambiamento climatico in questo momento sembrano più intensi».
Nel frattempo il meccanismo di protezione civile dell’Ue – utilizzato anche nell’alluvione in Emilia-Romagna – si è già attivato con l’arrivo dei pompieri dalla Romania e la consegna di due canadair italiani e due francesi.
Gallipoli
Ieri, nella giornata più calda registrata finora in questa stagione estiva, il litorale salentino che collega Galatone a Sannicola sono bruciati dieci ettari di macchia e pineta a ridosso della Montagna Spaccata. Le fiamme sono arrivate a lambire decine di auto parcheggiate e abitazioni. Residenti e bagnanti sono stati evacuati.
Per le operazioni di spegnimento sono stati impiegati due canadair e un elicottero dei vigili del fuoco. Da terra invece hanno operato, con una trentina di mezzi una quarantina di unità tra operatori antincendio Arif, vigili del fuoco e volontari della protezione civile e carabinieri forestali.
Anche a Castro, nel Salento orientale, le fiamme sono divampate aggredendo cinque ettari di terreno, macchia e sterpaglie. Questa volta arrivando a bruciare quindici auto posteggiate lungo la strada della pineta comunale.
Perché l’Europa brucia di più
Uno studio del 2022 su Nature ha cercato di spiegare perché, pure se la temperatura si è alzata di 1,1 gradi centigradi in tutto il mondo, è l’Europa il continente maggiormente colpito dagli effetti devastanti dell’aumento del caldo.
Nello specifico, negli ultimi 42 anni l’Europa è diventata da tre a quattro volte più soggetta ad ondate di caldo rispetto al resto delle medie latitudini dell’emisfero boreale. Dalla ricerca è stato evidenziato che l’aria di bassa pressione atmosferica nell’Europa meridionale attira l’aria calda del Sahara verso nord.
Secondo i ricercatori, nelle ultime quattro decadi gli eventi atmosferici caldi estremi sono aumentati di frequenza e intensità in Europa meridionale e occidentale a causa delle correnti a getto a medie latitudini.
La corrente a getto è un fiume di venti veloci che scorre principalmente da ovest verso est ed è formata dalle differenze di temperature e di pressione delle masse d’aria.
L’aumento delle temperature ha fatto sì che il contrasto di temperature che spinge le correnti a getto si è ridotto, rendendo le correnti più lente e deboli. Le masse d’aria calda si sviluppano in condizioni di venti deboli e maggiore è il rallentamento nella corrente, più lunga sarà la permanenza di eventi atmosferici anche estremi.
In particolare la corrente a getto che scorre in Europa oltre ad essere rallentata è anche divisa e questo fattore aumenta le ondate di calore estremo, ma non è ancora chiaro che cosa scateni la divisione in due della corrente.
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