Il comandante della guardia di finanza Andrea De Gennaro è stato audito in commissione antimafia sulla presunta fuga di notizie per cui è indagato il finanziere Pasquale Striano. «Non ho elementi per ipotizzare una rete», ha detto De Gennaro annunciando che saranno introdotte misure per tutelare la riservatezza
Dopo aver ascoltato il procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, e il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, la commissione parlamentare antimafia ha audito il comandante della guardia di finanza Andrea De Gennaro in merito all’inchiesta sulla presunta fuga di notizie che vede coinvolti il finanziere Pasquale Striano e il pm Antonio Laudati. Striano è accusato di aver eseguito migliaia di accessi abusivi alle banche dati delle sos (segnalazioni sospette dell’antiriciclaggio) della Direzione nazionale antimafia.
L’inchiesta su cui sta indagando la procura di Perugia trae origine da un esposto del ministro della Difesa in seguito a un’inchiesta pubblicata da Domani documentata e verificata sui suoi conflitti di interessi per via dei compensi milionari ricevuti da Leonardo e altre aziende dell’industria bellica fino a pochi giorni prima dell’insediamento del governo Meloni. Nell’inchiesta sono indagati anche due giornalisti e un collaboratore di Domani.
La difesa delle Sos
«Siamo i primi interessati a capire cosa è accaduto. La Guardia di finanza è parte lesa nella vicenda», ha detto il comandante generale della finanza, Andrea De Gennaro. Ma ha tenuto a specificare anche che «la sos è la misura più incisiva nel sistema di prevenzione e anti-riciclaggio diretta a fare emergere operazioni per il cui compimento vengono usati valori o denaro da reinvestire».
Citando le parole riferite da Cantone in commissione antimafia a inizio marzo, De Gennaro ha ribadito che le «sos sono strumenti indispensabili per lotta alle mafie e alla criminalità economica». Il comandante ha sottolineato anche che ogni giorno l’industria del riciclaggio produce circa 5 miliardi di dollari e quindi non bisogna abbassare la guardia sul contrasto e la prevenzione.
Tutelare privacy e gli accessi
«La tutela della riservatezza dei dati identificativi è uno dei principi cardine del sistema antiriciclaggio, la collaborazione con il privato richiede un onere specifico per i soggetti istituzionali», ha spiegato De Gennaro. A partire dal 2012 sono stati introdotte delle misure di sicurezza per ridurre gli accessi non autorizzati e nel luglio 2019 è stato firmato un protocollo d'intesa dove è stato sancito che l’accesso ai rispettivi archivi informativi contenenti le segnalazione di operazione sospetta «fosse circoscritto a utenti con specificate autorizzati, protetto da apposite password e cifrature, basato su classi di visibilità delle informazioni che limitassero la visibilità delle informazioni utenti».
Ma l’inchiesta di Perugia induce a «a riflettere sull'esigenza di rafforzare i presidi della sicurezza informatica che non attiene solo alla materia delle Segnalazioni di operazioni sospette, ma riguarda anche l'infrastruttura tecnologica e la tenuta dei software da minacce provenienti anche dall'esterno». De Gennaro ha anche annunciato che attualmente è in corso una valutazione per capire se inserire nel sistema della banca dati un alert che indichi i riferimenti alle persone politicamente esposte.
Su Striano
Sul caso specifico De Gennaro ha specificato che Striano non aveva più accesso alle banche dati da novembre 2022, pur essendoci indizi importanti anche per noi è innocente fino a quando non avrà avuto un rinvio a giudizio o meglio una condanna».
De Gennaro ha anche detto che nei confronti del finanziere indagato ci sarà una commissione disciplinare a giudicare il suo operato. «Striano è sembrato uno dei più adatti se non il più adatto per ricoprire quell'incarico, poi le cose sono andate diversamente. Non appena se ne avrà la possibilità in base alle norme vigenti, il tenente Striano sarà sottoposto ad una commissione disciplinare».
Al momento a Striano è stato cambiato l’incarico ed è occupato alla scuola ispettori dell’Aquila. Ma chi doveva controllare il suo operato era chi assegnava i lavori. «Per una lunghissima parte della sua carriera pur essendo finanziere il tenente Striano, sempre stato nella Gdf e lo è ancora, non è stato impiegato quotidianamente in un reparto della Gdf ma in strutture differenti, da ultimo la procura nazionale antimafia. Chi è abilitato a verificare il contenuto del lavoro che gli è stato assegnato è evidentemente colui il quale gli ha assegnato quel lavoro, che non è il comandante del nucleo di polizia valutaria».
Rispondendo alla domanda dell’esponente del Partito democratico Walter Verini, ha detto: «Non so dire se è stata una P2 dei poveri. Non ho elementi per ipotizzare una rete od un riferimento diverso da quello che è emerso dagli atti dell'indagine riferiti dal procuratore Cantone».
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