Roman, Stefano, Kevin. Nazionalità diverse stesso destino. Merce da plusvalenze. Scambiati per milioni di euro per giocare pochi minuti a stagione e poi dati in prestito a squadre di serie minori. Più che giocatori di pallone assomigliano a pacchi di cartone spediti da una parte all’altra, merce preziosa non per il campo e il campionato, ma solo per i bilanci. L’esercito dei giovanissimi scambiati o fittiziamente venduti a squadre poco note serve solo a generare la ormai famose plusvalenze, il profitto generato da una cessione di un calciatore messo nel rendiconto della società utile a sistemare i conti disastrati da spese dissennate. 

Dietro ogni operazione di questo tipo gestita dalla società bianconera, controllata dalla holding della famiglia Elkan-Agnelli, c’è però un ragazzo con il sogno di segnare un goal nella massima serie calcistica. Sogni infranti da meccanismi prodotti da un «contesto criminale di allarmante gravità», così i pm nell’atto d’accusa sulla gestione della Juventus da parte del presidente Andrea Agnelli e di Fabio Paratici, l’ex direttore sportivo.

Per loro due e per Cesare Gabasio (responsabile degli affari legali dalle società) i pm avevano chiesto gli arresti domiciliari, respinti dal giudice. Nel frattempo la procura ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per 13 indagati.

Gli investigatori della guardia di finanza di Torino hanno verificato per esempio «il valore del cartellino dei calciatori interessati nei mesi antecedenti il trasferimento» e accertato «la sproporzione rispetto ai prezzi poi concordati con la controparte».

La Juventus alla voce plusvalenze, nelle annualità 2018-2020, ha iscritto nei bilanci quasi 300 milioni di euro. Oltre 160 solo nel 2020, valore crollato a 43 l’anno successivo in cui erano già note le attenzioni al tema da parte della Consob (la Commissione nazionale per le Società e la Borsa). 

Nell’insieme di tali operazioni i detective hanno individuato le operazioni a “specchio”: «Finanziariamente neutra per le società coinvolte, ma che consente ad entrambe di ottenere il vantaggio di iscrivere a bilancio, tra i ricavi, una plusvalenza». Ecco alcune storie esemplari.

La prima riguarda l’acquisto di Nicolò Rovella dal Genoa per 18 milioni. La cifra sborsata dalla Juventus per il diciannovenne appare fuori mercato, la stesso prezzo pagato per Merih Demiral al Sassuolo, difensore di 21 anni con alle spalle molta più esperienza sul campo. Oltretutto Rovella acquistato a gennaio 2021 era in scadenza di contratto, perciò, segnalano i finanzieri, la Juventus lo avrebbe potuto ingaggiare a molto meno aspettando pochi mesi. 

Contestualmente all’acquisto del ragazzo (ora in prestito al Monza di Silvio Berlusconi con un valore di mercato di molto inferiore) la Juve ha venduto al Genoa due giocatori per lo stesso valore, 18 milioni. Da qui la definizione di operazione a specchio, identiche, l’una compensa l’altra. I giovani arrivati al Genoa non hanno toccato palla. Uno di loro si chiama Elia Petrelli, classe 2001. 

Il Genoa si impegna con i bianconeri per 8 milioni di euro. Petrelli, secondo i dati del sito specializzato Transfermarket, è rimasto in Liguria tre giorni: è stato dato in prestito alla Reggina, in un anno ha giocato 12 minuti con una sola presenza. L’anno successivo è stato spedito, in prestito, ad Ascoli: zero partite.

Dalle marche è finito in Toscana, alla Carrarese, dove ha collezionato 14 presenze, un record. Il valore di mercato fornito dal sito usato dagli addetti ai lavori della seria A è di 100mila euro. Pessimo affare per il Genoa, che lo aveva preso da Agnelli a quasi 10 milioni. Petrelli era solo una merce di scambio in un gioco finanziario più grande.

Crocevia Lugano

Un’altra partita di giro anomala per la guardia di finanza è quella tra la Juventus e il Lugano, che ha ceduto Christopher Lungoyi per 2,5 milioni. I bianconeri contestualmente hanno venduto agli elvetici per la stessa cifra Kevin Monzialo.

Congolese di origine, all’epoca  ventenne, per il Lugano «di gran lunga l’acquisto più oneroso della stagione», scrivono i pm, «nonostante ciò ha collezionato soltanto 3 presenze per un totale di 28 minuti». L’anno successivo, con valore di mercato di soli 250 mila euro (10 volte inferiore alla somma versata ai bianconeri nel 2021), è finito in prestito a una squadra austriaca poco blasonata, il St. Polten. 

Juve e Lugano hanno siglato altri affari da plusvalenze. Gli svizzeri, nel 2019, hanno acquistato dalla Juventus l’allora ventenne Roman Macek della Repubblica Ceca. Prezzo dell’operazione 1,8 milioni, valore di mercato indicato dai siti specializzati di 300mila euro.

Nella stessa operazione la Juventus ha comprato l’ucraino del Donbass Nikita Vlasenko, 1,8 milioni, come Macek. Solo che Vlasenko, nonostante l’esborso, «è rimasto nelle formazioni giovanili ed è stato poi ceduto in prestito al Sion (formazione svizzera, ndr) nell'estate 2020, facendo ingresso in campo solo una volta». 

Pisa amara

Nel 2020 il Pisa calcio ha ceduto alla Juventus Stefano Gori, 3,2 milioni, mentre Leonardo Loria fa il tragitto inverso diventando un tesserato dei nerazzurri toscani, pagato 2,5 milioni a fronte di un valore di mercato di 175mila euro, come emerge da Transfermarket.it. Gori aveva maturato esperienze nelle giovanili e in terza divisione, «perciò i 3,2 milioni appaiono elevati in relazione al contesto sportivo di Gori», annotano gli investigatori.

Ma soprattutto «non è mai stato impiegato dalla Juventus, nemmeno nelle formazioni giovanili e, nella successiva finestra di mercato di gennaio 2021, è stato girato in prestito allo stesso Pisa».

Negli anni successivi a Torino non si fermerà mai, Gori andrà a Como e poi Perugia, sempre in prestito. Destino amaro pure per Loria, per il quale il Pisa ha speso una cifra rilevante considerando che tutta la rosa dei toscani vale 16 milioni e solo lui è costato 2,5 milioni. Uno così avrebbe dovuto giocare tutte le partite, invece ha totalizzato 2 presenze e poi mandato in prestito in serie C con il Monopoli. 

Le operazioni a specchio, con giocatori il cui valore è quintuplicato e poi crollato subito dopo la cessione o l’acquisto, sono numerose e riguardano anche trattative con squadre francesi come L’Olympique Marsiglia e il Barcellona. Il metodo è sempre lo stesso: giovanissimi più o meno promettenti, cartellini dal valore gonfiato per sistemare i bilanci con plusvalenze. Architetture contabili sulla pelle di ragazzi che volevano solo giocare a calcio. Di sportivo, tuttavia, tutto questo ha ben poco. 

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