Non saranno i giudici di Perugia, ma quelli di Roma a pronunciarsi sull’inchiesta relativa ai presunti accessi abusivi alla banca dati della Dna e ai sistemi informatici in uso alle forze dell’ordine in cui sono indagati il finanziere Pasquale Striano e l’ex pm antimafia Antonio Laudati. Dei primi ha dichiarato l’incompetenza il gip del capoluogo umbro nel corso dell’udienza di questa mattina, accogliendo di fatto le istanze presentate dagli avvocati difensori.

Istanze basate più in particolare su una recente sentenza della Cassazione che indica la competenza della procura capitolina per le toghe della Dna. Il fascicolo comunque per ora non sarà trasmesso a Roma. E il 17 dicembre ci sarà comunque la decisione del tribunale del riesame di Perugia sulle misure cautelari (i domiciliari) e anche sulla competenza.

«Siamo soddisfatti della decisione del gip di Perugia che ha dato ragione alla nostra tesi, già proposta al tribunale del Riesame, e che nel frattempo è stata avvalorata dalle motivazioni della Corte di Cassazione su un caso praticamente analogo», ha dichiarato alle agenzie di stampa l'avvocato Andrea Castaldo, difensore di Laudati. «Inoltre abbiamo fatto presente che esisteva un precedente identico dove la procura di Perugia si era dichiarata incompetente e aveva trasmesso gli atti a Roma», ha spiegato il penalista.

Per Raffaele Cantone invece la decisione del gip non sarebbe «vincolante». E, in base a quanto ha commentato, «bisognerà attendere lo stesso il Riesame, dopodiché si prenderà una decisione su come comportarsi».

Lo stesso Cantone nelle scorse settimane aveva anche depositato un verbale del capo del Dap, Giovanni Russo, contro l’ex magistrato, ora deputato dell’M5s, Federico Cafiero De Raho.

Secondo il pm da quelle carte emergerebbe che nel 2020 i vertici della procura nazionale antimafia, all’epoca guidata proprio da Federico Cafiero de Raho e presso cui lo stesso Russo ricopriva l’incarico di aggiunto, sarebbero stati informati di «anomalie» nelle attività del finanziere Pasquale Striano, tra i principali indagati nel fascicolo avviato a seguito di una denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto.

Ma la relazione redatta da Russo alla quale nessuno avrebbe dato seguito non risulterebbe né firmata né ufficializzata. Un atto che, nonostante ciò, è stato depositato, insieme al verbale sulle sommarie informazioni rese da Russo lo scorso 6 novembre e alle lettere in cui l’ex procuratore della Dna parlerebbe di «differenze di poteri» del gruppo di Striano e, ancora, di come il tenente della Gdf si sarebbe mosso più liberamente rispetto all’organizzazione che lui presidiava.

Ancora una volta, però, Cafiero De Raho ribadisce la sua estraneità ai fatti. «Si tratta di un attacco alla mia persona, un attacco della maggioranza all'avversario politico: si tratta di delegittimazioni, denigrazioni, diffamazioni per corrompere la mia immagine derivante da tanti anni di impegno antimafia. Ci sono anche accessi negli anni 2019, 2020 e 2021, ma non hanno la stessa intensità e ampiezza del 2022, in prossimità delle elezioni», ha dichiarato l’ex magistrato.

Intanto, dopo oltre un anno di indagini e in base alla decisione del gip di venerdì 13 dicembre, il fascicolo passa a Roma, con relativa assegnazione al magistrato competente. Tutto è ancora aperto.

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