Si apre un nuovo capitolo di audizioni in merito all’inchiesta sulla fuga di notizie dalla Direzione nazionale antimafia. Saranno sentiti l’attuale capo del Dap, che in precedenza era alla procura nazionale antimafia, e nuovamente il capo della procura perugina
La commissione Antimafia sta per aprire un nuovo capitolo di audizioni in merito all’inchiesta sulla fuga di notizie dalla Direzione nazionale antimafia. L'Ufficio di presidenza della commissione, infatti, ha deciso di procedere con l'audizione di Giovanni Russo, l'attuale capo del Dap che in precedenza era alla procura nazionale antimafia.
Per programmare altre audizioni, invece, è stato deciso di rimandare la decisione a quando il tribunale del riesame di Perugia deciderà in merito al ricorso presentato dalla procura guidata da Raffaele Cantone, dopo il no del gip alla richiesta di misura cautelare per gli indagati Pasquale Striano, tenente della guardia di finanza, e Antonio Laudati, ex toga antimafia.
Proprio Cantone – già ascoltato dalla commissione quando l’inchiesta è diventata pubblica – potrebbe essere infatti chiamato di nuovo per illustrare le nuove fasi dell’inchiesta, che non è ancora conclusa. «Credo che sia importante ascoltare di nuovo il procuratore, stanno emergendo nuove questioni legate alla vicenda su cui è necessario fare chiarezza», ha infatti detto la senatrice di Italia viva e componente della commissione, Raffaella Paita e conferma dell’intenzione è arrivata anche da Fratelli d’Italia, con Riccardo De Corato che ha detto che «credo che, dopo il Riesame, audiremo il procuratore di Perugia Raffaele Cantone.
Attendiamo il Riesame perché non vogliamo interferire». La lista, però, non è finita: «É stata inoltre accolta all'interno della maggioranza la mia richiesta di ascoltare Ermini: c'è una connessione con la vicenda genovese e la questione va chiarita». Ermini, ex vicepresidente del Csm, ora ha un incarico di vertice nel gruppo Spinelli, al centro dell’inchiesta di Genova sull’ex governatore Giovanni Toti.
No agli indagati
Le forze di maggioranza, inoltre, avevano richiesto di audire anche Striano e Laudati, indagati nell’inchiesta. I due, però, non verranno convocati. «L’Antimafia ha lasciato cadere - auspichiamo sine die - la proposta», ha detto il dem Walter Verini, secondo cui «Laudati ha ritenuto di avvalersi della facoltà di non rispondere ai magistrati, inviando contemporaneamente in giro memorie difensive. La sua audizione in Commissione Antimafia sarebbe non solo una sovrapposizione con il lavoro degli Uffici Giudiziari, con i quali è fisiologico cooperare nei diversi ruoli, ma un vero e proprio contrasto, con il rischio di favorire improprie casse di risonanza magari dannose alle indagini».
Del resto, pur avendo ascoltato il procuratore capo Cantone che ha dato voce alle ipotesi di indagine, Laudati e Striano, come nessuno degli altri coinvolti nell’inchiesta, sono mai stati sentiti. Secondo prassi della commissione Antimafia, infatti, gli indagati non vengono mai interessati dalla richiesta di audizioni per non interferire con il ruolo della procura che sta indagando.
Ora, invece, la maggioranza ha provato a proporre un differente orientamento alla commissione presieduta dalla meloniana Chiara Colosimo. Per questo, Verini ha messo a fuoco un rischio da scongiurare per la commissione: evitare «che la Commissione Antimafia diventi un palcoscenico improprio o uno strumento di lotta politica, tentazione purtroppo sempre presente. Sarebbe la sua delegittimazione».
Nel frattempo, l’inchiesta di Perugia prosegue, secondo le ultime notizie agli indagati si è aggiunto anche un funzionario dei Servizi segreti, accusato con Striano di accesso abusivo a sistemi informatici e rivelazione di segreto. Sul fronte mandanti, invece, la procura continua la ricerca, finora senza esito. Dunque per ora è concentrata sul responso del riesame sulle richieste di arresti domiciliari per Striano e Laudati.
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