Crescono ancora i prezzi al consumo e alla produzione. Su base annua accelerano soprattutto i prezzi dei beni, stabile la crescita di quelli dei servizi. Sale la spesa necessaria per acquistare beni alimentari, per la cura della casa e della persona
Ad agosto l’Istat ha registrato un’inflazione in aumento dell’8,4 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Si tratta del balzo più grande da dicembre 1985, quando la crescita fu pari al +8,8 per cento. Rispetto a luglio, l’aumento è del 7,9 per cento.
A spingere l’inflazione sono l’energia elettrica e il gas mercato libero che producono l’accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati, in parte mitigata dal rallentamento di quelli dei carburanti, insieme con gli alimentari lavorati e i beni durevoli.
Su base annua accelerano i prezzi dei beni (da +11,1 per cento a +11,8 per cento) mentre è sostanzialmente stabile la crescita di quelli dei servizi (da +3,6 per cento a +3,7 per cento). Accelerano i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +9,1 per cento a +9,7 per cento), mentre rallentano quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,7 per cento a +7,8 per cento).
I prezzi al consumo
A luglio l’Istat ha rilevato l’aumento dei prezzi alla produzione dell’industria del 5 per cento su base mensile e del 36,9 per cento su base annua. A giugno il dato anno su anno era ancora del +34,1 per cento.
Sul mercato interno i prezzi crescono del 6,5 per cento rispetto a giugno e del 45,9 per cento su base annua. Al netto del comparto energetico, i prezzi mostrano una dinamica congiunturale molto meno intensa (+0,3 per cento) e una crescita tendenziale nettamente meno ampia (+13,1 per cento).
Sul mercato estero l’istituto rileva un lieve incremento congiunturale (+0,2 per cento). La ragione sono gli aumenti contenuti in entrambe le aree, quella dell’eurozona (+0,3 per cento) e quella non euro (+0,1 per cento).
Le ragioni
A pesare sull’aumento dei prezzi è soprattutto il comparto energetico, anche se gli aumenti tendenziali, cioè su base annua, toccano tutti i settori manifatturieri. I più marcati riguardano coke e prodotti petroliferi raffinati, prodotti chimici, industria del legno, della carta e stampa, articoli in gomma e materie plastiche.
Gli incrementi tendenziali più elevati riguardano i servizi di trasporto marittimo e costiero (+42,5 per cento) e di trasporto aereo (+26,5 per cento); le uniche flessioni tendenziali interessano i servizi di telecomunicazione (-3 per cento) e le altre attività dei servizi di informazione (-2,0 per cento).
«La crescita congiunturale dei prezzi alla produzione dell’industria si rafforza per effetto soprattutto dei forti rialzi dei prezzi di fornitura di energia elettrica e gas sul mercato interno. Su base annua, dopo il lieve rallentamento del mese precedente, i prezzi tornano ad accelerare» si legge nel comunicato dell’Istat.
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