- Il ministero della Salute ha suggerito di bloccare le vacanze studio per colpa della variante delta, l’Inps le ha rinviate all’anno prossimo, ma Alitalia non vuole rimborsare i biglietti già acquistati dalle agenzie di viaggi perché, per la compagnia, non si tratta di causa di forza maggiore.
- La somma è ancora da quantificare, ma riguarda circa 20 mila titoli di viaggio del valore medio di 500 euro, e di cui la compagnia di volo ha intenzione di trattenere dal 10 al 100 per cento come penale.
- Ricciardi (Astoi): «La reazione della compagnia è assurda, perché Alitalia, una società dello stato, non riconosce la decisione dell’Inps e dà a noi la colpa delle disdette». Il caso approda in parlamento, dovrà rispondere il ministero dell’Economia.
L’estate “Inpsieme”, come chiamano all’Inps il viaggio studio, è finita malissimo. Il ministero della Salute ha suggerito di bloccare le vacanze per colpa della variante delta, l’Inps le ha rinviate all’anno prossimo, ma Alitalia non vuole rimborsare i biglietti già acquistati dalle agenzie di viaggi perché, per la compagnia, non si tratta di causa di forza maggiore. A rimetterci le agenzie, che quest’estate speravano di far ripartire un settore che ormai è fermo da oltre un anno.
La somma è ancora da quantificare, ma riguarda circa 20 mila titoli di viaggio del valore medio di 500 euro, e di cui la compagnia di volo ha intenzione di trattenere dal 10 al 100 per cento come penale. Dai 5 milioni di euro in su: «La somma dipenderà da quando i ragazzi avrebbero dovuto partire», spiega Antonietta Ricciardi, direttrice tecnica dell’Accademia Britannica e responsabile del settore vacanze studio di Astoi, l’associazione dei tour operator di Confindustria: «Più a ridosso si disdice e più alta è la penale».
L’annuncio del blocco è arrivato a luglio, e alcune partenze sono saltate all’ultimo minuto. «La reazione della compagnia è assurda – aggiunge Ricciardi -. Perché Alitalia, una società dello stato, non riconosce la decisione dell’Inps e dà a noi la colpa delle disdette».
Il programma Inps
L’Inps, con il programma “Estate Inpsieme – Valore Vacanza” mette a bando delle borse di studio per i figli dei dipendenti pubblici sotto forma di voucher del valore che varia dai 600 ai 2000 euro, a seconda che il soggiorno sia in Italia o all’estero. Per le vacanze studio 2021 sono stati messi a disposizione 12.020 contributi per i soggiorni in Italia e 25.430 per gli altri. «A cui si sono aggiunte le borse assegnate l’anno scorso, i numeri erano più alti del solito».
Il bando è stato regolarmente pubblicato e concluso ad aprile. Poi sono state selezionate le mete da parte delle agenzie accreditate: Malta, Spagna e Dubai. «La Gran Bretagna no perché erano ricominciati a salire i contagi» racconta Ricciardi. A fine giugno «il primo gruppo è partito, ma poi sono scoppiati i focolai di variante delta». All’Accademia Britannica restavano ancora tre turni: «Avevamo inviato gli zainetti, prenotato i college, le escursioni e soprattutto i voli».
Il 16 luglio, Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute, allarmato dalla scarsa copertura vaccinale dei giovani (la campagna diventerà massiva solo il 16 agosto) e dalla nuova impennata di contagi, ha deciso di intervenire: «Sono pervenute alla scrivente direzione Generale diverse segnalazioni riguardanti giovani concittadini in viaggi di studio organizzati e di gruppo, che risultano bloccati all'estero a seguito di riscontri positivi al Sars CoV2 all'interno del gruppo, ai rischi connessi a seguito del verificarsi di tali circostanze e, non ultimo, alla difficoltà di gestire dal punto di vista sanitario e logistico tali situazioni».
A tal proposito, prosegue, «si raccomanda di voler considerare l'opportunità di rimandare i viaggi già programmati fino a miglioramento degli scenari epidemiologici internazionali».
L’Inps lo stesso giorno ha bloccato tutto. La situazione, spiega nell’avviso, «impedisce di avere ragionevole certezza sulla possibilità di evitare, con le migliori precauzioni, situazioni di pericolo per la salute. Ciò costituisce causa di forza maggiore che impedisce la prosecuzione dello svolgimento dei soggiorni programmati».
I biglietti di Alitalia
I tour operator – regolarmente accreditati dall’Inps – hanno dovuto mettersi in moto per cercare di recuperare parte delle spese. Le agenzie hanno chiesto il rimborso appellandosi l’articolo 41 del Codice del Turismo, il quale prevede che il viaggiatore, per causa di forza maggiore, qualora si dovesse trovare nelle condizioni di non poter più partire, può essere rimborsato del costo del biglietto, oltre alle tasse aeroportuali. «Ma l’ufficio commerciale – racconta Ricciardi – ci ha detto che l’annuncio dell’Inps non basta a determinare la causa di forza maggiore, ma che sarebbe servito un decreto del ministero della Salute». A quel punto si sono mossi gli avvocati per conto di Astoi. In una lettera, indirizzata ai commissari di Alitalia, la “bad company” ormai in chiusura che verrà sostituita da Ita, minacciano di ricorrere all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
L’ufficio stampa di Alitalia, contattato da Domani, non ha risposto. Il caso a breve finirà in parlamento, dove sono state depositate due interrogazioni. A quel punto, società in chiusura o no, dovrà rispondere il ministero dell’Economia.
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