- Ita, la nuova compagnia aerea che dovrebbe prendere il posto di Alitalia, ha finalmente ottenuto dall’Ente dell’aviazione (Enac) la licenza per poter volare. La data di partenza è prevista il 15 ottobre, ma rimangono moltissimi nodi, anche tecnici, da sciogliere
- Essendo per espressa indicazione dell’Europa una compagnia nuova di zecca Ita dovrà procedere all’addestramento dei piloti. Ma quanti piloti, per quanti aerei e in che condizioni?
- Ita potrà cominciare a vendere biglietti, ma per quali voli? Almeno in un primo momento non potrà effettuare voli diretti verso l’America perché non le sarà consentito dai regolamenti internazionali
Ita, la nuova compagnia che dovrebbe prendere il posto di Alitalia, ha ottenuto la tanto sospirata licenza di operatore aereo (Coa) dall’Enac, l’ente nazionale dell’aviazione civile guidato dal presidente Pierluigi Di Palma e dal direttore Alessio Quaranta. Ed è senz’altro una svolta nell’ingarbugliata e convulsa partita che dovrebbe portare alla scomparsa della vecchia società e alla nascita di un soggetto aereo nuovo di zecca. In assenza del Coa qualsiasi discorso sulle prospettive era campato in aria, pura e semplice aria fritta. Ora almeno è stato messo un punto fermo e l’obiettivo di far decollare Ita a metà ottobre appare un po’ meno aleatorio e propagandistico rispetto a qualche giorno fa, ma resta comunque sempre incerto e problematico.
Le autorizzazioni mancanti
Per fare un raffronto banale, il Coa è come la licenza per l’apertura di un negozio: tu puoi avere tutte le idee commerciali più brillanti del mondo, ma se non hai la licenza per tirare su la saracinesca quei progetti rimarranno confinati nella tua testa. Ita ora può tirare su la saracinesca, ma non è ancora per niente chiaro che che cosa i manager riusciranno a metterci dentro, oltretutto nelle poche settimane che ci separano da metà ottobre. E una compagnia aerea non è un negozio di scarpe, per cui se hai i soldi ordini la merce sperando sia quella giusta e poi aspetti i clienti. Una compagnia è un organismo estremamente complesso e oltre al Coa ha bisogno di una serie infinita di autorizzazioni di legge, rese necessarie dalla banale circostanza che sugli aerei volano le persone e la sicurezza viene prima di tutto. Tutte queste autorizzazioni di contorno sono ancora di là da venire e non si tratta di faccende minori.
Forse saranno ottenute da Ita per tempo, in modo da rispettare l’impegno di far partire la compagnia il 15 ottobre, ma la certezza non c’è. Con il Coa Ita può cominciare a vendere i biglietti, ma in queste condizioni appare come la vendita della pelle dell’orso, per quali tratte, in quali date? Per espressa e inderogabile indicazione dell’Unione europea Ita non può essere la semplice continuazione dell’attività di Alitalia con un nome diverso. Ci deve essere discontinuità e la discontinuità implica molte restrizioni. Per esempio Ita quasi sicuramente non potrà avere, almeno non da subito, la licenza per poter collegare direttamente l’Italia al nord e al sud America con voli diretti sopra l’Oceano. Una compagnia nuova di zecca può raggiungere quelle mete solo con voli in cui l’aereo non si allontani più di un’ora dal primo aeroporto raggiungibile, cioè non lontano dalle coste, con percorsi molto più lunghi, più dispendiosi in termini di carburante e quindi più costosi. Chi si azzarda a comprare biglietti per voli del genere?
L’addestramento dei piloti
Ancora: se Ita è una compagnia nuova, in base ai regolamenti internazionali deve addestrare di sana pianta i piloti. Quanti piloti? E qui si entra di nuovo nel difficile perché dal momento che ancora non è chiaro con quanti aerei partirà Ita (52, cioè la metà circa della vecchia flotta Alitalia?) non può essere sicuro di quanti piloti ci sarà bisogno. A occhio potrebbero essere tra 500 e 600 più gli assistenti di volo, ma qui sorge un altro problema: dal momento che come nuova compagnia Ita non ha la certificazione di Alitalia per poter procedere a un Occ, il corso base di aggiornamento, con lezioni a distanza sull’Ipad, le centinaia di piloti devono essere convocati in un’aula e in questo periodo di covid organizzare un’operazione del genere non è né semplice né veloce.
All’occhio esperto di rodati comandanti Alitalia la stessa procedura che Ita avrebbe voluto seguire in un primo momento per l’ottenimento del Coa è sembrata condizionata dall’affanno della fretta dopo tanto tempo buttato via. I dirigenti di Ita si apprestavano a richiedere a Enac la licenza facendo volare il 10 agosto due aerei tra quelli in stato di conservazione, fermi al prato, e solo di fronte alle obiezioni dell’Enac è stato deciso di cambiare macchine effettuando i voli tecnici su due Airbus, un A330 e un A320 a cui sono state semplicemente tolte le insegne Alitalia sostituite in coda con il nuovo logo Ita.
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