Nell’Ue quasi in una casa su tre si cucina a gas. L’uso di questo tipo di fornelli accorcia la vita di 12.706 italiani ogni anno, tra impianti obsoleti e assenza di aerazione. E non esiste una legislazione per mitigare il problema. Isde Italia: «Lavorare sull’etichettatura degli elettrodomestici, non solo in base alla classe energetica ma anche sul loro impatto sulla salute»
Nell’immaginario comune, di solito, casa è sinonimo di sicurezza e protezione. Secondo una ricerca pubblicata a fine ottobre questa tesi può vacillare se si parla di salute: gli europei - gli italiani in particolare - sono a rischio a causa dei fornelli a gas presenti nelle loro abitazioni.
L’inquinamento esterno si combina con i fumi delle cucine a gas e così «all’interno delle abitazioni, degli uffici e dei luoghi chiusi - se non correttamente arieggiati - gli inquinanti si sommano e all’inquinamento che proviene dall’esterno si aggiunge quello che produciamo con determinate attività domestiche», spiega a Domani Francesco Romizi, responsabile pubbliche relazioni di Isde Italia (medici per l’ambiente).
Di inquinamento indoor se ne parla poco, ma è altrettanto pericoloso per la salute pubblica come altre forme di inquinamento.
Dati, evidenze e rischi
A condurre lo studio i ricercatori e le ricercatrici dell’università spagnola Jaume I, che hanno evidenziato come nell’Unione europea e nel Regno Unito le morti premature causate da questo tipo di inquinamento ammontano a 39.959. L’inquinamento causato dai fornelli a gas accorcia la vita di 12.706 italiani ogni anno: il nostro paese di posiziona al primo posto di questa speciale classifica. A seguire Polonia, Romania, Francia e Regno Unito.
Gli apparecchi di cottura a gas sono una fonte significativa di inquinanti atmosferici presenti tra le mura domestiche: tra questi il biossido di azoto (NO2), un gas nocivo. I piani cottura a gas sono presenti nel 33 per cento delle famiglie dell’Unione europea e nel 54 per cento delle famiglie del Regno Unito.
Tuttavia, sono disponibili poche informazioni sull’esposizione della popolazione europea alle emissioni di NO2 prodotte dalla cottura a gas nelle abitazioni e sul loro impatto sulla salute. Il biossido può causare irritazione degli occhi, del naso, della gola e delle vie respiratorie inferiori.
L’Oms sottolinea, inoltre, che ulteriori pericoli legati all'esposizione a NO2 in ambienti interni sono la riduzione della funzione immunitaria e una maggiore esposizione alle infezioni. Diversi studi hanno collegato l’esposizione cronica a NO2 a un aumento del rischio di sviluppare asma e di subire effetti negativi sulla salute cardiovascolare.
È bene sottolineare che i rischi per la salute variano in base alla durata, ai livelli di esposizione e a fattori individuali. Per questo, c’è l’urgente necessità di colmare l’assenza di un quadro normativo specifico.
Ai rischi per la salute sono correlati anche dei costi sociali ed economici. Secondo la valutazione dell’impatto sulla salute realizzata dalla stessa università Jaume I, si stima che nell’Unione europea questo tipo di costi ammonta a circa 143 miliardi di euro e l’Italia ne affronta il costo più alto, pari a 54 miliardi di euro.
Alternative possibili
Nell’Ue quasi in una casa su tre si cucina a gas. Nonostante il gas naturale sia commercializzato come combustibile pulito, in realtà è un combustibile fossile e la sua combustione rilascia inquinanti nocivi. Di conseguenza vi è un peggioramento della qualità dell’aria, aumentano i rischi per la salute e si contribuisce alla dipendenza dell’Europa da fonti energetiche non rinnovabili.
Per affrontare questo problema si deve intervenire nell’ottica dell’elettrificazione delle cucine. A tal fine secondo l’European public health alliance (Epha) - la più grande rete di organizzazioni della società civile europea che si occupa di salute pubblica e di cui fa parte anche Isde - la priorità è puntare sull’etichettatura degli elettrodomestici.
«Tutti gli elettrodomestici sono etichettati in base alla classificazione energetica relativa al consumo. L’obiettivo è affiancare una classificazione che definisce anche l’impatto che questi prodotti hanno dal punto di vista della salute», chiarisce Romizi.
Politiche e incentivi
L’inquinamento indoor è un tema difficile da affrontare dal punto di vista legislativo: infatti, attualmente, «non ci sono delle normative di riferimento né europee né nazionali volte alla mitigazione di questa problematica. Esistono dei regolamenti regionali in giro per l’Italia che in qualche modo danno indicazioni ai costruttori», afferma Romizi.
Centrale in questo dibattito è il modo in cui vengono progettati gli spazi: si ragiona nell’ottica di limitare la dispersione energetica, ma creare ambienti sempre più chiusi non è la soluzione. Accanto all’efficientamento energetico bisogna pensare a dei sistemi che permettano un ricambio dell’aria dentro le abitazioni.
L’Epha sta sollecitando le istituzioni europee a eliminare gradualmente i fornelli a gas sia cercando di stabilire limiti alle emissioni, ma anche grazie a incentivi finanziari per passare a fornelli più puliti. I benefici per l’ambiente e la salute possono essere tangibili solo se giustizia climatica e giustizia sociale vanno di pari passo: «Serve un sostegno economico pubblico che sostenga questa transizione», dice Romizi.
«L’etichettatura degli elettrodomestici è un servizio di monitoraggio utile al consumatore, ma non possiamo imporre dei cambiamenti ai cittadini, soprattutto a chi ha una situazione socio-economica precaria, senza prevedere un finanziamento pubblico».
In questo quadro è chiaro che non si può lavorare solo sul piano delle politiche, ma bisogna intraprendere anche un percorso di sensibilizzazione su più livelli.
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