Il consiglio di amministrazione di Iren ha licenziato «per giusta causa» Paolo Signorini. L’ormai ex amministratore delegato della società multiutility attiva nei settori energetici, ambientali e infrastrutturali sta scontando dallo scorso 7 maggio una misura cautelare nel carcere di Marassi, a Genova, perché coinvolto nell’inchiesta per corruzione che ha portato ai domiciliari il presidente della Liguria, Giovanni Toti.

Tra gli indagati, Signorini è l’unico in carcere e il gip, anche nelle scorse settimane, ha rigettato la richiesta di misure alternative avanzata dai suoi legali.

La decisione, si legge in una nota, «in conseguenza della oggettiva incompatibilità della prestazione lavorativa di Signorini, in qualità di dirigente apicale di Iren spa, con la situazione contingente generatasi». L’arresto dello scorso 7 maggio, «confermata anche dopo le istanze avanzate dalla sua difesa" – prosegue il cda – «causa un'impossibilità, ormai irreversibile e non più soltanto temporanea, di esercizio delle sue funzioni di dirigente apicale». Il licenziamento non chiama in causa quindi eventuali responsabilità oggettive di Signorini, quanto l’oggettiva impossibilità di continuare a svolgere il ruolo di amministratore delegato dal carcere.

Nel procedimento in cui è indagato Toti, l’ormai ex ad di Iren è accusato di aver facilitato, in cambio di denaro e favori, la proroga trentennale della concessione portuale in favore di Aldo Spinelli, anche lui ai domiciliari. Paolo Signorini fino a marzo 2023 è stato presidente dell’autorità che gestisce il porto di Genova.

© Riproduzione riservata