È una storia ancora da ricostruire. Fatta di leggi che mancano (quelle argentine) e un’altra in attesa di promulgazione (quella italiana). Una storia che parte dall’Argentina di Javier Milei e arriva nell’Italia di Giorgia Meloni, infiamma il governo tricolore che ha da poco approvato (ma non ancora in vigore) il reato universale di gestazione per altri.

A pochi minuti dalla mezzanotte venerdì scorso sono stati fermati una donna di 28 anni, una neonata di 15 giorni e una coppia di italiani, uniti civilmente. Lui oncologo di 36 anni di Padova, il compagno infermiere di 40. Il volo Air France stava per partire, direzione Parigi, quando è arrivato l’ordine del tribunale. Dai documenti la bambina risulta figlia della donna argentina e dell’oncologo padovano. Per la giustizia il sospetto è quello di un caso di gestazione per altri.

«La donna si trova in una situazione di estrema vulnerabilità», ha raccontato un funzionario al quotidiano La Nacion. I documenti presentati dagli italiani alle forze dell’ordine argentine riportano che la donna avrebbe portato avanti la gestazione per altri per uno scopo puramente altruistico. Non è convinta la giustizia argentina: la donna non ha un lavoro, non ha finito le scuole e cresce da sola un’altra figlia minore.

Da tempo le forze dell’ordine stanno indagando su casi di maternità surrogata che non nasconderebbero altro che una tratta di esseri umani. Il sospetto è nato dal controllo dei documenti: i due risultano entrambi genitori della minore, se non fosse che lei ha una residenza a Rosario, mentre lui, padovano, avrebbe registrato sul proprio passaporto un solo viaggio in Argentina, nell’agosto del 2023. Un dato che esclude la possibilità di una concezione naturale per quella coppia.

Le indagini sono in corso. Intanto in Italia l’estrema destra non ha perso tempo: «Due omosessuali che pagano una donna all’estero per avere un figlio? Questa è la peggiore ipotesi possibile, non mi viene in mente nulla di peggio», ha detto Giuseppe Pan, della Lega Veneto.

La donna sarebbe stata contattata tramite una clinica americana. Pagata 6 milioni di pesos, poco più di 5.500 euro, soldi che sarebbero stati consegnati precisamente al bar Rock & Feller’s di Rosario, dove una signora avrebbe portato alla giovane una valigia con i soldi. Il governo Meloni monitora, tramite la Farnesina la situazione. La bambina è stata affidata alla coppia di italiani, che nel frattempo ha affittato un appartamento a Buenos Aires. I due uomini si sono impegnati a non portare la bambina fuori dal Paese.

L’avvocato: «Nessun reato»

A seguire la coppia dall'Italia è l'avvocato bellunese Maurizio Paniz che raggiunto al telefono da Domani specifica: «Non c'è ipotesi di reato a carico di queste persone, sono bloccati dal divieto di espatrio perché le loro testimonianze sono importanti in relazione di fatti che concernono altre persone». Paniz ha inoltre fatto sapere di aver parlato «in giornata con il ministero degli esteri e personalmente con il ministro Antonio Tajani. E naturalmente con l'ambasciata di Buenos Aires». Penalista di fama, già parlamentare del Pdl per tre legislature, fu lui per primo a sostenere in aula la buona fede di Silvio Berlusconi su Ruby nipote di Mubarak: tesi così convincente da fruttare al Cavaliere l’assoluzione in Cassazione. Oggi Paniz segue le coppie omogenitoriali: «Lo faccio per rispetto nei confronti dei bambini che dal mio punto di vista devono essere trattati in maniera eguale sia che siano di coppie omogenitoriali o eterosessuali».

Cosa succede ora

Già oggi la maternità surrogata in Italia è vietata e la pena per chi viola la legge prevede la reclusione da 3 mesi a 2 anni e la multa da 600.000 a un milione di euro, ma la legge approvata il 15 ottobre soprannominata “reato universale” prevede che «le pene si applicano anche se il fatto è commesso all’estero». Tuttavia la legge non è ancora entrata in vigore. Manca la firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e i 15 giorni di decorso. E in fondo la polizia straniera agisce in forza della propria legge, ignora le leggi del mondo, per cui risponde alla sua normativa. Qui il punto di caduta: l’Argentina non ha una legge. L’ipotesi di estradizione attiva, se fosse in vigore la legge Varchi, non sarebbe stata comunque possibile. Manca la doppia incriminazione. Il fermo in Argentina sarebbe relazionato a un’indagine sulla tratta, o comunque di sfruttamento.

L’Argentina può contare soltanto delle sentenze, molto recenti, sul tema, che hanno stabilito che i bambini nati da una surrogata sono figli della donna che ha dato alla luce il neonato e del padre biologico «indipendentemente da chi ha fornito i gameti». In questo caso, della donna che ha portato in grembo la bambina e del medico padovano. E proprio cosi risulta iscritta allo stato civile. Un bambino, ha anche ricordato la Corte argentina, non può per legge avere più di due genitori. Qui si arenano i fatti e iniziano le ipotesi e scenari vari in attesa dello sviluppo delle indagini. Intanto nel paese di Milei la gravidanza surrogata – che non è vietata in Argentina – genera una situazione complicata non essendo regolata dalla legge. Proprio per questo la Corte ha chiesto al Congresso di legiferare sulla materia al più presto.

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