La fine era nota, ha soltanto tardato a arrivare. Andrea Agnelli si è dimesso nella serata di oggi dalla presidenza della Juventus e insieme a lui si è fatto da parte l’intero consiglio d’amministrazione della società bianconera. Una spettacolare manovra di auto-azzeramento che coinvolge anche gli altri due dirigenti di vertice: il vicepresidente Pavel Nedved e l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene.

A quest’ultimo il Consiglio di amministrazione, che rimane in carica per l’ordinaria amministrazione fino all’assemblea del prossimo 18 gennaio che nominerà il nuovo consiglio, ha chiesto di restare al suo posto.

In ritardo di almeno un anno

(Agf)

Tutto previsto e prevedibile, dicevamo. E molto meglio sarebbe stato se fosse avvenuto prima, visto che i tempi erano maturi da parecchio.

Chi ha l’abitudine di leggere questo giornale sa che Domani chiese pubblicamente a Andrea Agnelli quando pensasse di dimettersi, vista la serie di passi falsi compiuti a partire dall’estate del 2018: la sballata e costosissima acquisizione di Cristiano Ronaldo, il caso delle plusvalenze incrociate e condotte su cifre molto generose, la figuraccia della Superlega europea per club di cui la società bianconera figura ancora come componente.

Sulla scorta di tutte queste figuracce chiedemmo a Agnelli quando pensasse di farsi, liberando la Juventus da una presenza ormai ingombrante. Quell’articolo è datato 3 dicembre 2021, dunque sabato prossimo compirà giusto un anno dalla pubblicazione.

In questo anno il declino della Juventus e del suo presidente è continuato inesorabile, sul campo ma ancor più fuori dal campo. La vicenda delle plusvalenze incrociate, che dalla giustizia sportiva è stata liquidata con un nulla di fatto, è tornata in ballo in conseguenza dell’inchiesta Prisma condotta dalla procura della repubblica di Torino.

Che nello scorso mese di ottobre avrebbe chiesto i domiciliari per il presidente juventino. Richiesta rigettata da gip. I magistrati torinesi indagano fra l’altro sulla cosiddetta “manovra stipendi”, una mossa che ufficialmente consiste nel taglio di quattro mensilità nella stagione agonistica della pandemia ma che invece, secondo l’ipotesi dei magistrati, potrebbe nascondere un accordo privato coi calciatori per un pagamento mascherato. Ciò che inciderebbe sulla correttezza dei bilanci di una società che, va ricordato, è quotata in Borsa.

Bilanci da ricostruire

A Roma il murale della street artist Laika contro la formazione della Superlega (Agf)

Quei bilanci sono ora in fase di faticosa riscrittura e ciò ha comportato due rinvii dell’assemblea annuale dei soci: prima fine ottobre, poi fine novembre, e in ultimo fine dicembre.

Quando infine sarà celebrata, verrà orchestrata dal nuovo direttore generale Maurizio Scanavino, amministratore delegato e direttore generale di Gedi, chiamato al compito d’emergenza. Si chiude nel modo peggiore un’epoca gloriosa. E per la società sarà una ripartenza molto difficile.

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