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Se il 24,1 per cento conquistato dalla Cdu/Csu alle elezioni di domenica segna il crollo dei partiti cristiano-evangelici, la chiesa cattolica tedesca continua un cammino sinodale in cui la chiesa di Roma appare sempre più distante.
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Il cammino sinodale della chiesa in Germania, che si concluderà nel febbraio 2022, ha superato la metà del suo percorso pluriennale. Il terzo dei quattro forum previsti, incentrato sugli abusi da parte di chierici, ha riaperto una ferita.
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Nella chiesa tedesca il tema degli abusi è centrale almeno dal 2018, quando il Rapporto MHG ha fornito le prime cifre affidabili sulle violenze sui minori da parte di sacerdoti cattolici, diaconi e religiosi maschi.
Se il 24,1 per cento conquistato dalla Cdu/Csu alle elezioni di domenica segna il crollo dei partiti cristiano-evangelici, la chiesa cattolica tedesca continua un cammino sinodale in cui la chiesa di Roma appare sempre più distante.
Il vescovo di Acquisgrana, mons. Helmut Dieser, dice che «il papa non ci avrà accolto su un tappeto rosso, ma non ci ha chiuso le porte, perché il cammino sinodale non è appannaggio esclusivo della Germania, ma qualcosa che lui stesso vuole». Eppure, a dispetto del clima positivo sottolineato dai vescovi tedeschi, negli ambienti laici si respira aria di rottura. «Da questo cammino sinodale ci aspettiamo cambiamenti riconosciuti dai fedeli» spiega in videochiamata Birgit Mock, delegata per le politiche familiari del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK).
Il peso degli abusi
Il cammino sinodale della chiesa in Germania, che si concluderà nel febbraio 2022, ha superato la metà del suo percorso pluriennale. Il terzo dei quattro forum previsti, incentrato sugli abusi da parte di chierici, ha riaperto una ferita. Quelle che, dieci anni fa, il gesuita Klaus Martes aveva definito «aggressioni sistematiche» in una lettera di pubbliche scuse agli studenti abusati nel collegio Canisius di Berlino, sono oggi diventate un «fallimento istituzionale e sistemico» secondo quanto ha scritto il cardinale Reinhard Marx nella sua lettera di dimissioni al papa, poi respinte da Francesco.
L’iniziativa del porporato è stata percepita come l’atto estremo in un clima di crescente insofferenza verso gli insabbiamenti passati. «La richiesta di dimissioni ci mostra quanto questa situazione, seppur seria, sia stata sottovalutata. Ora è il tempo di prevenire i futuri crimini» sottolinea Mock. Per La Zdk e altre associazioni cattoliche, però, il cambiamento è ottenibile denunciando apertamente gli errori del passato con provvedimenti radicali.
Colpo di scena a Colonia
Per questo motivo buona parte dei cattolici attivi non condivide la recente decisione del Vaticano di non deporre il cardinale Rainer Maria Woelki, a capo della ricca arcidiocesi di Colonia. Secondo il rapporto Kölner Stadt-Anzeiger, nel 2010 il porporato ha risarcito un fedele abusato da un sacerdote negli anni Settanta, ma non ha condotto indagini approfondite sul caso per la salute precaria del sacerdote. Si è così innescato un effetto domino di accuse di insabbiamenti per una delle diocesi più numerose del paese, con quasi due milioni di cattolici praticanti e un patrimonio di oltre tre miliardi di euro.
La diatriba è stata placata dalla Santa sede solo lo scorso 24 settembre: con una nota ufficiale, Roma ha ammesso i «grandi errori» commessi dal cardinale nella comunicazione e gestione dei casi di abuso. Eppure, la precedente visita apostolica degli arcivescovi di Stoccolma e Rotterdam, non aveva rilevato mancanze tali da richiederne le dimissioni, ma un semplice ritiro spirituale di sei mesi. «Ho commesso errori nel gestire i casi di abuso e ho fatto sbagli nella comunicazione. Mi dispiace per questo e mi dispiace soprattutto pensando alle vittime che sono state così traumatizzate» ha dichiarato Woelki.
Nella chiesa tedesca il tema degli abusi è centrale almeno dal 2018, quando il Rapporto MHG ha fornito le prime cifre affidabili sulle violenze sui minori da parte di sacerdoti cattolici, diaconi e religiosi maschi.
Mons. Helmut Dieser dice senza tentennamenti: «Lo studio MHG ci ha mostrato chiaramente che spesso gli aggressori sono persone che non hanno imparato a guardare alla loro sessualità. Noi abbiamo contribuito a questa regressività attraverso un moralismo dentro la chiesa. È giunto il tempo di superarlo, la dottrina della chiesa ha necessità di nuovi impulsi per un ulteriore sviluppo».
Per sondare quanto è profonda la frattura tra Berlino e Roma in campo dottrinale, basta la questione Lgbt. In Germania, le nozze gay sono legali dal 2017, ma i cattolici Lgbt chiedono alla chiesa un cambio di passo, come con l’iniziativa #liebegewinnt con cui, lo scorso maggio, diverse chiese cattoliche tedesche hanno benedetto le coppie dello stesso sesso. A nulla è servito il freno della congregazione per la Dottrina della fede.
Mock ha accolto il Responsum vaticano con un certo fastidio: «La risposta di Roma è arrivata in un momento inopportuno per noi. Siamo nel mezzo di deliberazioni, stiamo lottando insieme e onestamente per trovare soluzioni, e tali segnali di stop non ci aiutano, anzi! Oltre duemila pastori hanno ammesso di aver già benedetto coppie dello stesso sesso e continueranno a farlo secondo coscienza, 200 teologi si sono espressi a favore della ricerca di forme liturgiche appropriate, e come ZdK abbiamo già parlato a favore della benedizione delle coppie Lgbt nel 2019».
Una posizione condivisa anche dai vertici della chiesa tedesca. Mons. Diesser spiega: «Finora abbiamo prescritto alle persone omosessuali l’astinenza, che è un dono di Dio. Ma se la persona non è chiamata a questo, che cosa dovrebbe fare? Il Vangelo è già finito per una persona che la pensa diversamente? La risposta non può essere questa, ma il dialogo. Devo essere in grado di dire in modo credibile ai fedeli che il messaggio della fede rende ricco e profondo l’essere umano. E come chiesa ci rende santi».
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