Quasi tutti i giorni riceviamo chiamate commerciali senza aver prestato il consenso a riceverle. Spesso il nostro numero è finito dentro liste acquisite illecitamente, nonostante ci si sia iscritti al registro delle opposizioni

L’ultimo caso riguarda Eni Plenitude, che è stata multata dal garante della privacy per quasi 6 milioni e mezzo di euro. Il provvedimento è arrivato dopo 108 segnalazioni e 7 reclami nei confronti della società, che lamentavano le telefonate indesiderate. 

Il provvedimento del Garante

Il garante ha chiesto alla società i dati relativi ai contratti di una “settimana campione”: su 747 nuovi contratti, 657 sono arrivati da un contatto illegittimo. Se proiettassimo questo numero su un anno, le forniture attivate in modo illecito sarebbero 32.850.

La denuncia dell’Autorità garante riguarda anche il controllo di agenzie e sub-agenzie e la commistione di database. Per l’istituzione, per rispettare la norma non basta allontanare il singolo agente o indagare sulle singole anomalie, ma servono misure che impediscano l’ingresso nei sistemi aziendali di contratti stipulati in base a contatti telefonici illeciti o di trarre vantaggio economico da condotte illegittime. 

Oltre al pagamento della sanzione, a Plenitude è stato imposto il divieto di trattare altri dati dei reclamanti e dei segnalanti. Inoltre dovrà comunicare ai 657 interessati gli esiti del procedimento del Garante e predisporre controlli affinché i contratti generati da contatti illeciti non entrino più nel patrimonio aziendale.

I provvedimenti contro il telemarketing selvaggio non funzionano

I provvedimenti contro il telemarketing selvaggio ci sono già, ma spesso non funzionano. Il registro delle opposizioni è attivo dal 27 luglio 2022 e avrebbe dovuto garantire agli iscritti la sospensione delle chiamate di telemarketing molesto, ovvero le telefonate di pubblicità non richieste e che spesso vanno contro le norme sulla privacy, anche sul numero di telefono mobile.

Per le autorità il problema è causato dalle tante società di telemarketing che operano in modo poco trasparente e usano metodi illeciti, come lo “spoofing” (una pratica in cui chi chiama falsifica l’identità o il numero di telefono che appare sul display del telefono di chi la riceve e quando proviamo a richiamare il numero risulta inesistente), per continuare a chiamare gli utenti senza il loro consenso. 

A gennaio 2023 il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha commentato la questione durante un’audizione alla Camera: «Il sistema funziona per quanto riguarda il mercato regolare della raccolta dei consensi e dei controlli», mentre il problema sta nel mercato «irregolare, in cui le numerazioni vengono carpite in modo illegittimo e i chiamanti nascondono o modificano i propri numeri di telefono per non essere richiamati».

Il 28 luglio 2023, a un anno dall’attivazione del registro, un comunicato pubblicato sul sito del Registro affermava che lo strumento ha «contribuito in modo significativo a limitare le chiamate indesiderate», ma rimanevano comunque alcuni problemi legati al «telemarketing selvaggio».

In altre occasioni il garante della privacy ha attribuito la responsabilità dell’inefficacia di questi provvedimenti al «sottobosco» di call center abusivi. Generalmente si tratta di piccole società collegate tra loro e difficili da individuare. In alcuni casi le grandi aziende appaltano le operazioni di telemarketing a società terze senza fare i dovuti controlli, favorendo quindi le attività illecite.

Si possono denunciare al garante le chiamate che pensiamo di aver ricevuto in modo illecito, tramite un modulo o all’Agcom. Se la chiamata è arrivata da un call center abusivo, come spesso accade, è difficile che le autorità riescano a intervenire in modo rapido. Se le società di call center non rispettano il registro delle opposizioni possono incorrere in multe fino a 20 milioni di euro o, per le imprese, fino al 4 per cento del fatturato dell’anno precedente.

La replica della società

Di fronte alla multa del garante, Eni Plenitude ha confermato «la correttezza del proprio operato rispetto a quanto richiesto dalla normativa di riferimento, sia sotto il profilo della tutela dei dati personali, sia della gestione dei propri partner. La società approfondirà il provvedimento del garante per la Protezione dei Dati Personali riservandosi di valutarne l'impugnazione». Un portavoce ha infine aggiunto: «L'Azienda continuerà a contrastare, anche con azioni giudiziarie, condotte e pratiche illecite a tutela dei consumatori e del corretto funzionamento del mercato».

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