Nel 2023 sono scomparsi 10.100 minori stranieri in Italia. Molti sono vittime di sfruttamento. L’ansia di pagare il debito con chi li ha portati in Europa è la spinta a fuggire dai centri
In media, in Italia ogni giorno scompaiono quasi 28 minori stranieri non accompagnati senza lasciare traccia. Lo dicono le stime del progetto di giornalismo transfrontaliero Lost in Europe, secondo cui circa 51.439 minori stranieri non accompagnati sono scomparsi, tra il 2021 e il 2023, dai centri di accoglienza di Unione europea, Gran Bretagna, Norvegia e Svizzera.
Di questi, quasi la metà erano accolti sul territorio italiano, dove solo nel 2023 sono scomparsi 10.100 minorenni. Per molti di loro il rischio è quello di diventare vittime di tratta e sfruttamento. «Il numero dei bambini scomparsi è elevato e preoccupante e nasce dal fatto che tanti minori scappano dai centri di accoglienza per saldare il proprio debito, mandare i soldi a casa e raggiungere le comunità di connazionali in Europa.
Ma questa situazione, di cui il ministero dell’Interno è a conoscenza, fa sì che molti minori stranieri nel nostro paese vivano in situazioni di non diritto e forte disagio, perché diventano vittime di sfruttamento sessuale e lavorativo», dice Ernesto Caffo, presidente della fondazione Telefono Azzurro che promuove i diritti dei bambini e degli adolescenti.
Scompaiono dopo essere stati regolarmente identificati e inseriti nel sistema di accoglienza, spesso nei primi giorni dopo il loro arrivo in struttura, rendendosi completamente irreperibili. Per la grande maggioranza di questi minori, provenienti soprattutto da nord Africa, Bangladesh, Pakistan, Afghanistan e Siria, le violenze sono una costante. In base a quanto documentato alle frontiere e in molti luoghi di accoglienza, Save the Children nel suo ultimo rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili” afferma che la spirale dello sfruttamento accompagna i piccoli migranti fin dalla partenza nel proprio paese d’origine, per poi aggravarsi durante la prima fase di ingresso in Italia.
L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, entrambe agenzie delle Nazioni Unite, sottolineano il nesso tra flussi migratori, mancanza di canali migratori sicuri e tratta di persone. Di fatto la mancanza di canali di accesso regolari in Europa crea il presupposto affinché le persone migranti ricorrano ai trafficanti per attraversare le frontiere transnazionali, esponendosi al pericolo di essere intercettate anche dalle organizzazioni criminali internazionali legate alla tratta di esseri umani. In questi casi, la tratta di persone e il traffico di migranti si intersecano. Così la persona migrante, che si trova in una particolare situazione di vulnerabilità, risulta esposta a varie forme di sfruttamento nei paesi di transito e di arrivo.
«I minori soli hanno paura di denunciare: sono sotto minaccia per la commissione che devono pagare al trafficante che li ha fatti arrivare in Europa, per questo è importante offrire loro protezione e sottrarli alla violenza» prosegue Caffo, secondo cui è necessario confrontarsi soprattutto con le comunità di connazionali, che diventano il punto di riferimento dei minori durante la loro fuga dai centri di accoglienza italiani ed europei. I giovani migranti che partono verso l’Europa, infatti, hanno spesso ricevuto istruzioni precise sulle persone da contattare al loro arrivo e su dove dirigersi per trovare appoggio lontano da casa, ma la loro scomparsa dai centri di accoglienza li espone comunque a gravi pericoli.
Sfruttamento digitale
In altri casi, i minori si allontanano per sottrarsi alle cattive condizioni di vita nelle strutture di accoglienza, per la mancanza di supporto e a causa di situazioni di violenza. Anche il desiderio di ricongiungersi con la famiglia, la paura del rimpatrio, la mancanza di fiducia nel sistema, i lunghi procedimenti per la determinazione dello status di rifugiato e la tratta di esseri umani giocano un ruolo importante. L’alto debito contratto alla partenza con reti criminali estese anche in Europa e la necessità dei familiari di ricevere denaro (la cosiddetta “rimessa”) spingono il giovane migrante a cercare l’indipendenza economica nel minor tempo possibile. Prostituzione, lavoro agricolo, accattonaggio e spaccio sono però i principali ambiti di sfruttamento di cui finiscono per essere vittime i minori coinvolti nella tratta.
Se l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza in Italia ha raccolto la maggior parte delle denunce tra Sicilia, Lombardia e Campania relative a minori maschi, in Europa le persone scomparse sono soprattutto giovani donne. Il monitoraggio dei numeri a livello europeo è reso difficile dalle lacune dei sistemi di accoglienza, ma secondo il database Counter Trafficking Data Collaborative, nella maggior parte dei casi le vittime di tratta sono persone adulte (84 per cento) di sesso femminile (66 per cento), mentre una parte significativa è composta da minorenni (16 per cento). Tra i più piccoli, fino agli 11 anni di età, le vittime sono quasi in uguale misura sia bambini che bambine. In tutte le altre fasce di età la prevalenza di sesso femminile è netta, con un picco del 77 per cento di ragazze che hanno fra i 15 e i 17 anni. Le giovani vittime di tratta, dicono i dati, sono inoltre maggiormente soggette ad abuso psicologico, fisico e sessuale rispetto agli adulti.
Nel mondo, su 50 milioni di persone che subiscono varie forme di schiavitù moderna, oltre 12 milioni sono giovani costretti soprattutto ad affrontare lavoro minorile, sfruttamento sessuale e matrimoni forzati. Tra le nuove forme di sfruttamento c’è anche la prostituzione online. Attraverso la digitalizzazione della tratta di esseri umani, noto anche come cyber- trafficking, i trafficanti hanno adattato i loro metodi di azione sfruttando, per esempio, i social e le piattaforme di gioco online per pubblicizzare, reclutare e sfruttare le vittime. Oltre alla tratta sessuale e allo sfruttamento del lavoro, anche i matrimoni vengono sempre più combinati via Internet tramite l’acquisto di spose bambine da parte di un intermediario.
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