- Il palazzo di giustizia di Milano è il fronte dell’ultimo scontro tra governo e magistratura. Dai vari filoni di indagine sulla ministra Daniela Santanchè, compreso l’affare milionario in Versilia del suo compagno, fino alla vicenda del presunto stupro di cui è accusato Leonardo Apache, il minore tra i figli di Ignazio La Russa.
- L’ultimo segnale arriva dallo staff del presidente del Senato che ha reagito con una nota durissima alle indiscrezioni su una possibile richiesta della procura alla giunta per le autorizzazioni, per acquisire il telefono del figlio di La Russa, cruciale per le indagini ma intestato a una società dello studio legale fondato dal presidente del Senato. E che e quindi potrebbe essere coperto dall’immunità.
- Oltre all’inchiesta sui conti sballati della galassia Visibilia, di recente la procura sta indagando anche sull’affare della villa in Versilia, svelato da Domani, comprata e poi rivenduta dallo stesso Kunz insieme alla moglie di La Russa, Laura De Cicco.
Il palazzo di giustizia di Milano è il fronte dell’ultimo scontro tra governo e magistratura. Dai vari filoni di indagine sulla ministra Daniela Santanchè, compreso l’affare milionario in Versilia del suo compagno, fino alla vicenda del presunto stupro di cui è accusato Leonardo Apache, il minore tra i figli di Ignazio La Russa.
L’ultimo segnale arriva dallo staff del presidente del Senato che ha reagito con una nota durissima alle indiscrezioni su una possibile richiesta della procura alla giunta per le autorizzazioni, per acquisire il telefono del figlio di La Russa, cruciale per le indagini ma intestato a una società dello studio legale fondato dal presidente del Senato. E che e quindi potrebbe essere coperto dall’immunità.
«Da un punto di vista mediatico, risulta, però, ormai passato il segno», è un passaggio della nota dello staff di La Russa. A questo si aggiunge il fascicolo più delicato per il governo Meloni: quello che riguarda la ministra-imprenditrice Santanchè e del suo compagno Dimitri Kunz.
Oltre all’inchiesta sui conti sballati della galassia Visibilia, di recente la procura sta indagando anche sull’affare della villa in Versilia, svelato da Domani, comprata e poi rivenduta dallo stesso Kunz insieme alla moglie di La Russa, Laura De Cicco. Un’operazione che ha fruttato una plusvalenza di un milione a lordo delle tasse.
«Forse gli ho fatto un favore»
«Attenzione, è una casa che prima di rimetterla in ordine passerà del tempo. Io stesso sono ancora fermo, non dico che sto mettendo da parte i soldi ma quasi», interpellato nei giorni scorsi da Domani, l’imprenditore Antonio Rapisarda aveva risposto così alle nostre domande sull’acquisto della villa di Forte dei Marmi dalle famiglie Santanché–La Russa, ovvero Dimitri Kunz, compagno della ministra del Turismo, Daniele Santanchè, e Laura De Cicco, moglie del presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Sostiene Rapisarda di aver voluto la casa a tutti i costi. Eppure, dopo averla comprata, non è mai entrato nell’abitazione, perché, come spiega lui stesso, deve prima affrontare una ristrutturazione impegnativa. I costi per rimettere a nuovo l’immobile andrebbero di conseguenza ad aggiungersi ai 3,45 milioni versati per rilevarne la proprietà.
Sei mesi dopo l’acquisto, quindi, i giochi non sono ancora fatti per l’imprenditore milanese, che dovrà far fronte a rilevanti spese supplementari. La coppia Kunz-De Cicco, dimostrando grande fiuto e capacità speculative fuori dal comune, è invece già uscita di scena con un profitto milionario.
Dice Rapisarda: «Sapevo benissimo che Dimitri (Kunz, ndr) l’aveva presa a un milione in meno, però l’anno scorso a Forte dei Marmi il mercato immobiliare è molto cresciuto. Probabilmente gli ho fatto anche un favore... Se poi Kunz ha usato i miei soldi per risanare Visibilia, non ci trovo niente di male».
La destinazione finale del denaro è uno snodo centrale nella complicata e sorprendente vicenda della villa di Forte dei Marmi.
L’indagine
La compravendita della casa di Forte dei Marmi è un nuovo capitolo di indagine della procura di Milano, per ora senza indagati e senza un’ipotesi certa di reato. «Dipenderà molto dalla destinazione della plusvalenza ottenuta dalla vendita», dice un’autorevole fonte investigativa a Domani.
Una delle piste esplorate da chi indaga è il possibile finanziamento illecito dei partiti. E non potrebbe essere altrimenti visto che Kunz e De Cicco, che hanno incassato i profitti della compravendita immobiliare, sono legati a due esponenti di vertice di Fratelli d’Italia, entrambi, peraltro, con ruoli istituzionali.
Tuttavia non sarà affatto semplice arrivare in fondo a un sentiero investigativo di questo tipo, negli atti non compaiono i nomi dei politici: i protagonisti della vicenda sono le loro dolci metà.
Di certo l’indagine è iniziata da pochissimo. I pm stano ancora valutando se lasciare l’operazione della villa nel calderone targato Visibilia, su cui l’inchiesta è stata avviata mesi fa, oppure procedere con un fascicolo autonomo. La decisione dei magistrati dipenderà molto dall’utilizzo fatto della plusvalenza.
Se il denaro è andato a saldare i debiti di qualche società della galassia Visibilia, allora è probabile che l’indagine sulla compravendita immobiliare resterà un capitolo dell’inchiesta madre. In caso contrario, il capitolo della villa in Versilia verrà separato dal resto, e non è da escludere che vada verso l’archiviazione.
Per ora gli unici indizi in mano alla guardia di finanza e ai pm, coordinati dalla procuratrice Laura Pedio, sono gli elementi raccolti con la segnalazione dell’antiriciclaggio sui flussi finanziari anomali, in pratica sulle modalità con cui è stata creata la provvista per l’acquisto della villa di Alberoni da parte di Kunz e De Cicco e la destinazione del denaro ottenuto dalla vendita a Rapisarda.
I detective dell’antiriciclaggio hanno accesso ai conti bancari della coppia e possono quindi ricostruire che fine abbia fatto il milione di euro guadagnato in soli 58 minuti.
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