Francesco Rizzo, secondo la Gdf, sa che l’attività della srl dei Verdini «non era affatto lecita». L’interesse di Denis per le dinamiche in Anas inizia molto prima delle indagini della procura di Roma
«Questo è Rocco Girlanda, il nuovo responsabile relazioni esterne di Anas, l’unico piacere che ha fatto Verdini perché fino ad adesso noi non abbiamo avuto un cazzo». Correva l’anno 2016. Al governo c’era Matteo Renzi, sostenuto da Ala, il partitino di Denis Verdini, un passato da berlusconiano, ex coordinatore del Pdl, tra gli sponsor delle naufragate riforme costituzionali renziane. A parlare era l’allora senatore verdiniano Vincenzo D’Anna, con la solita proverbiale schiettezza. Così raccontava l’interesse dei Verdini per l’azienda pubblica che costruisce e gestisce strade. Un interesse diventato bufera giudiziaria con l’indagine della procura di Roma e della guardia di finanza su Denis e Tommaso, padre e figlio, per corruzione. Ma chi sono gli uomini d’oro della galassia verdiniana finiti in aziende pubbliche collegate ad Anas?
Cominciamo, appunto, da Girlanda, deputato del Pdl, sottosegretario proprio alle Infrastrutture nel governo Letta, e poi dal 2016 al 2019 dirigente dell’Anas, in quota Verdini. Il suo arrivo in azienda aveva scatenato polemiche e interrogazioni parlamentari che si concentravano in particolar modo sul maxi compenso e sui requisiti d’ingresso: non aveva neanche la laurea. Polemiche sopite solo alla fine del suo incarico, nel 2019. Girlanda non è citato nelle carte dell’indagine di Roma, ma la sua parabola, così come quella di altri personaggi, racconta il cerchio magico dei Verdini.
Amata Sitaf
Tra gli amici dell’ex coordinatore Pdl c’è Sebastiano Gallina, detto Nino, fino al 2018 socio di 7 esse, srl comproprietaria del marchio Pastation Italia. Di lui si parla nelle carte dell’indagine sui Verdini accusati di aver costruito un triangolo affaristico con manager Anas, interessati alle promozioni e imprenditori, interessati agli appalti e per questo prodighi di consulenze alla Inver di Verdini jr. A Gallina, estraneo alle indagini, si fa riferimento in una riunione alla presenza di Verdini padre e Fabio Pileri, l’altro socio indagato della Inver. In quel periodo si discute del rinnovo dei vertici di Autostrade Lombarde, siamo nel maggio 2022.
«Verdini ritiene che si potrebbe giocare la partita in cui dicono a Gallina che in questo giro lo mettono là», è riportato nei brogliacci dei detective. Poi continuano: «Verdini dice a Pileri che questa cosa la devono gestire insieme, ma Pileri non è d'accordo perché Gallina, l'ultima volta con cui ha avuto a che fare, ha fatto finta di non capire per 3.000 euro che gli aveva chiesto Denis “per metterlo alla prova”. Pileri sostiene che cerca solo quando ha bisogno...». Sulla nomina non c’è una larga convergenza, Verdini dice: «L’amministratore della CAL (Concessioni autostrade lombarde del gruppo Anas, ndr) lo nomina la Lombardia». Alla fine la nomina sfuma, Gallina resta vicepresidente di Sitaf, la società che gestisce il traforo Autostradale del Frejus, partecipata da Anas. Nel consiglio d’amministrazione c’è un’altra vecchia conoscenza dei Verdini, Francesco Rizzo, in passato collaboratore di Cosimo Ferri (ex Forza Italia, poi renziano) quando il magistrato era sottosegretario alla Giustizia durante il governo Letta. Rizzo è stato avvocato di Francesca Verdini, socio fino a maggio 2022 con il 20 per cento di Inver, quote che aveva acquistato per 800 euro proprio dall’attuale compagna di Matteo Salvini.
Appena vendute le quote di Inver, l’avvocato Rizzo è stato nominato nel consiglio di amministrazione della società pubblica-privata Sitaf, che gestisce il traforo del Frejus. Una nomina che ha suscitato polemiche e un’interrogazione del Pd nella quale si evidenziava l’assenza di «esperienze professionali in tale settore». Gli indagati, come svelato da Domani, avevano commentato la nomina di Rizzo, in particolare Pileri riferiva di un colloquio con Verdini jr. «Francesca (Verdini, ndr), che a me me accusa che faccio certe cose, con Rizzo ha fatto la stessa cosa», diceva Pileri nell’ottobre 2022.
Rizzo, con Salvini ministro, ha ottenuto anche un’altra nomina, nel cda dell’Asti-Cuneo, società partecipata da Anas, sotto il controllo del ministero delle Infrastrutture. Ci sono altre intercettazioni che riguardano direttamente Rizzo quando era ancora consigliere della Inver. Siamo nell’aprile 2022 e quello che emerge è il giudizio dell’avvocato sulle operazioni in corso che lui stesso definisce «border», più precisamente «questa è più...è oltre il border questa». Ribadiamo che Rizzo dalla vicenda giudiziaria, come lo stesso Gallina, è totalmente estrano.
Border
Verdini, Pileri e Rizzo discutono delle delicate attività «che svolge la loro società nell'interesse degli imprenditori di loro riferimento», scrivono gli inquirenti negli atti depositati dalla procura in vista del riesame. «I soci sono ben consapevoli di operare illecitamente, aiutando dirigenti di Anas nella loro carriera», scrivono gli investigatori.
La conferma è nelle parole di Verdini: «...alcune cose sono delicate...ci dobbiamo raccontare anche cose più delicate eh...c'è anche il fatto che con alcuni dirigenti stiamo cercando di dargli una mano a fare carriera».
Verdini è ancora più chiaro in un’altra intercettazione: «Un dirigente è evidente che ci tratta il cliente meglio, perché sa che noi possiamo dargli una mano... questa roba qui che è la parte diciamo più rischiosa tu devi distinguerla fortemente...è oltre il border (...)». L’allora socio Rizzo ascolta ed esprime il suo disappunto così: «Questa è oltre il border». Verdini prova a convincerlo del contrario, distinguere le cose è la strada per evitare che «nessuno ti possa attaccare». Separare l’attività di consulenza dalla partita delle nomine. Ma poi è arrivata la bufera giudiziaria a rovinare i grandiosi piani dei Verdini.
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