Le strutture pubbliche da sempre nel mirino dei partiti. La grande spartizione della Dc con la destra. Ai meloniani e salviniani i loro manager. In accordo con l’ex presidente condannato per aver favorito la mafia
In Sicilia il Manuale Cencelli si applica alla lettera. E alla fine di un anno di “battaglie” Palermo ha “partorito” la solita spartizione delle poltrone dei manager della sanità, in un risiko che nella maggioranza del presidente della regione Renato Schifani accontenta alcuni e scontenta altri. Un equilibrismo che arriverà al suo culmine con la composizione delle liste per le europee.
Sul nodo dei nuovi direttori sanitari uno degli episodi più rappresentativi è stato il “Patto del vino” tra i due ex presidenti di regione, Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo: i due gattopardi della nuova politica siciliana (che sa, però, di naftalina). Cuffaro, che non ha affatto smentito l’incontro, alcuni giorni prima dell’accordo sui direttori, è volato a Catania per incontrare Lombardo, al quale ha donato una bottiglia di vino della sua tenuta. Totò ha, però, smentito che in quella riunione si sia trovata una intesa con Lombardo. Tuttavia vedendo le pedine piazzate nelle 18 aziende sanitarie si intuisce il contrario. Proprio l’accordo tra i due avrebbe permesso al governatore Schifani di chiudere una partita che ha paralizzato la sanità pubblica in Sicilia.
Ma il nodo delle nomine è soltanto uno dei tanti temi di frizione in una maggioranza in cui sembra non esistano intese che tengano a lungo, come quella tra la Lega e l’Mpa di Lombardo, benedetta da Matteo Salvini, ma ora messa in discussione dal vicepresidente della regione, Luca Sammartino, che ha detto di essere contrario alla nascita di un intergruppo all’Ars Lega-Mpa.
Il solito canovaccio
Dalle scelte dei manager alla fine emerge il solito spaccato di una Sicilia sempre sulla bocca di tutti, oggi per il solito accordo di lottizzazione di una sanità derelitta, depredata, deviata da corruzioni.
In questo scenario si inseriscono anche gli ultimi colpacci in vista delle europee come quello piazzato da Luca Sammartino, vicepresidente, uomo forte della Lega e pupillo di una famiglia di medici con lo zio amministratore unico di Humanitas Catania, che, si vocifera, avrebbe raggiunto un accordo col parlamentare meloniano uscente Raffaele Stancanelli in procinto di convolare con la Lega per fare un dispetto a Ignazio La Russa, presidente del Senato, e al ministro Nello Musumeci.
Tra i vincenti della partita sanitaria oltre a Lombardo c’è Cuffaro, appunto. Ha fatto il suo trionfale accesso anche nel consiglio comunale di Messina, con due consiglieri, mentre alla convention della Nuova Dc a Catania ha fatto registrare il pienone. La spiegazione di questa riabilitazione dell’ex governatore siciliano, dopo aver scontato 7 anni di carcere per concorso in associazione mafiosa, sta anche nella gestione della sanità pubblica, ostaggio di in un complesso meccanismo di accordi, alleanze e scontri, vera gallina dalle uova d’oro per il suo serbatoio elettorale.
Cuffaro, da leader della Nuova Dc sta nuovamente scalando la vetta di questo universo, mettendosi talvolta di traverso. Fino a qualche settimana fa questa contrapposizione aveva mandato in blocco la nomina dei manager. Oggi invece a partita chiusa sono soprattutto Cuffaro e Lombardo ad aver piazzato diverse pedine dopo che entrambi per mesi hanno ricevuto nel loro studi primari delusi della situazione. Dal punto di vista dei numeri FdI e Forza Italia hanno ottenuto 6 poltrone a testa, mentre Dc, Mpa e Lega due pedine a testa. Ma leggendo bene i nomi e le presunte vicinanze degli altri manager i numeri di Lombardo e Cuffaro sono superiori. Lombardo poi si è spinto oltre, ottenendo dalla giunta decisioni, dalla legittimità dubbia, come quella che vede rinnovato al Policlinico di Catania (la più grande azienda siciliana in tandem con l’Università) un commissario che ha già compiuto 70 anni e non era inserito nell’elenco degli idonei, col rettorato che sembra non aver opposto alcuna osservazione.
Camici e politica
Alla fine don Raffaele ha blindato il manager e ha voluto per lui un contratto non attaccabile sino al compimento del 72esimo anno di età. Per il resto il governo regionale ha puntato su un “usato sicuro” con sempre gli stessi nomi. Nessun cambiamento, se non qualche giro di valzer. Come quello di Giorgio Santonocito che torna in Sicilia da prescelto al Policlinico di Messina, in quota Lega. Santonocito proviene dall’Asl 5 di Roma, quella dell’ospedale di Tivoli recentemente coinvolto in un incendio con diversi pazienti morti. L’ospedale della cintura romana è risultato tra i peggiori in un report dell’Agenas.
Se poi, sempre in materia di sanità, si dà una occhiata fuori dalla sfera pubblica, è evidente che Cuffaro abbia altri ambiti dove poter esercitare la sua rinnovata vitalità grazie ai rapporti di amicizia con la famiglia Albano. Nuccia Albano, assessore alla Famiglia di Schifani in quota Cuffaro, è una dei medici legali di Palermo più stimata. Ha fatto parte dello staff che ha effettuato l’autopsia sul corpo martoriato del giudice Falcone. La Albano ha un fratello, Giovanni, amico di Cuffaro, che è presidente della Fondazione Giglio di Cefalù. L’istituzione sino a qualche settimana fa aveva allargato i suoi interessi su alcuni ospedali pubblici del Messinese, grazie a protocolli sanitari per garantire la copertura dei medici mancanti.
Nel 2021 l’accordo ha riguardato l’ospedale di Mistretta dove in cambio dell’85 per cento dei rimborsi previsti dalla regione per le attività sanitarie si è impegnata a offrire i medici mancanti.
Un anno dopo, nel 2022, è stata stipulata la convenzione con un altro ospedale del Messinese, quello di S. Agata di Militello, che ha scatenato la reazione dei sindacati che hanno raccontato come la fondazione, per coprire tutte le professionalità mancanti, avrebbe fatto un subappalto con un’altra struttura ospedaliera pubblica, il “Buccheri-la Ferla” di Palermo al quale ha “girato” una quota del sistema di rimborsi.
Proprio la marcia galoppante di questa fondazione ha fatto sospettare che dietro ci fosse Cuffaro. Insomma, una fondazione privata fa un accordo con una struttura pubblica per fornire medici che lavorano già nel pubblico, offrendo all’azienda pubblica una parte del drg (il sistema che regola i rimborsi alle aziende). Questo meccanismo, però, poco tempo fa è stato stoppato dal giudice del lavoro che ha accolto il ricorso di alcuni sindacati, condannando l’Asp e disponendo la sospensione della convenzione del Giglio con l’ospedale.
Due mesi fa il commissario in carica dell’Asp di Messina ha firmato la delibera di revoca delle convenzioni. A questo punto la presidenza della “Giglio” alcune settimane fa ha disposto la decadenza di tutti gli accordi, ma c’è ancora una discussione in corso. Ennesimo cortocircuito nella sanità dei gattopardi.
© Riproduzione riservata