Dopo le forti polemiche dei giorni scorsi, l’emendamento in versione soft firmato dal vicepresidente della Camera (in quota Forza Italia) accontenta tutte le parti e consegna una maggiore rappresentatività alla Lega di Serie A. E prefigura un rimescolamento dei rapporti fra calcio e politica
Alla fine tutti potranno dire di aver vinto. Certamente la Lega di Serie A, che dalla nuova e contorta formulazione del cosiddetto emendamento Mulè al Decreto Sport ha visto riconosciuto il «diritto a un’equa rappresentanza» in sede Figc. Ma può dire di aver vinto la stessa Figc, che ha visto depurato il testo dai suoi accenti più radicali.
Certamente possono ritenersi soddisfatte Fifa e Uefa, che rivendicheranno di aver messo pressione con la lettera congiunta in cui erano minacciate sanzioni: potevano arrivare al ritiro dell’assegnazione di Euro 2032. E certamente può dire di avere vinto Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera in quota Forza Italia che ha portato a casa il risultato.
La formulazione sulla «equa rappresentanza» può ancora essere terreno per interpretazioni più o meno favorevoli alle istanze della sedicente Confindustria del calcio italiano. Non resta che aspettare e vedere come il principio affermato verrà messo in pratica.
Il compromesso
Come quasi sempre succede nel calcio italiano, la minaccia del conflitto ingovernabile ha partorito il compromesso. Ma lascia delle conseguenze sul piano politico. Per la terza volta nel giro di pochi mesi, il calcio viene posto al centro dell’attività parlamentare e governativa, ancora una volta con toni drammatici.
Era accaduto a fine anno con la proposta di prorogare nel calcio le agevolazioni del Decreto Crescita, intento non andato a segno. Ai primi di maggio è esplosa la polemica sull’agenzia indipendente per il controllo della situazione economica delle società sportive professionistiche, voluta dal ministro dello sport e dei giovani, Andrea Abodi. Anche in quel caso c’era stato un duro intervento di Fifa e Uefa, mobilitate in difesa dell’autonomia del calcio.
Adesso tocca a questa inusuale riscrittura dall’esterno degli equilibri interni alla Figc. In questa circostanza per dare maggiore peso politico a chi produce più ricchezza. Che invero sarebbe anche chi produce più debito; ma non stiamo a guardare il capello.
La Lega di Serie A si salda con una parte della maggioranza di governo. Nei giorni delle polemiche sul Decreto Crescita il governo era compatto contro la concessione al calcio di un privilegio impopolare. Ma l’ala dura era impersonata dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che dal mondo del calcio viene descritto come un fiero antipatizzante.
La sponda offerta in queste settimane da Mulè lascia intravedere nuovi scenari, che si chiariscono ulteriormente se si torna alle parole usate dal presidente della Lega di Serie A, Lorenzo Casini, nel giorno in cui sono stati sorteggiati i calendari del torneo 2024-25. Presentando la nuova partnership con Eni, Casini ha auspicato «un piano Mattei anche per il calcio».
Un ammiccamento nemmeno tanto nascosto alla premier e alla sua maggioranza emendata dall’altra Lega, quella salviniana. Che adesso si avvia a perdere di goleada anche questa partita.
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