«Io penso che in questa situazione io e lei non c’entriamo nulla». Le parole pronunciate dalla pugile Angela Carini a Fanpage dopo le polemiche per il suo ritiro contro l’atleta algerina Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi riassumono bene ciò che è successo in settimana. L’ondata d’odio e le dure parole usate da politici italiani, tra cui la premier Giorgia Meloni, hanno spostato il dibattito sull’incontro di boxe da una dimensione sportiva a una meramente politica, favorendo la diffusione del pensiero sovranista filoputiniano.

Alle rimostranze di Meloni rivolte al presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio) Thomas Bach, con il quale ha affrontato «il tema delle regole per garantire equità nelle gare sportive», sono seguite quelle del premier Viktor Orbán nei giorni scorsi, visto che l’algerina Khelif ha battuto ieri ai punti l’ungherese Luca Anna Hamori. Al termine dell’incontro, Hamori ha fermato le critiche augurando all’avversaria di vincere l’oro. E Khelif ha commentato: «Ho lavorato molto duramente per essere qui. Questa è una vittoria per tutte le donne».

L’amico di Putin

Le accuse infondate dei due premier sono state subito colte al balzo dall’International boxing association (Iba), l’organo gestore del pugilato dilettantistico, che ha annunciato di voler premiare Angela Carini come se avesse vinto la medaglia d’oro. E quindi una ricompensa di 50mila euro per l’atleta, 25mila per il suo allenatore e 25mila euro per la federazione italiana. «Non riuscivo a guardare le sue lacrime», ha detto il presidente Umar Kremlev, noto imprenditore vicino al presidente russo Vladimir Putin.

«Non sono indifferente a tali situazioni e posso assicurare che proteggeremo ogni pugile. Non capisco perché uccidano la boxe femminile. Solo le atlete idonee dovrebbero competere sul ring per motivi di sicurezza».

Dura la reazione del Cio. «Questo la dice lunga sulla credibilità dei responsabili dell’Iba, basta vedere i loro commenti sul Cio e la Francia. Non vogliamo dare loro alcuna attenzione», ha detto il portavoce Mark Adams. L’Iba è una federazione che non è più riconosciuta dal Cio dal 2023, anche se la sua sospensione risale già al 2019. L’organo, infatti, non ha avuto alcun ruolo nelle qualificazioni e nell’organizzazione delle gare di pugilato di Parigi 2024.

Pensiero sovranista

Spesso superata a destra da Matteo Salvini, soprattutto sulle questioni identitarie, Giorgia Meloni ha forse cercato di correre ai ripari. Nei giorni scorsi oltre ad aver protestato formalmente per l’incontro di boxe ha incontrato Carini, sfruttando il sentimento di una parte della popolazione e seguendo la linea dei quotidiani più agguerriti sul caso, colpevoli anche di aver diffuso la fake news secondo cui l’atleta algerina fosse transgender.

Fake news, tra l’altro, che si pensa sia stata diffusa dalla Russia, sempre pronta a destabilizzare la politica europea. E Meloni ci è cascata, diventando megafono della battaglia politica dell’Iba. Così come il ministro dello Sport Andrea Abodi: «Il tema va affrontato in maniera scientifica, non solo dal punto di vista burocratico, sarebbe fin troppo banale ricondurre tutto al passaporto e al concetto di inclusività che va comunque combinato con la coesione».

Per Kremlev è stata l’occasione giusta per tornare sul caso dopo che aveva impedito a Khelif di disputare la finale dei campionati del mondo di boxe di Nuova Delhi nel marzo 2023.

In giornata è arrivata la dichiarazione del presidente del Cio: «Il quadro normativo è su basi scientifiche ed è quello che viene applicato e condiviso con le altre Federazioni. È un approccio che si basa sulla scienza e dopo ampie consultazioni con le parti interessate. Non sono nemmeno casi di disturbo dello sviluppo sessuale, sono donne che partecipano a una competizione femminile e chiedo a ciascuno di rispettarle in quanto donne e in quanto essere umani».

Imbarazzo tutto italiano

In un comunicato la Federazione italiana di pugilistica ha smentito «l’ipotesi di accettazione di qualsivoglia premio in denaro». I soldi dell’Iba – che gode di importanti sponsorizzazione del colosso energetico russo Gazprom – e del suo presidente non sono ben accetti. Sembrerebbe che anche Carini non sia intenzionata ad accettare il premio in denaro. Ma ora la federazione ha preferito tutelare se stessa e i suoi atleti chiedendo un silenzio stampa.

La medaglia di Fiumicino

«Quanto accaduto a Parigi, ai danni della nostra atleta Angela Carini, è tutto fuorché sport. In quell’incontro non c’era nulla dei valori olimpici. È stata una disputa politica non un match di boxe. Sul ring c’era il buonsenso contro una folle ideologia che ci vuole tutti omologati, tutti uguali senza alcuna differenza», ha detto invece l’assessore allo Sport del comune di Fiumicino governato dal centrodestra, Federica Poggio.

«E invece le differenze c’erano, come dimostra il disallineamento dei parametri ormonali a livello internazionale che ha permesso a un’atleta fuori norma di poter prendere parte a una gara che oggettivamente non si è svolta in maniera equa. Da donna, da assessore allo Sport, da sportiva sono indignata», ha aggiunto dimostrando di non conoscere bene la faccenda. L’assessora ha invitato Angela Carini a ricevere una medaglia simbolica strumentalizzando ancora una volta la questione.

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