- È ancora presto per vedere l’effetto riaperture nell’indice Rt, che misura la situazione due settimane prima della sua pubblicazione.
- Ma l’indice ha già ricominciato a crescere e regioni temono nuove chiusure. Per questo oggi discuteranno con il governo l’introduzione di un nuovo indice Rt che tenga conto solo dei casi gravi.
- Gli esperti non sono del tutto in disaccordo: con un numero elevato di persone fragili vaccinate anche se l’epidemia dovesse muoversi relativamente in fretta le conseguenze saranno meno gravi di qualche mese fa.
L’indice Rt, che misura la velocità di contagio del Covid-19, sale da due settimane e le regioni, spaventate dalla possibilità che questa crescita determini nuove chiusure, chiedono che l’indicatore venga reso più generoso. Oggi ci sarà un incontro con il governo per decidere la sua sostituzione con un indice che tanga conto soltanto della velocità di trasmissione dei casi più gravi della malattia.
Come funziona Rt
Semplificando, Rt è il numero che rappresenta quanti contagi vengono trasmessi da una persona infetta in un certo lasso di tempo. Se è inferiore ad uno, l’epidemia si sta riducendo, poiché ogni infetto contagia meno di una persona. Se è superiore a uno, l’epidemia sta crescendo.
Non si tratta di una formula esatta e assoluta, ma di una stima che si può fare in molti modi diversi. In Italia, l’Istituto superiore di sanità e la Fondazione Bruno Kessler di Trento calcolano Rt sulla base della data di inizio dei sintomi nei casi di Covid certificati, il cosiddetto “Rt sintomatico”.
Il calcolo è relativamente semplice: si guarda quante persone hanno iniziato a manifestare sintomi del Covid in una settimana e si confrontano con lo stesso numero della settimana precedente.
Per avere la data di inizio sintomi, però, è necessario attendere il consolidamento dei dati. Significa che per sapere quante persone hanno manifestato sintomi questa settimana bisogna aspettare diversi giorni, poiché non tutti si fanno testare immediatamente e i risultati possono impiegare giorni a essere raccolti. Le regioni, inoltre, non forniscono tempestivamente questi dati. L’indice Rt si riferisce quindi a un periodo di due settimane precedente rispetto alla sua pubblicazione.
Effetto aperture
L’aumento di Rt che l’Iss ha indicato nel bollettino di venerdì scorso (0,89) e quello pubblicato la settimana precedente (0,85), non ci dicono nulla del periodo successivo alle riaperture iniziate il 26 aprile.
Si riferiscono invece al periodo tra due e tre settimane fa, cioè la metà del mese scorso. L’incremento moderato che vediamo è dovuto al passaggio di numerose regioni dalla zona arancione a quella gialla, che ha contribuito a un aumento di contatti e spostamenti e quindi a un lieve incremento dei contagi.
Potremmo notare i primi effetti delle riaperture sull’indice Rt a partire dal bollettino di questo venerdì. Ma per avere un quadro più completo dovremo aspettare quello della settimana successiva. Sempre che, in questo lasso di tempo, il modo di calcolare l’indice Rt non venga modificato.
Le regioni
La crescita di Rt negli ultimi monitoraggi e il suo probabile aumento nei prossimi ha spaventato parecchi presidenti di regione. Tra i più preoccupati ci sono quelli di Lombardia, Veneto, Liguria e Campania, dove Rt si sta già avvicinando al valore di uno, la soglia che segnala un’epidemia tornata ad aumentare.
Ma avere Rt superiore ad 1 non è sufficiente per passare in zona arancione o rossa. Il monitoraggio settimanale dell’Iss è complesso e si compone di numerosi indicatori differenti. Oltre ad Rt, viene monitorata anche l’incidenza settimanale dei casi (che se è superiore ai 250 nuovi casi per 100mila abitanti porta automaticamente in zona rossa), il sovraccarico degli ospedali e la quantità di nuovi focolai individuati.
Questi indicatori vanno a comporre il “livello di rischio” della regione. Con rischio moderato e Rt superiore ad uno si finisce in zona arancione, stessa situazione con rischio alto e Rt inferiore ad uno.
Tra le regioni con Rt vicino ad 1, solo la Lombardia era classificata a rischio moderato la scorsa settimana e quindi è potenzialmente a rischio di finire in zona arancione. Quasi tutte le altre regioni hanno, per il momento, indicatori positivi e non si prevedono grossi cambi nei livelli di rischio.
Rt ricoveri
Le regioni chiedono comunque di modificare il funzionamento di Rt per rendere più “morbide” le regole. Per una volta, gli esperti non sono del tutto in disaccordo. L’indice Rt sintomatico, quello utilizzato fino ad oggi, misura la velocità generale di diffusione dell’epidemia. Ma con una percentuale sempre più alta di persone fragili vaccinate, è probabile che a parità di velocità di diffusione, le conseguenze gravi siano molto inferiori rispetto a qualche mese fa.
Per questo oggi sarà discussa la possibilità di passare al cosiddetto Rt ricoveri, un indice calcolato non sui contagiati, ma su coloro che vengono ricoverati. In altre parole, un indice che misura non la velocità dell’epidemia, ma la rapidità con la quale produce conseguenze gravi per la popolazione.
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