Le due regioni stanno preparando ordinanze per vietare la circolazione tra le 23 e le 5 del mattino, mentre De Luca ordina di riaprire le scuole elementari
Lombardia e Campania hanno proposto il coprifuoco. Sono al momento due delle regioni più colpite dal contagio. Mentre la Campania aveva fatto molto preoccupare nel corso del mese di ottobre, è la Lombardia ad aver attirato maggiormente l’attenzione negli ultimi giorni.
In Lombardia, il Comitato tecnico scientifico regionale ha avvertito che se i contagi continueranno a questo ritmo entro fine mese ci saranno 600 terapie intensive occupate da malati di Covid-19 e oltre 4mila ricoveri.
In molti temono che la decisione di regione Lombardia si rivelerà insufficiente per piegare la curva dei contagi.
I nuovi contagi martedì 20 ottobre sono stati 10.874, in aumento rispetto ai 9.338 di lunedì. I morti sono stati 89, mentre 870 sono le persone che attualmente si trovano in terapia intensiva, 73 persone in più rispetto al giorno precedente.
Nel frattempo, Lombardia e Campania hanno annunciato che imporranno un coprifuoco notturno su tutto il territorio regionale. La Lombardia ha già preparato un’ordinanza che ieri ha ricevuto il via libera del ministro della Salute, Roberto Speranza.
A partire da domani sarà vietato circolare senza validi motivi tra le 23 le 5 di mattina. Per chi avrà necessità di muoversi nelle ore di coprifuoco sarà necessario compilare un’autocertificazione, come durante il lockdown della scorsa primavera. La regione Lombardia, insieme al Piemonte, ha anche imposto la chiusura della «media e grande distribuzione commerciale» durante il fine settimana, con l’eccezione dei supermercati alimentari e dei rivenditori di beni di prima necessità. Le nuove regole entreranno in vigore da domani e scadranno il prossimo 13 novembre.
La regione Campania non ha ancora diffuso dettagli dell’ordinanza che intende approvare, ma il presidente Vincenzo De Luca ha detto che il coprifuoco sarà accompagnato dalla riapertura delle scuole elementari a partire da lunedì. La scorsa settimana, De Luca aveva ordinato la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio regionale.
Lombardia e Campania sono al momento due delle regioni più colpite dal contagio. Mentre la Campania aveva fatto molto preoccupare nel corso del mese di ottobre, è la Lombardia ad aver attirato maggiormente l’attenzione negli ultimi giorni.
L’allarme in Lombardia
Questa settimana, il Comitato tecnico scientifico regionale ha avvertito che se i contagi continueranno a questo ritmo entro fine mese ci saranno 600 terapie intensive occupate da malati di Covid-19 e oltre 4mila ricoveri.
La regione dispone attualmente di poco meno di mille terapie intensive, che possono essere aumentate fino a 1.800 in caso di emergenza.
L’ordinanza della regione è più restrittiva rispetto all’ultimo Dpcm annunciato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, domenica scorsa e considerato da molti poco incisivo.
Il presidente della regione Attilio Fontana ha spiegato la decisione dicendo: «Abbiamo deciso di emanare un provvedimento che sia anche simbolico». Un provvedimento che si focalizza su quelle che, secondo lui, sono le principali fonti del contagio: «L’assembramento, la movida, le feste, gli incontri in piazza».
Non ci sono elementi per ritenere che gli incontri all’aperto siano un veicolo di trasmissione e tutti gli studi indicano che se non si rimane al chiuso le possibilità di contagio sono minori. Ma la debolezza dei dipartimenti epidemiologi della sanità regionale in tutta Italia e l’assenza di studi specifici negli ultimi mesi ha impedito di ricostruire con chiarezza quali sono i luoghi di maggior trasmissione. Tra quelli più probabili per la diffusione del contagio vengono di solito indicati i mezzi di trasporto, gli uffici, i luoghi di lavoro e i luoghi ricreativi, come bar e ristoranti.
Dubbi sull’efficacia
In molti temono che la decisione di regione Lombardia si rivelerà insufficiente per piegare la curva dei contagi. «Mi chiedo se possa bastare chiudere la città per un quarto di giornata, quella tra l’altro meno trafficata», ha detto Antonio Pesenti, coordinatore dell’unità di crisi lombarda per le rianimazioni e le terapie intensive.
La situazione è particolarmente grave a Milano, dove ieri sono stati identificati mille nuovi contagi. Già lunedì, il direttore sanitario dell’Ats di Milano, Vittorio Demicheli, aveva detto che i contagi erano diventati così numerosi che la sua struttura non è più in grado di effettuare il tracciamento dei contatti delle persone positive. Dopo l’annuncio del Dpcm di domenica, Demicheli aveva chiesto alle autorità regionali di «prendere decisioni un po’ più incisive» in merito al contenimento.
Anche Fabrizio Pregliasco, virologo e membro del Cts regionale, ha detto di ritenere che la misura del coprifuoco notturno «non sia del tutto sufficiente» per la città di Milano, ma ha aggiunto che il Cts è pronto a prendere ulteriori provvedimenti. Pregliasco ha definito «esplosiva» la situazione della regione, anche se per il momento le terapie intensive restano «abbastanza vuote».
La reazione politica
Il sindaco di Milano Beppe Sala ha detto che presto il comune tornerà allo smart working al 50 per cento e ha difeso la sua richiesta, fatta questa estate, di ritornare al lavoro in ufficio, che era stata accolta da molte polemiche. «L’ho fatto perché vedevo una finestra aperta dal punto di vista sanitario. Ora è diverso e bisogna agire di conseguenza», ha detto.
Anche se la decisione è stata presa dalla regione a guida leghista, il segretario del partito Matteo Salvini ha espresso dubbi. «Non mi piace la parola coprifuoco», ha detto in un’intervista. Anche la componente regionale di Fratelli d’Italia ha criticato la scelta, sostenendo che la priorità dovrebbe essere occuparsi del trasporto pubblico. L’ordinanza è stata invece appoggiata da tutte le forze dell’opposizione e dai sindaci dei capoluoghi della regione.
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