«Ho foto con 100mila persone, viva la polizia, fuori la mafia dalle curve», dice Matteo Salvini, attuale ministro delle Infrastrutture, che nel 2018 è stato immortalato in compagnia di Luca Lucci, cioè il capo della curva sud dei tifosi rossoneri arrestato con l’accusa di essere promotore di un gruppo dedito a lesioni, percosse, resistenza a pubblico ufficiale, estorsione, «aggressioni agli steward addetti al controllo dei titoli di ingresso presso lo stadio Meazza».

Questo giornale, nel giugno scorso, aveva raccontato gli incroci tra il fronte milanese degli ultrà e quello romano a partire dal funerale dell’irriducibile Fabrizio Piscitelli “Diabolik”, ucciso il 7 agosto 2019, al quale aveva partecipato proprio Lucci.

Piscitelli e Lucci, città diverse, stesso potere. Come l’ultrà laziale, anche quello milanista guida un esercito di fedelissimi: si fanno chiamare “I banditi”, la curva è roba sua, la controlla, e non disdegna rapporti con i narcos. Nelle chat criptate si fa chiamare «Belva Italia». Il gruppo è a sua disposizione, questo gli ha consentito di godere di una rete di protezione e di un’aura di impunità. Non è un caso che ha allargato la sua sfera di potere anche lontano dalle gradinate, nei locali della Milano da bere, nelle amicizie che contano, come quella con Fedez, il rapper che è scivolato nei rapporti pericolosi con il mondo ultrà.

Quel mondo che ha bisogno di vip da esibire, di potere da esercitare e soprattutto di soldi. Anche in questo caso è un film già visto con la curva laziale e Piscitelli capo supremo. Anche Lucci si occupava, così come gli altri arrestati, di mettere le mani sui proventi leciti e illeciti che girano attorno a una partita di calcio e alla passione di molti: parcheggi, biglietti, cibo. I proventi illegali sono legati ai fiumi di coca e fumo che scorrono in mezzo ai cori. E gli affari si fanno insieme, mai divisi.

Il 16 aprile 2023 si perfeziona l’idea del patto tra curve contrapposte, quella milanista e quella interista, con i capi che si accordano per dividersi il bottino. In pratica, in prospettiva della finale di Champions League del 2023, i boss delle curve avevano intuito l’affare e, visto che solo una tra Inter e Milan avrebbe superato la semifinale, si accordavano per fare cassa. In ogni settore di business c’erano gli ultrà. Lucci si incontra personalmente, in una occasione partecipa anche Vittorio Boiocchi, ucciso nell’ottobre dello scorso anno, con i rappresentanti delle cooperative che vendono le bibite per estorcere parte dei guadagni. Quando non riuscivano a mettere le mani direttamente sull’appalto c’era la soluzione alternativa: gli ultrà compravano le birre e le rivendevano a prezzo maggiorato.

Lucci gestiva i suoi affari grazie anche a una rete di società, incassava un fiume di soldi che partiva dalla curva e arrivava alle notti milanesi. Lo stadio è stato per Lucci il punto di partenza, ma quando è stato sbattuto fuori con un daspo, un provvedimento di espulsione, si è occupato degli affari fuori, lasciando sulle gradinate il fratello Francesco. Il controllo della curva è totale, basta leggere le carte dell’operazione della procura di Milano per scoprire che è così dal 2007 quando i vecchi capi vengono arrestati e inizia a brillare la stella di Lucci. La sua condotta è in continuità con il passato: la violenza è l’unica bussola.

Una data simbolica della sua ascesa criminale è il 15 febbraio 2009: a Milano si celebra il derby, la partita più sentita dell’anno. Lucci si rende protagonista di un pestaggio colpendo al volto Virgilio Motta che perde l’occhio in quell’aggressione e cade in depressione suicidandosi tre anni dopo. Il boss delle gradinate rossonere viene condannato, ma passa poco ed è di nuovo operativo con la nascita del gruppo unico del tifo Curva sud Milano. Un dominio assoluto che comincia a scricchiolare quando nel 2018 viene coinvolto in una inchiesta per narcotraffico, con seguito di patteggiamento. Vicende che non gli proibiscono di partecipare alla festa per i 50 anni della curva sud, nel dicembre 2018, quando i fotografi lo immortalano con Salvini, all’epoca ministro dell’Interno, che è il dicastero che si occupa dell’ordine pubblico negli stadi.

Milano-Roma, modelli che si incrociano, eventi che sanciscono legami. Nell’agosto 2019 quando si celebra il funerale di Piscitelli, narco-ultrà laziale, tra i presenti c’è anche Lucci, che omaggia il rivale e omologo della nord biancoceleste. Tra le carte dell’indagine spunta anche un vecchio amico di Piscitelli, il pugile Orial Kolaj, non indagato: si informava con un amico della curva interista sui dettagli del pestaggio in cui era coinvolto Fedez.

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