- Gli regalavano potenti scooter, notti in alberghi cinque stelle a Capri, quote societarie, gli pagavano persino le multe per centinaia di euro.
- Chiuse le indagini su Luca Palamara, di nuovo indagato per corruzione a Perugia. In cambio dei regali offerti dagli imprenditori, l’ex magistrato sarebbe intervenuto su procedimenti penali, amministrativi e civili per garantire l’esito favorevole desiderato dai suoi presunti corruttori.
- Oltre a uno scooterone X-Max 300, Aureli avrebbe offerto a Palamara le quote di un società che gestisce uno stabilimento balneare a Olbia, Kando Beach: l’ex pm non avrebbe versato alcunché, le quote le avevano intestate al commercialista Andrea De Giorgio, amico di lunga data di Palamara nonché suo commercialista.
Gli regalavano potenti scooter, notti in alberghi cinque stelle a Capri, quote societarie, gli pagavano persino le multe per centinaia di euro. Chiuse le indagini su Luca Palamara, di nuovo indagato per corruzione a Perugia. In cambio dei regali offerti dagli imprenditori, l’ex magistrato sarebbe intervenuto su procedimenti penali, amministrativi e civili per garantire l’esito favorevole desiderato dai suoi presunti corruttori.
Sono questi gli elementi su cui si fonda l’ultima inchiesta della procura guidata da Raffaele Cantone, che contesta all’ex magistrato due episodi corruttivi insieme a imprenditori che avrebbero ottenuto favori in cambio di regali e utilità varie offerte a Palamara.
L’ex capo dell’Associazione nazionale magistrati, ras della corrente Unicost, è già sotto processo nel capoluogo umbro per corruzione, scaturito dall’indagine sulla spartizione delle nomine dei procuratori che ha scosso il Consiglio superiore della magistratura. Palamara è stato radiato in seguito all’inchiesta, decisione confermata dalla Cassazione. Oggi è un ex pm con la passione della scrittura, ha firmato due libri con Alessandro Sallusti, il direttore di Libero, in cui denuncia il “Sistema” di cui lui è stato protagonista assoluto.
Il prestanome
L’atto di conclusione della indagine è firmato dai pm Gemma Miliani e Mario Formisano, che con la guardi di finanza di Perugia hanno condotto l’indagine su quest’ultimo filone.
Federico Aureli è uno degli imprenditori indagati con Palamara. Sarebbe lui, secondo i pm, uno dei corruttori. Oltre a uno scooterone X-Max 300, Aureli avrebbe offerto a Palamara le quote di un società che gestisce uno stabilimento balneare a Olbia, Kando Beach: l’ex pm non avrebbe versato alcunché, le quote le avevano intestate al commercialista Andrea De Giorgio, amico di lunga data di Palamara nonché suo commercialista. L’ex magistrato «tuttavia, senza aver corrisposto alcun importo, partecipava alla gestione della società, impartendo le direttive e percependo i relativi utili».
Il motivo di tanta generosità nei confronti dell’allora potente capo corrente della magistratura lo spiegano gli inquirenti nell’atto di conclusione indagine: Aureli mirava «all'interessamento del magistrato per le procedure amministrative relative all'attività di bar gestita dalla Kando Beach. Palamara, infatti, attraverso sue conoscenze nelle forze dell'ordine faceva in modo che i vertici dell'amministrazione comunali di Olbia si occupassero delle istanze avanzate dalla società».
Ma Palamara si sarebbe occupato anche di altro per l’imprenditore così munifico: avrebbe favorito «il buon esito del procedimento penale nei confronti di della madre e della moglie di Aureli, in corso di svolgimento presso il tribunale di Roma. Palamara, infatti, chiedeva ad un altro magistrato, in rapporti con il giudice assegnatario di tale procedimento, di contattare quest'ultimo per segnalare il suo interesse per la vicenda. In effetti, tale magistrato contattava il giudice e lo invitava a "guardarsi bene le carte", segnalando, allo stesso tempo, l'interesse di Palamara».
Le notti a Capri
L’altra corruzione contestata all’ex magistrato riguarda il rapporto con un altro imprenditore, Leonardo Ceglia Manfredi, che ha regalato a Palamara, sei notti, spalmate in più anni, in uno dei più prestigiosi alberghi cinque stelle dell’isola, di sua proprietà: Hotel punta Tragara, costo totale quasi 7mila euro, per la toga e altri suoi amici.
La tesi della procura di Perugia e della guardia di finanza è che in cambio Palamara avrebbe aiutato l’imprenditore. In che modo? «Nel favorire il buon esito del procedimento penale pendente presso la Procura di Roma, che gli veniva assegnato in data 15 febbraio 2012, in cui erano persone sottoposte ad indagini, tra le altre, la madre di Ceglia e i fratelli». Palamara «senza segnalare il rapporto di conoscenza, che si era tradotto già almeno in un soggiorno offerto, definiva il procedimento avanzando richiesta di archiviazione in data 16 luglio 2012».
Inoltre l’allora magistrato avrebbe favorito «il buon esito della causa pendente dinanzi al Tribunale di Roma, avente ad oggetto la separazione del fratello di Leonardo dalla moglie; egli (Palamara ndr), infatti, incontrava un giudice della prima sezione del Tribunale di Roma presso la sede del Consiglio Superiore della Magistratura e segnalava il suo interessamento per la controversia; in seguito, in data 9 ottobre 2017, le inviava un messaggio in cui comunicava che le due parti erano alla ricerca di un accordo».
E ancora Palamara sarebbe intervenuto per la «definizione di altre problematiche relative alla società ARTESOLE; nell'abitazione di Palamara, infatti, veniva trovato un verbale di verifica parziale redatto in data 27 marzo 2018 da ufficiali del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma della Guardia di Finanza nei confronti della ARTESOLE, nonché un verbale di ispezione in materia di igiene pubblica, redatto in data 15 febbraio 2018 dal Comando Carabinieri per la Tutela della Salute – NucleoAntisofisticazioni e Sanità di Roma nei confronti della ARTESOLE Srl».
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