- Un massone “clandestino” beccato ad origliare la commissione parlamentare antimafia in missione a Trapani.
- Proprio mentre erano in corso le audizioni dei vertici delle logge trapanesi e l'argomento di discussione erano le connessioni che portano al latitante Matteo Messina Denaro.
- Un episodio singolare, che ha allarmato l’Antimafia, riaccendendo i sospetti sui rapporti perversi tra i frequentatori dei templi massonici e la mafia locale.
Un massone “clandestino” beccato ad origliare la commissione parlamentare antimafia in missione a Trapani. Proprio mentre erano in corso le audizioni dei vertici delle logge trapanesi e l'argomento di discussione erano le connessioni che portano al latitante Matteo Messina Denaro. Un episodio singolare, che ha allarmato l’Antimafia, riaccendendo i sospetti sui rapporti perversi tra i frequentatori dei templi massonici e la mafia locale.
«Stavo uscendo dal salone, per andare i servizi igienici, ho sentito resistenza dietro la porta», racconta il presidente della commissione, Nicola Morra «e forzando ho trovato due persone molto vicine, tra cui uno appoggiato alla porta, con lo smartphone sul palmo della mano ed il display illuminato».
Nell'immediato la commissione ha sospeso le audizioni - riprese dopo un'oretta - e l'uomo è stato bloccato da uno degli ufficiali di collegamento della Guardia di Finanza, aggregati all'Antimafia, a cui ha riferito di essere in procinto di fare una telefonata. Salvo cambiare versione poco dopo: «Non stavo registrando, compilavo una ricetta medica».
Da qui la richiesta di intervento rivolta alla Digos, che lo ha identificato. Si tratta di Salvatore Monteleone, medico, neo maestro venerabile della loggia Francisco Ferrer, la più blasonata di Castelvetrano, paese di origine del capomafia di Cosa Nostra. Il professionista aveva chiesto di essere ascoltato dalla commissione parlamentare, ottenendo esito negativo. Ma approfittando della presenza massiccia di 'fratelli', è riuscito ad entrare in Prefettura, bucando il protocollo di sicurezza previsto. «È preoccupante che il soggetto fermato non era tra quelli convocati, non aveva alcun titolo a stare qui», dice il presidente dell'Antimafia, Nicola Morra, che in questi mesi ha ripreso il dossier su fratelli e compassi, avviato nella precedente legislatura.
Doppio binario
Da oltre un anno è stato predisposto un comitato ad hoc, coordinato dalla senatrice Margherita Corrado, per indagare sui "rapporti tra criminalità organizzata e le logge massoniche". Anche passando in rassegna gli elenchi degli iscritti, acquisiti nel 2017 su input dell'ex presidente Rosy Bindi, e i verbali raccolti in quegli anni. Compresi quelli dei magistrati di Trapani e della procura antimafia di Palermo che in quegli anni indagavano sul link, rimasto in parte inesplorato, tra massoni deviati, che avrebbero protetto la latitanza di Matteo Messina Denaro.
Un'indagine che proseguiva su un doppio binario: a Trapani si indagava per violazione della Legge Anselmi (ma anche una sfilza di reati contro la pubblica amministrazione), a Palermo per il medesimo reato, con l'aggravante di aver favorito la mafia. Alla fine, nonostante molti soggetti fossero indagati in entrambe le procure, i magistrati antimafia hanno archiviato, mentre i pm di Trapani con il blitz Artemisia del 2019 hanno arrestato alcuni di loro, per cui è tuttora in corso il processo.
Argomenti su cui la commissione Antimafia è tornata ad interrogare i magistrati trapanesi, ma anche i vertici delle forze dell'ordine e soprattutto i papaveri delle logge massoniche.
Il mistero dello spione
Proprio mentre era in corso l'audizione di alcuni dei venerabili convocati, un altro, presente in forma 'clandestina' stava spiando le attività. «Non so cosa stava facendo questo soggetto, ma acusticamente, era molto semplice ascoltare ciò che veniva detto all'interno del salone - ha continuato Morra - anche durante le audizioni dei rappresentanti delle associazioni massoniche, che tra l'altro erano state secretate, su richiesta degli auditi. A meno che non fosse sordo al 150 per cento, si sentiva tutto».
In quel momento erano in corso le audizioni di quattro massoni, tra cui l'ex presidente della loggia Francisco Ferrer di Castelvetrano, l'urologo Quintino Paola e tra gli argomenti affrontati c'era una delle piste che porta alla fuga dorata di Messina Denaro. La loggia è la stessa in cui è stato 'gran oratore' il professore Antonio Vaccarino, personaggio dei misteri, che ha intrattenuto una corrispondenza riservata con il latitante Messina Denaro, morto durante il covid.
Nello specifico, durante le audizioni dell'Antimafia, si stava trattando una vicenda raccontata dalla trasmissione televisiva Report, in onda nel 2017: il ruolo di un medico castelvetranese, tale Claudio Germilli, affiliato alla medesima loggia, Francisco Ferrer, che in passato era stato in affari con Giovanni Risalvato, uno dei favoreggiatori di Messina Denaro, condannato a 14 anni di carcere. «Non so di cosa sta parlando», dice l'ex venerabile Quintino Paola, raggiunto al termine della sua audizione: «Ho intravisto alcune cose, ma non so bene neppure cosa sia successo». Insomma, nessuno sente, vede e parla.
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