Il presidente del Consiglio è intervenuto per la prima volta all’appuntamento annuale degli industriali: «Niente aumento di tasse, serve un patto sociale tra industria e sindacati». E sul rincaro bollette annuncia: «Via gli oneri di sistema dai costi di luce e gas»
Giovedì mattina il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha fatto il suo debutto all’assemblea di Confindustria, accompagnato dal ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Il discorso del premier è stato accolto da fragorosi applausi da parte degli industriali. Di seguito il testo integrale dell’intervento.
«L’Italia vive oggi un periodo di forte ripresa – migliore di quello che avevamo immaginato solo qualche mese fa. Le previsioni del governo, che presenteremo tra pochi giorni, stimano una crescita intorno al 6 per cento per quest’anno – a fronte del 4,5 per cento ipotizzato in primavera.
La produzione industriale ha superato a luglio il valore registrato prima dell’inizio della pandemia. Le esportazioni nel secondo trimestre di quest’anno sono state del 4,8 per cento più alte che nello stesso periodo del 2019, prima della crisi sanitaria.
L’indice di fiducia delle imprese negli ultimi due mesi è il più alto dal 2005, quando sono iniziate le rilevazioni. Al rafforzamento dell’economia si accompagna un miglioramento dell’occupazione. A luglio il numero di occupati è cresciuto di 440mila unità rispetto a un anno prima, e c’erano 170mila disoccupati e 484mila inattivi in meno.
Il mercato del lavoro è ripartito, ma ci sono ancora aspetti che destano preoccupazione. Tra i dipendenti, tre quarti dei nuovi occupati hanno ricevuto un contratto a tempo determinato. Nel 2020, più di due milioni di famiglie erano in condizione di povertà assoluta.
La crescita che abbiamo davanti è un rimbalzo, legato alla forte caduta del prodotto interno lordo registrata l’anno scorso. Nel 2020, l’economia italiana si è contratta dell’8,9 per cento, una delle recessioni più profonde d’Europa. Era dunque inevitabile che alla riapertura si accompagnasse una forte accelerazione dell’attività.
La sfida per il governo – e per tutto il sistema produttivo e le parti sociali – è fare in modo che questa ripresa sia duratura e sostenibile. Dobbiamo evitare i rischi congiunturali che si nascondono dietro questo momento positivo; preservare buone relazioni industriali, perché assicurino equità e pace sociale; e accelerare con il nostro programma di riforme e investimenti, per migliorare il tasso di crescita di lungo periodo dell’economia italiana.
Per assicurare la sostenibilità della ripresa dobbiamo prima di tutto impedire che ci siano altre significative ondate di contagio. Il governo sta agendo con la massima determinazione per evitare nuove chiusure. Voglio quindi ringraziare ancora una volta gli italiani per la convinzione con cui hanno aderito alla campagna vaccinale, e le imprese per l’impegno dimostrato nel cooperare alla sua organizzazione.
A oggi, oltre 41 milioni di italiani hanno completato il ciclo vaccinale, quasi il 77 per cento della popolazione con più di 12 anni. E siamo vicini a raggiungere e poi superare l’obiettivo che c’eravamo posti, ovvero immunizzare entro fine settembre l’80 per cento della popolazione vaccinabile.
La variante Delta, molto più contagiosa del ceppo originario del virus, ci obbliga però a raggiungere tassi di vaccinazione ancora maggiori. Anche per questo motivo abbiamo prima introdotto e poi allargato l’uso del cosiddetto green pass. Il green pass è uno strumento di libertà e sicurezza, per difendere i cittadini e i lavoratori e tenere aperte le scuole e le attività economiche.
Voglio ringraziare Confindustria che ha da subito lavorato insieme al governo e ai sindacati per trovare un accordo sull’estensione del green pass ai luoghi di lavoro. Se riusciremo a tenere sotto controllo la curva del contagio, potremo allentare ulteriormente le restrizioni che sono ancora in vigore – ad esempio nei luoghi di lavoro, nei cinema, nei teatri, negli stadi e negli altri spazi di sport e cultura.
Inflazione e prezzi
L’altra incognita su cui dobbiamo vigilare riguarda l’aumento dei prezzi e la difficoltà nelle forniture in alcuni settori. L’economia globale attraversa una fase di aumento dei prezzi, che riguarda anche i prodotti alimentari, i noli e tocca tutte le fasi del processo produttivo. Non sappiamo ancora se questa ripresa dell’inflazione sia transitoria o permanente. Se dovesse rivelarsi duratura, sarà particolarmente importante incrementare il tasso di crescita della produttività, per evitare il rischio di perdita di competitività internazionale.
Per le imprese sono particolarmente importanti i rincari sui materiali da costruzione, sul gas e sull’energia, e i problemi di approvvigionamento dei semiconduttori. Il governo è impegnato a trovare soluzioni immediate a questi problemi, e a disegnare strategie di lungo periodo per ridurre le nostre vulnerabilità.
Per quanto riguarda il prezzo delle materie prime, esso è in parte temporaneo perché legato alla forte ripresa dell’economia globale. Già quest’estate abbiamo approvato un intervento per arginare i rincari e per aiutare le imprese di costruzione impegnate in opere pubbliche.
Anche l’aumento del prezzo del gas e dell’elettricità è legato a fenomeni in parte transitori. In assenza di un intervento del governo, nel prossimo trimestre il prezzo dell’elettricità potrebbe salire del 40 per cento, e quello del gas del 30 per cento. Per questo abbiamo deciso di eliminare per l’ultimo trimestre dell’anno gli oneri di sistema del gas per tutti, e quelli dell’elettricità per le famiglie e le piccole imprese.
Potenziamo il bonus luce e gas per proteggere soprattutto le fasce meno abbienti. Si tratta complessivamente di un intervento di oltre 3 miliardi, che fa seguito a quello da 1,2 miliardi avvenuto a giugno. E che ha una forte valenza sociale, per aiutare in particolare i più poveri e i più fragili.
A queste misure deve seguire un’azione, anche a livello europeo, per diversificare le forniture di energia e rafforzare il potere contrattuale dei paesi acquirenti. Dalla fine del 2020, la domanda di semiconduttori supera la capacità produttiva mondiale.
L’aumento delle vendite di elettronica e la crescente incidenza di queste componenti nell’industria automobilistica hanno provocato gravi carenze che non sono destinate a attenuarsi. L’importanza dei semiconduttori aumenterà infatti con la digitalizzazione e la mobilità elettrica. Il governo ha in programma importanti investimenti nella filiera microelettronica.
Proprio questo mese, il ministero dello Sviluppo economico ha messo a disposizione fondi alle imprese del settore per oltre 700 milioni, a cui si aggiungono quelli del Pnrr. Siamo impegnati a sostenere la ricerca e ad attrarre investimenti sul settore, perché le innovazioni sui semiconduttori possano provenire anche dall’Italia e dall’Europa.
L’Italia si sta rimettendo in piedi dopo una crisi profonda. Questa fase richiede una politica di bilancio equilibrata ed efficace. Le conseguenze dello shock economico causato dalla pandemia, a partire dall’aumento dell’indebitamento privato, richiedono tempo per essere assorbite. Misure straordinarie come la moratoria sul credito bancario hanno nascosto vulnerabilità del nostro sistema economico che sono destinate a riemergere nel tempo.
La fiducia di famiglie e imprese è elevata ma fragile. La priorità deve essere quella di preservare la loro capacità di spesa e la loro volontà di investire. Se guardiamo oltre l’orizzonte congiunturale, il nostro obiettivo deve essere migliorare in modo significativo il tasso di crescita di lungo periodo dell’Italia.
Nel 2019, il nostro reddito pro capite era fermo al livello di venti anni prima. Nello stesso periodo, la produttività totale dei fattori è diminuita di più del 4 per cento, mentre in Germania è aumentata di oltre il 10 per cento e in Francia di quasi il 7 per cento.
Transizione ecologica
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato dalla Commissione europea a giugno, include le riforme e gli investimenti necessari per colmare questo divario. Vogliamo favorire l’innovazione, la transizione ambientale e quella digitale. E portare l’Italia su un percorso di crescita inclusiva, che migliori la mobilità sociale e consenta la piena realizzazione professionale dei giovani e delle donne, soprattutto al Sud.
La transizione ecologica non è una scelta ma una necessità. I cambiamenti climatici hanno già gravi conseguenze sulle nostre vite, il nostro pianeta e le nostre economie. Se non interveniamo subito, i loro effetti rischiano di peggiorare e diventare irreversibili.
Dobbiamo prendere misure ambiziose per ridurre le emissioni e contenere l’aumento della temperatura. Ma dobbiamo tenere conto della capacità di riconversione delle nostre strutture produttive. Lo stato deve fare la sua parte nell’aiutare cittadini e imprese a sostenere i costi di questa trasformazione. E prestare particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione.
Gli investimenti del Pnrr riguardano l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, l’idrogeno. Investiamo nello sviluppo di capacità industriali, per esempio nei pannelli solari e nelle batterie, per ridurre la dipendenza dai produttori stranieri. E miglioriamo l’efficienza del nostro sistema di autorizzazioni, che non può impedire la realizzazione degli ambiziosi obiettivi sulle energie rinnovabili.
La transizione digitale è l’altra grande sfida che il nostro paese ha davanti. Intendiamo migliorare la vita di cittadini e imprese e dotare soprattutto i giovani delle capacità necessarie per essere pronti per i lavori di domani.
Sul fronte delle infrastrutture, abbiamo concluso la consultazione pubblica sulla banda larga, che darà avvio al processo di cablatura del paese. Attendiamo di ricevere le prime proposte di partnership per la creazione del Polo strategico nazionale, il cloud sicuro per la pubblica amministrazione. In entrambe le iniziative il contributo dei privati sarà importante.
Un Sud più forte e meglio connesso con il resto del paese è nell’interesse dell’Italia e dell’Europa. Le nostre politiche per il Mezzogiorno intendono superare le disparità che condannano milioni di cittadini a servizi pubblici inadeguati, e a godere di minori opportunità di crescita e affermazione professionale. Gli investimenti infrastrutturali del Pnrr destinano almeno il 40 per cento delle risorse al Sud.
Particolare attenzione sarà dedicata alle aree interne. La riforma delle Zone economiche speciali vuole renderle realmente attrattive per gli investimenti nazionali e internazionali, grazie a procedure semplificate e agevolazioni fiscali. Gli importanti investimenti nei porti e nello sviluppo dell’economia del mare vogliono riportare di nuovo l’Italia al centro dei traffici marittimi intercontinentali.
Negli scorsi mesi abbiamo preso altri importanti provvedimenti per l’attuazione di tutto il Pnrr. Abbiamo creato la struttura per la gestione e il monitoraggio del Piano e approvato importanti semplificazioni del sistema normativo e degli appalti. Abbiamo migliorato la gestione delle risorse umane della pubblica amministrazione e i processi di reclutamento e stabilito nuove regole per la mobilità nella Pa.
Abbiamo portato avanti la riforma della giustizia penale, per accorciare i tempi dei processi, e lo stesso stiamo facendo ora per quella civile. Nel Consiglio dei ministri di oggi presenteremo il quadro del monitoraggio degli interventi del Pnrr previsti per l’ultimo trimestre del 2021. Dobbiamo mantenere la stessa ambizione e la stessa determinazione che abbiamo avuto negli scorsi mesi, soprattutto per quanto riguarda l’agenda di riforme.
In particolare, nel mese di ottobre, intendiamo approvare un provvedimento che dia impulso alla concorrenza. A voi imprese chiedo di appoggiarlo con convinzione. Il rafforzamento dell’economia passa attraverso l’apertura dei mercati e non la difesa delle rendite. Intendiamo inoltre attuare in legge di bilancio la razionalizzazione e il potenziamento degli ammortizzatori sociali.
Vogliamo rafforzare gli strumenti di integrazione salariale per tutelare meglio chi perde il lavoro. E avviare una riforma delle politiche attive del lavoro, per agevolare il reinserimento di chi è disoccupato o cassaintegrato con più efficacia di quanto non succeda oggi.
Il Pnrr rappresenta un progetto decisivo per il futuro del nostro paese. Dobbiamo assicurarci che i soldi stanziati per gli investimenti siano spesi bene, con onestà, senza infiltrazioni criminali; evitare i ritardi che hanno spesso rallentato o impedito l’uso dei fondi europei in Italia; cogliere l’opportunità per sciogliere i nodi strutturali che legano da anni il nostro paese; e accompagnare le imprese in questa transizione, attraverso le riforme e gli investimenti.
Relazioni industriali
Ne va del nostro benessere economico, e della nostra credibilità di fronte agli italiani e all’Europa. Un governo che cerca di non far danni è molto, ma non basta per affrontare le sfide dei prossimi anni, in primis le tensioni geopolitiche, il protezionismo, ma anche il probabile mutare delle condizioni finanziarie, il graduale affievolirsi degli stimoli di bilancio.
È quando l’intero quadro di riferimento politico, economico e sociale cambia che più occorre essere uniti per non aggiungere incertezza interna a quella esterna. Le buone relazioni industriali sono il pilastro di questa unità produttiva.
Il governo da parte sua non ha intenzione di aumentare le tasse. In questo momento i soldi si danno e non si prendono. Ho avuto modo di ricordare che riacquistare il «gusto del futuro» è essenziale perché l’Italia torni alla crescita, alla prosperità, al rispetto dell’ambiente visto come opportunità, non come vincolo. Le nostre imprese, voi, avete raccolto il messaggio e oggi abbiamo uno dei tassi di crescita più elevati dell’Ue.
Il nostro compito, il compito del governo, è far sì che il gusto del futuro continui a restare nelle vostre scelte di imprenditori. La mia presenza oggi è un ringraziamento a tutte le imprese e ai loro lavoratori. Per la vostra capacità di reagire e innovare, in anni molto difficili per la nostra società. Lavoro, anche duro, investimenti e spazio ai giovani e alle donne.
Insieme ai vostri dipendenti, avete fatto la vostra parte. Ma oggi vi chiedo di fare di più. Ve lo chiedo pur essendo consapevole che la storia dell’imprenditoria italiana è già ricca di pagine nelle quali la responsabilità nazionale ha prevalso sugli interessi aziendali, familiari e di settore.
Vorrei che la pagina che state scrivendo oggi con il vostro impegno fosse ricordata come un momento storico. Vorrei che oggi tutti noi condividessimo una prospettiva di sviluppo a beneficio anche dei più deboli e delle prossime generazioni. Nessuno può chiamarsi fuori. Sono certo, conoscendo le virtù dell’impresa, che sarà una pagina di cui l’Italia andrà fiera».
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